Pedopornografia, processo per un 48enne di Sumirago che adescava minorenni sui social
Una ventina le parti offese, tutte ragazze tra 14 e i 16 anni che erano entrate in contatto con lui attraverso diversi social network in cui li si mostrava come un loro coetaneo
Aveva solo 15 anni e non sapeva che stava inviando quelle foto di nudo ad un uomo molto più grande di lei. Su instagram, lui, si mostrava con la foto di un ragazzo poco più che adolescente che, messaggio dopo messaggio, l’aveva convinta a passare a whatsapp per dialogare con più facilità. Lei sognava l’amore che tutte le ragazze della sua età cercano, lui voleva solo collezionare fotografie di minorenni nude.
Da qui parte il processo che si sta svolgendo in tribunale a Busto Arsizio nei confronti di un 48enne di Sumirago, arrestato nel 2020 per produzione e detenzione di materiale pedopornografico. L’indagine partì proprio da quelle foto inviate da un’adolescente con ritardo cognitivo, residente nel Varesotto, scoperte dalla madre affidataria e subito denunciate alla Polizia Postale che ha condotto le indagini insieme alla Procura di Milano.
Alla fine dell’indagine il sostituto procuratore Francesca Gentilini (che in passato ha lavorato proprio alla procura di Busto Arsizio) ricostruirà la storia di altre 19 vittime, alcune del territorio tra Milano e Varese ma altre residenti in zone d’Italia differenti, tutte di età comprese tra i 14 e i 16 anni. Il modus operandi era sempre lo stesso sui diversi social network (almeno una decina tra Instagram, Facebook , Badoo, Skype): G.G. le adescava con profili in cui si mostrava con la foto di un ragazzino e piano piano le convinceva a scambiarsi il numero di telefono per chattare su whatsapp.
La consulente informatica della Procura Maria Pia Izzo, ascoltata questa mattina, ha anche trovato su uno dei dispositivi per i quali ha realizzato la copia forense, l’immagine un documento d’identità contraffatto al quale l’uomo aveva applicato la foto del giovane che usava per mostrarsi sui vari profili, probabilmente fornito come prova alle ragazze un po’ più dubbiose quando arrivava il momento di inviare le foto.
Delle 20 ragazze e relative famiglie solo due si sono costituite parte civile in questo procedimento presieduto dal presidente della sezione penale Giuseppe Fazio con Veronica Giacoia e Cristina Ceffa a latere. Una di queste, difesa dall’avvovato Jacopo Arturi, è la ragazza 15enne di Varese che, proprio per la sua particolare fragilità, ha subito più di tutte il contraccolpo di questa vicenda tanto da rendere necessaria anche la consulenza di una psicologa che l’ha aiutata a far emergere quanto aveva vissuto.
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