“Una risposta monca a una esigenza reale”
L'intervento di Franco Orsi, Presidente di CNA Varese, sul Fondo per il rafforzamento patrimoniale dell piccole imprese
La costituzione della nuova società di gestione destinata a amministrare il Fondo per il rafforzamento patrimoniale delle piccole imprese affronta una questione reale e concreta: la sottocapitalizzazione delle aziende artigiane. Per come è impostata però potrà essere una soluzione per alcune, ma certamente non per tutte le piccole imprese italiane.
Delle oltre ventiquattromila imprese artigiane della Provincia di Varese solo ottocento sono costituite in forma di società di capitale e questo costituisce un limite e una debolezza, perché se una lezione la si vuole ricavare dalla crisi questa è che piccolo è stato bello, forse lo è ancora ma non lo sarà più in futuro.
Tornando al fondo appena istituito, si tratta di uno strumento che acquisisce partecipazioni di minoranza nelle imprese con fatturati che difficilmente saranno inferiori ai 20 milioni di euro e quindi non può essere presentato come una soluzione alla portata delle piccole imprese di capitale, che, se trasferiamo anche solo il dato di Varese per quanto concerne l’artigianato su scala nazionale, sono ben più numerose delle 10-15.000 potenziali destinatarie degli interventi.
In sostanza, allo stato delle cose, il varo del Fondo Italiano d’Investimento e l’impegno assunto dai soci di dotarlo di 1 miliardo di euro, consentirà certo di rinvigorire l’evoluzione della raccolta dei capitali sul mercato, ma non modificherà le condizioni di fondo del mercato dei capitali italiano.
Perché, a queste condizioni, le piccole imprese saranno ancora tenute lontano dal mercato dei capitali dai costi di selezione e di gestione degli investimenti da parte degli intermediari e dalle difficoltà di smobilizzo delle partecipazioni temporanee dei fondi.
La sola alternativa possibile potrebbe essere l’avvio immediato di un pacchetto di misure fiscali in grado di rafforzare le piccole imprese, che preveda forme di premialità per l’apporto di mezzi propri – che gli imprenditori artigiani hanno copiosamente immesse in azienda per fare fronte alla crisi – insieme ad una tassazione di favore per gli utili non distribuiti e a incentivi che favoriscano le reti e le altre forme di collaborazione stabile tra le imprese”.
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