“Il Giuramento di Ciriaco” vince l’edizione 2022 di Varese Archeofilm
Il film del regista Olivier Bourgeois è un omaggio ai volontari che sotto le bombe siriane hanno salvato un patrimonio archeologico inestimabile ma è anche un forte messaggio contro la guerra
Si è concluso ieri, domenica 4 settembre, con una bella presenza di pubblico Varese Archeofilm 2022, il festival internazionale del cinema documentaristico di archeologia, arte, ambiente, etnologia.
L’ultima giornata della rassegna è stata dedicata, come di consuetudine, alla premiazione e alla proiezione dei filmati fuori concorso incentrati sulla retrospettiva del lavoro dei fratelli varesini Angelo e Alfredo Castiglioni.
Le serate presentate da Marco Castiglioni, presidente dell’associazione Conoscere Varese, direttore del Museo Castiglioni e organizzatore del festival, assieme a Giulia Pruneti, giornalista di ArcheologiaViva, sono state possibili grazie al contributo del Comune di Varese, del patrocinio dell’Università dell’Insubria, nonché della consulenza scientifica del Ce.R.D.O (Centro Ricerche sul Deserto Orientale) e del supporto tecnico di Film Studio90.
Al termine della proiezione del primo filmato, “Ritorno a Berenice Pancrisia”, realizzato con le immagini girate nel 1997 in occasione dell’ultima missione compiuta dai Castiglioni nella città “tutta d’oro” citata anche da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia, centro aurifero da cui proveniva la maggior parte del prezioso metallo utilizzato in epoca faraonica, si è tenuto l’incontro/intervista moderato da Piero Pruneti, direttore di ArcheologiaViva, con l’archeologa dell’Università Cattolica Serena Massa e l’egittologa e storica dell’arte Silvana Cincotti. La docente dell’ateneo milanese, ricollegandosi alle ricerche nel Deserto Nubiano Sudanese mostrate nel documentario, ha raccontato le ultime novità relative agli scavi di Adulis in Eritrea, iniziati dai fratelli varesini dieci anni fa e che ancora proseguono grazie anche alla collaborazione con l’Università Cattolica, il Politecnico di Milano, l’Università L’Orientale di Napoli, e l’Università dell’Insubria di Varese. Non è mancato un commosso ricordo dei fratelli Castiglioni, della loro opera, dell’eredità culturale che hanno lasciato e della cifra che da sempre li ha contraddistinti improntata sui rapporti umani e il trasferimento della conoscenza.
Silvana Cincotti, ha invece approfondito con grande efficacia e comunicatività, il significato che l’oro aveva per la civiltà dell’Antico Egitto. Un metallo che era l’incarnazione stessa delle divinità e strumento per la conquista dell’eternità. E’ stato anche ricordato che il 2022 è simbolico per la storia dell’egittologia poiché quest’anno cade il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon nonché il bicentenario del deciframento dei geroglifici da parte di Jean-François Champollion: due passaggi fondamentali nella comprensione di questa interessantissima e per alcuni versi ancora misteriosa civiltà.
E’ seguita, quindi, la cerimonia di premiazione che ha visto vincitore del premio “Città di Varese”, assegnato dalla giuria popolare, il lavoro di Olivier Bourgeois: “Il giuramento di Ciriaco”.
Molto soddisfatto il regista che, ritirando il premio, ha commentato che il riconoscimento conquistato non è solo merito suo ma soprattutto degli archeologi, dei curatori e dei direttori di Musei che a costo della vita e in lotta contro il tempo hanno salvato dalla follia e dalla distruzione della guerra in Siria le collezioni di antichità del Museo Nazionale di Aleppo, identità del loro paese ma anche patrimonio insostituibile per tutta l’umanità. Bourgeois ha anche ringraziato il pubblico per la stoicità dimostrata durante la proiezione del suo film che, nonostante la pioggia che ha segnato la prima serata della rassegna, non ha abbandonato il posto e ha riservato al film un lungo e caloroso applauso. Bourgeois non ha mancato, infine, di sottolineare quanto sia stato colpito dalla bellezza di Varese, dei suoi paesaggi e dell’ospitalità incontrata.
