Stupri sul treno a Venegono Inferiore, in aula parla la vittima

Dinanzi al Collegio la ricostruzione dei fatti: le due ragazze si incontrarono in ospedale la sera in cui vennero aggredite, ma una riconosce i due imputati, l'altra no

tribunale varese

Una delle due ragazze vittima di violenza sessuale nel dicembre 2021 è stata ascoltata giovedì in aula dinanzi al Collegio di Varese: è la giovane molestata alla stazione di Venegono Inferiore da due persone, nella sala d’aspetto. La ragazza ha raccontato come sono andati i fatti, ma alla domanda del difensore di uno dei due imputati (l’avvocato Monica Andreetti), presente in aula (Anthony Gregory Fusi Mantegazza) se riconoscesse qualcuno dei presenti come suoi aggressori, la giovane donna ha risposto negativamente: «No, non è lui».

La ragazza ha raccontato di aver parlato già la sera stessa con l’altra vittima (il 4 dicembre 2021), che ha denunciato di essere stata violentata a bordo del treno. «Ci siamo incontrate in ospedale, lei era molto scossa ed era in stato di choc, mi ha chiesto una sigaretta e da lì ha cominciato a sfogarsi. Mi ha detto: sono stata stuprata in treno, con uno che aveva la stampella e l’altro la bicicletta».

Alla parte offesa successivamente sono state mostrate alcune foto dei sospettati, in tutto 12 in un primo album fotografico dove figuravano anche i due imputati, senza riconoscere nessuno.

Fabio Bascialla, difensore del secondo imputato (non presente in aula), Hamza Elayar, ha successivamente proposto alla teste un secondo album fotografico composto da 4 foto e fra questi scatti la testimone ha riconosciuto il soggetto ritratto: «Potrebbe essere lui quello che aveva la bicicletta»: ma non risulta essere uno degli imputati, cioè un soggetto terzo, estraneo ai due arrestati sottoposti a fermo di indiziato di delitto.

Quella sera gli episodi denunciati furono due, uno a bordo del treno che da Varese stava dirigendosi a Milano, all’altezza di Tradate, e l’altro in stazione, a Venegono Inferiore. Le prime indagini arrivarono a riconoscere due ragazzi, uno con una bicicletta, l’altro con una stampella.

Allo stato dei fatti la situazione è dunque la seguente: la parte offesa e assalita in treno (mentre un ragazzo con la bici la teneva ferma e l’altro con la stampella abusava di lei) riconobbe nei suoi aggressori i due giovani arrestati: avrebbe dovuto testimoniare in aula oggi, giovedì, e verificata l’assenza la corte ne ha ordinato l’accompagnamento coatto per la prossima udienza, fissata per il 27 settembre nel pomeriggio.

La seconda vittima dell’abuso (in aula) non ha riconosciuto l’unico imputato presente nella “gabbia“ (il posto dove vengono lasciati in custodia i detenuti durante le sessioni del processo in aula) e ha riconosciuto uno dei soggetti ritratti in foto e identificati dalla difesa, persona dunque estranea ai due ragazzi arrestati e ora a giudizio. Chi è quest’uomo? «È quello che aveva la bicicletta», ha ribadito la testimone e quindi ora spetterà alla corte fare chiarezza sul preciso riconoscimento dei soggetti a giudizio.

Una situazione complicata perché riavvolgendo il nastro nell’immediatezza dei fatti, i carabinieri di Saronno eseguirono l’arresto sotto forma di un blitz in un’abitazione privata dove erano presenti diversi ragazzi, alcuni cittadini marocchini. Ed è in questa casa che vennero sequestrati anche alcuni indumenti, fra cui il cappello indossato da uno dei due soggetti ripresi dalle telecamere ferroviarie nell’immediatezza delle violenze sessuali, in treno e in stazione. Lo stesso cappello portato in «incidente probatorio», cioè un esame irripetibile sul dna dei capelli trovati nel berretto e i cui esiti sono arrivati ieri: nessuno dei capelli trovati all’interno del copricapo è ascrivibile ai due imputati.

Uno scambio di persona, dunque? È quello che sostengono i difensori dei due imputati (che per questo sono innocenti fino a prova contraria). Per questo le dichiarazioni raccolte all’esterno del tribunale e pronunciate dall’avvocato Monica Andreetti non lasciano dubbi: «Alla prossima udienza chiederò la scarcerazione del mio assistito».

Prossima udienza che sarà interessante anche sotto il profilo della qualità dei testi da sentire: gli operanti delle forze dell’ordine, i viaggiatori del treno e soprattutto la vittima aggredita sul treno, che in aula dovrà raccontare come andarono i fatti.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Settembre 2022
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