Morgione e i limiti della satira a Glocal22
Un incontro per ricordare il vignettista che ha fatto ridere e riflettere generazioni di varesini, ma anche per discutere quando (e se) la satira vada limitata
La satira, a cosa serve? Quali sono i suoi obiettivi? E quando (ma soprattutto se) deve essere frenata? Venerdì 11 novembre a Varese nell’ambito del festival Glocal si è riflettuto sul ruolo di questo particolare tipo di umorismo, quali ostacoli i suoi autori hanno dovuto superare fin dai tempi più antichi. Una mattinata ricca di spunti, tutta orientata al ricordo di Gaspare Morgione: tra le firme più note dell’irriverenza varesina.
«Gaspare Morgione – lo ha ricordato il giornalista di VareseNews Michele Mancino – ha avuto un ruolo importantissimo nel formare l’opinione pubblica locale e non solo. Gaspare era abruzzese, ma è arrivato a Varese giovanissimo per poi diventare una delle colonne del giornalismo varesino. Era una persona di grande qualità e ci ha lasciato un’eredità importante fatta di sorrisi e di sapere. Dal 1999 fino a poco prima della sua scomparsa è stato il vignettista di VareseNews, un uomo di grande talento ma dotato anche di tatto e umiltà, il suo contributo per il nostro giornale è stato inestimabile».
«Morgione per la gente è “chel di vignett” – ha aggiunto il giornalista e scrittore Gianni Spartà –, non ha mai inseguito la fama e mal sopportava gli onori, ma si è guadagnato un posto inossidabile nella memoria dei varesini. C’è una differenza tra essere un giullare e un filosofo, le vignette di Morgione erano divertenti, facevano sorridere, ma soprattutto facevano pensare».
«La satira – è poi intervenuto il giornalista Fausto Bonoldi – fa sorridere e suscita una riflessione. La raffinatezza delle opere di Morgione era frutto di una grande cultura costruita non a livello accademico ma proveniente dalla sua esperienza e da una profonda conoscenza dell’Italiano. Con le sue vignette ha insegnato a riflettere a decine di migliaia di varesini».
A portare il loro ricordo giovedì mattina sono stati anche due vignettisti. «Morgione – ha sottolineato Yama, vignettista di VareseNews – l’ho conosciuto solo attraverso le sue vignette. Di lui ammiravo soprattutto la concisione. Il suo tratto era chiaro, pulito, ma sempre molto evocativo. Con le sue vignette in appena due parole era già riuscito a dire tutto».
«Coi suoi disegni eleganti, divertenti e nobili – ha poi ricordato il vignettista e amico Athos Careghi -, Gaspare è stato un punto di riferimento per la nostra generazione di disegnatori».
La natura della satira
«L’umorismo è un grande contenitore – ha spiegato Luigi Bona, direttore del museo WOW spazio fumetto -, dentro si trovano sia le battute leggere sia la satira più aggressiva e tagliente. Fare satira vuol dire non inchinarsi al potere, a volte anche a costo della vita, per far riflettere. La satira provoca, è sottile, non insulta. Morgione era un maestro in questo. Non ha mai accettato che gli fossero imposti modi di fare umorismo. Forse è anche per questo che non ha avuto possibilità di essere più conosciuto fuori dal livello locale».
«Il potere – ha commentato Yama – ha tentato di mettere le briglie alla satira fin dalla nascita della satira stessa. L’autore satirico attira l’attenzione del pubblico sulla corruzione di quello che dovrebbe essere un valore assoluto. Per questo la satira ha spesso come bersaglio chi detiene il potere. Anche in Francia, paese visto come patria del libero pensiero, sono sempre esistiti forti limiti alla satira e anche gli autori più noti hanno dovuto affrontare grossi ostacoli. La satira non è insulto, ma la linea che li divide è molto labile e a volte indistinguibile. La satira in Italia è sancita dalla Costituzione, ma negli ultimi anni praticarla è diventato più difficile. Il motivo sta nel fatto che la società non si riconosce più in valori assoluti, ma è sempre più frammentata in posizioni radicali. Quando un autore sbeffeggia il potere, spesso il suo lavoro viene visto come un attacco fazioso».
I limiti della satira
Ma uno dei limiti che frenano maggiormente la satira è l’autocensura degli autori stessi. «Spesso – ha affermato Bona – è l’autocensura a bloccare gli artisti, paralizzati dalla paura di denunce e da richieste di risarcimento con cifre vertiginose».
«Credo – ha aggiunto Yama – che l’autocensura nelle vignette satiriche sia un fenomeno recente, dovuta soprattutto ai social network, che rendono molto facile al pubblico rispondere e hanno contribuito a polarizzare qualsiasi tipo di dibattito. Non ho mai ricevuto più insulti di quando ho pubblicato le mie vignette su VareseNews. Spesso sotto la stesa vignetta c’era sia chi mi insultava per essere di sinistra, sia chi mi insultava di essere fascista».
«Sono convinto – ha poi rimarcato Bona – che la censura non debba esistere. Avere luoghi dove esprimere il proprio pensiero senza paura di ripercussioni e senza autocensura è importante. Questo va ben oltre l’ambito della satira e delle vignette. Non avete idea di quante opere teatrali, film e libri non sono ciò che l’autore avrebbe voluto realizzare, ma quello che gli è stato permesso da chi deteneva potere».
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