Sevhil Musaieva: “Il giornalismo può salvare delle vite, ora lo so”

Sevhil Musaieva, nata in Crimea, chief-editor del quotidiano on line indipendente Ukrainska Pravda, ha avuto il compito di dare il via all'edizione 2022 di TedX Varese

Tedx Varese

Sevhil Musaieva, nata in Crimea, chief-editor del quotidiano on line indipendente Ukrainska Pravda, giornalista economica vincitrice di diversi premi, inserita dal Times nella classifica delle 100 persone più influenti, ha avuto il compito di dare il via all’edizione 2022 di TedX Varese, parlando del legame tra informazione e democrazia. Varesenews l’ha intervistata a margine del suo speech.

«Prima non pensavo che le informazioni, non pensavo che la mia professione potesse salvare delle vite – ha spiegato ai giornalisti Musaieva – Adesso si, e l’ho provato sulla mia pelle. All’inizio di marzo di quest’anno non ho avuto contatti con un mio dipendente del giornale: non sapevamo dove fosse, se stesse bene. Poi abbiamo scoperto che è rimasto in una zona occupata per dieci giorni e per questo non aveva accesso ad acqua, cibo e connessione internet: la cosa più difficile di stare sotto occupazione non era stato però non avere accesso all’acqua o al cibo, ma non avere accesso alle notizie, non sapere cosa stesse succedendo».

Nei primi mesi della guerra ha visto triplicare le iscrizioni al suo canale telegram, ed è stata una preziosa fonte di aiuto per i suoi concittadini:  «Abbiamo contattato in questo periodo persone scampate all’occupazione: le prime cose che hanno ci detto sono state: “sto bene. i bambini stanno bene, vi voglio bene”, le parole piu semplici. Ma per me la cosa piu importante era far passare questi messaggi semplici, che però riportano anche il dolore di queste persone – ha spiegato – Sono riuscita a aiutare molte persone tramite il giornale, anche perchè in molti mi hanno contattata semplicemente perchè avevo un contatto con le autorità. Ho fatto da ponte tra le esigenze di chi era in difficoltà e chi poteva fare qualcosa: ricordo per esempio come nei primi giorni di guerra, a fine febbraio, ho ricevuto la telefonata di un reparto maternità. Mancavano di cibo e ci chiedevano di fare qualcosa: ero in contatto con il sindaco di quella città e in un ora l’hanno potuto ricevere. In quei giorni sono riuscita ad aiutare tante persone e ho capito che i giornalisti sono in grado di farlo concretamente, e che la mia professione poteva davvero essere utile».

Fare giornalismo, per quanto utile e di servizio, è nelle condizioni attuali molto difficile in Ucraina: «Il primo mese è stato difficile e Kiev era sotto attacco, Ma in questo ultimo mese la situazione è anche peggio, con droni iraniani e razzi russi che stanno distruggendo le nostre infrastrutture. Settimana scorsa, per esempio, non avevamo l’elettricità e non si poteva lavorare. Molte persone in città stanno lottando con queste mancanze ma per noi è ancora piu difficile come media on line, perchè ci è difficile addirittura pubblicare le notizie senza elettricità. Una situazione difficile da governare: noi abbiamo risolto lavorando anche fuori dalla redazione, andando nei posti dove c’era un generatore di elettricità».

Tedx Varese

Siete al corrente delle manifestazioni internazionali a vostro sostegno?
«Sì, e sono per noi molto importanti. In Ucraina non possiamo manifestare perchè c’è il coprifuoco e la legge marziale: abbiamo quindi bisogno che gli altri paesi, soprattutto nel continente, manifestino per dimostrarci che l’Europa è unita e ci supporta. Per noi vedere le immagini delle persone che manifestano per la liberazione dell’Ucraina è una gioia».

In Italia sabato ci sono state due manifestazioni: una a sostegno dell’Ucraina e una per il cessate il fuoco. Come vedete questa cosa, è lo stesso per voi?
«Non esattamente. Intendiamoci: tutti vogliamo la pace. Ma cosa significa realmente pace? Avere la pace può significare tante cose. Può essere per esempio il risultato della resa dell’Ucraina, e noi non vogliamo succeda. Si può ottenere con un compromesso che veda altri territori ceduti alla Russia, come successo nel 2014 alla Crimea quando l’Europa non si è opposta duramente a Putin. Ma un compromesso del genere potrebbe addirittura aiutare il regime russo a diventare ancora piu aggressivo verso i paesi europei o altri paesi post sovietici, invogliandolo a continuare nelle annessioni. Quindi noi vorremmo ovviamente che la guerra finisca, ma parlare di pace forse non è ancora il termine corretto» .

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Novembre 2022
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