Metamorfosi urbana a Varese: in viale Aguggiari, dove c’era la villa dell’archistar varesina celebrata a Milano
La 68esima puntata della rubrica di Fausto Bonoldi si sposta all'inizio di viale Aguggiari: dove oltre alla villa di Carlo Maciachini c'erano anche una rotonda e un grande ristorante
Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
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Metamorfosi urbana, sessantottesima puntata: in viale Aguggiari, dove c’era la villa dell’archistar varesina celebrata a Milano
Nel 1817 fu inaugurata la strada alberata, in seguito intitolata a padre Giovan Battista Aguggiari, che dalla piazza del Cappello (che oggi ricorda Cesare Beccaria) conduceva alla Rotonda, lo slargo di forma circolare, tutt’ora esistente, che precede il semaforo da cui si diparte il viale Ippodromo.
Dai tempi dell’inaugurazione sono scomparsi tre dei quattro filari di platani che costeggiavano la strada, sacrificati all’ampliamento viario che ha lasciato in vita il solo filare che oggi ombreggia il percorso pedonale. Lungo questo tratto del viale Aguggiari sono state compiute nel dopoguerra due “innovazioni” edilizie che hanno cancellato una testimonianza della Varese dell’età dell’oro del turismo e la memoria di un grande architetto. Cominciamo dalla Rotonda, su cui s’affacciava un secolo fa l’elegante Caffè-ristorante-birraria della Rotonda, a cui facevano ala due platani centenari. Chiuso al pubblico l’esercizio, al tempo molto frequentato dai varesini, nel 1955 l’edificio fu ristrutturato e trasformato nella Villa Cortenova, in seguito demolita per lasciare spazio al condominio che ancora oggi possiamo vedere.
Molto più grave fu l’oltraggio perpetrato alla memoria del grande architetto Carlo Maciachini, indunese di nascita e varesino d’adozione. Negli anni del miracolo economico ma non certo urbanistico, gli amministratori della nostra città ebbero l’ardire di far demolire, fra i tanti edifici storici di Varese, l’elegante villa che Maciachini aveva progettato e fatto costruire sul finire dell’Ottocento all’inizio del tratto alberato del viale Aguggiari e che ha fatto spazio nei “mitici” Anni Sessanta a uno dei tanti “bei condomini”, simboli della speculazione edilizia che ha imperversato dagli Anni Cinquanta almeno fino agli Anni Ottanta del Novecento.
La città ha cancellato così la memoria dell’architetto che nel 1877 ebbe l’incarico di progettare il Cimitero Monumentale di Giubiano a cui diede un’inconfondibile impronta in stile etrusco. Il “Nuovo asilo dei morti”, messo in cantiere dall’impresa Bulgheroni il 18 luglio 1879, fu aperto il 2 maggio del 1880. Carlo Maciachini, che nel 1863 aveva vinto il concorso per la progettazione del Cimitero Monumentale di Milano, la sua opera più famosa, progettò anche il cimitero della nativa Induno Olona.
Milano, dove le spoglie dell’architetto morto a Varese nel 1899 riposano nel suo Monumentale, ha onorato la memoria di Maciachini con l’intitolazione di un importante piazzale sulla circonvallazione esterna e della relativa stazione della Metropolitana.
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