Fare il giornalista in Italia e all’estero, tra regole, codici e “valori universali”
Dal caso svizzero alla tradizione anglosassone: al Festival Glocal di Varese il confronto sulle norme che regolano il lavoro dei giornalisti
Seppur in forme diverse, la deontologia definisce la professione giornalistica nella gran parte dei paesi democratici. Si tratta dell’insieme delle regole che un giornalista deve conoscere per orientarsi tra diritti e doveri che caratterizzano il proprio lavoro. Norme che lo possono tutelare, nelle sedi in cui è necessario invocare il diritto di cronaca, il diritto dei cittadini ad essere informati e la funzione sociale della stampa ma anche i confini che occorre rispettare nei casi in cui siano altri – per esempio quelli dei minori, dei soggetti più fragili o della privacy – i diritti da difendere.
L’incontro “I codici deontologici degli altri“, che si è svolto questo pomeriggio, nell’ambito di Festival Glocal, il festival del giornalismo organizzato da VareseNews, ha passato in rassegna alcune normative in materia. Ne hanno discusso Guido Camera, avvocato cassazionista, presidente dell’associazione Italia Stato di Diritto, Chiara Albanese, vice caporedattore della redazione politica europea di Bloomberg e Tomas Miglierina, giornalista italiano corrispondente da Bruxelles per la Radio Televisione Svizzera. A moderare l’incontro Maria Carla Cebrelli, giornalista di Varesenews.
Nella sua analisi dei testi che regolano la professione giornalistica in Italia e all’estero l’avvocato Camera ha sottolineato come «la deontologia sia in costante cambiamento come riflesso dei continui mutamenti della società, del mondo dell’informazione e degli strumenti tecnologici. Tuttavia anche confrontando sistemi normativi diversi è possibile individuare alcuni valori universali come la segretezza e la protezione delle fonti, la presunzione di innocenza, la funzione sociale del giornalismo o l’interesse pubblico della notizia».
Elementi ribaditi anche da Tomas Miglierina che ha presentato il funzionamento delle regole giornalistiche in Svizzera e in Belgio (dove ad esempio la deontologie si estende alla sfera dei social) e illustrato i contenuti dell’European Media Freedom Act, la legge europea sulla libertà dei media di cui si sta discutendo a livello europeo proprio nelle ultime settimane. «Per alcuni è un testo controverso in particolare in alcuni punti – ha sottolineato – per quanto mi riguarda da una parte non amo l’idea che la professione venga regolata da chi non la svolge, dall’altra in questi anni ho viso l’importanza di condividere in un’Europa sempre più allargata anche i valori dello stato di diritto, non solo il mercato libero e non solo come enunciazione di norme ma come pratica concreta».
Del confine tra cronaca e opinioni, le news e le views ha parlato invece Chiara Albanese: «In Italia c’è un giornalismo di grande qualità – ha sottolineato – a volte è però difficile distinguere le opinioni dai fatti perché gli stessi giornalisti che sono chiamati a raccontare i fatti molto spesso poi diventano poi opinionisti creando una situazione ambigua da questo punto di vista. Nel tradizione anglosassone invece è molto diverso e il racconto fattuale viene prima, a volte fino al paradosso».
Nel caso di Bloomberg, ha poi spiegato Albanese «esiste un codice deontologico proprio e interno che regola questo ma anche, ad esempio l’assoluta indipendenza economica dei giornalisti, la trasparenza e la correttezza di chi fa informazione. Rispondiamo alla regola delle 5F: factual, first, fastest, final, future, vale a dire essere veri, trasparenti, oggettivi, veloci e se possibile anche primi ma mai a scapito della correttezza».
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