Il film del regista di Andorra si è affermato con una media voti di 4,79 (su una scala da 1 a 5), secondo classificato col punteggio di 4,39 “Il mistero del Cavallo di Troia. Sulle tracce di un mito”, al terzo posto “Memorie di un mondo sommerso” con la media del 4,27.
E’ stato assegnato, quindi, il secondo premio, quello conferito dalla giuria tecnica composta da Matteo Inzaghi, direttore di rete55 e critico cinematografico, Giulio Rossini, presidente di film studio90, Diego Pisati, gia’ capo redattore delle pagine dedicate alla cultura de La Prealpina e Maurizio Fantoni Minnella, scrittore, saggista e documentarista, che hanno conferito il premio dedicato alla memoria di Angelo e Alfredo Castiglioni a “Il Mistero del Cavallo di Troia, sulle tracce di un mito” di Roland May e Christian Twente con la seguente motivazione: “Il film ricostruisce con notevole capacità narrativa la rivoluzionaria intuizione dell’archeologo navale Francesco Tiboni. Il lavoro, insolito, intrigante e ben congegnato si distingue per l’originalità dei contenuti dando forma alla teoria che rilegge uno dei miti più celebri della storia: quella del Cavallo di Troia. La regia, valorizzata da una fotografia spettacolare, dall’uso misurato delle interviste e da un linguaggio diretto e comprensibile, senza per questo venir mai meno all’alto valore scientifico, accompagna il pubblico alla scoperta di una teoria complessa ma anche profondamente affascinante che svela un equivoco millenario”.
La grande qualità dei documentari in concorso non ha reso semplice la scelta della giuria tecnica che ha reputato un altro filmato meritevole di una menzione speciale. “Memorie di un mondo sommerso” di Philippe Nicolet, ha ottenuto il riconoscimento con la seguente motivazione: “Le spettacolari immagini dei paesaggi lacustri dell’arco alpino, le ricostruzioni della vita quotidiana delle popolazioni preistoriche e l’impiego misurato delle tecniche digitali, restituiscono con grande efficacia la storia plurimillenaria dei siti palafitticoli oggi patrimonio dell’Umanità. Il film, mostrando piccoli oggetti, manufatti di uso quotidiano, ceramiche, cibo e tessuti, giunti straordinariamente intatti dal Neolitico fino a noi, racconta in modo affascinante la vita di antiche comunità che seppero sfruttare le particolari condizioni ambientali del loro territorio creando i primi villaggi stanziali europei”.
La serata è proseguita con la proiezione di “I Beja, un Popolo Antico”, che ha raccontato la semplice vita in un ambiente profondamente ostile di un gruppo etnico “fossile” la cui storia si perde nella notte dei tempi. I Beja, infatti, erano già conosciuti nel III millennio dai Faraoni egizi che li indicavano col nome di “Medjay” e successivamente dai Tolomei con il termine di “Cadoi ophiophagi” (mangiatori di serpenti). I Romani li chiamavano “Blemmi” e Plinio il Vecchio li descriveva come uomini senza testa con gli occhi e la bocca in mezzo al petto. Gli scrittori arabi del medioevo li designarono con il nome di “Buja” che ha originato l’attuale termine Beja.
Quest’anno, nel corso del festival, si è sperimentato per la prima volta anche l’uso della diretta Instagram delle interviste che hanno avuto numerosi contatti. I filmati resteranno visibili sul canale social del Museo Castiglioni (@museocastiglioni): un valore scientifico e culturale in più a disposizione di tutti che in futuro potrebbe aprire anche la possibilità di trasmettere in streaming l’intero festival.
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