“Tutto quello che volevo. Storia di una sentenza” alla Sala Montanari di Varese
Venerdì 25 novembre Cinzia Spanò porta in scena una storia vera: il caso delle baby prostitute dei Parioli e della sentenza che ne scaturì dal processo. Incontro valido per i crediti formativi dell'Ordine degli avvocati
![sparatoria palazzo giustizia milano](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2015/04/sparatoria-palazzo-giustizia-milano-444321.610x431.jpg)
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, venerdì 25 novembre alle ore 15 alla sala Montanari di Varese si terrà lo spettacolo teatrale “Tutto quello che volevo. Storia di una sentenza”, scritto e interpretato da Cinzia Spanò. L’iniziativa è del Comitato pari opportunità presso l’Ordine degli avvocati di Varese e riconosce ai partecipanti tre crediti formativi. Prima dello spettacolo ci saranno i saluti degli avvocati Silvia Fantoni e di Carlo Battipede, rispettivamente presidente del Cpo e segretario dell’ordine degli avvocati di Varese. Dopo lo spettacolo si terrà un dibattito moderato dall’avvocato Barbara Iacovissi a cui parteciperà il Gip del tribunale di Busto Arsizio Stefano Colombo.
UNA STORIA VERA
“Tutto quello che volevo. Storia di una sentenza” ricostruisce un caso mediatico che fece molto scalpore. È la storia di due ragazzine, di 14 e 15 anni, studentesse frequentanti uno dei licei migliori della capitale, che si prostituivano dopo la scuola in un appartamento di viale Parioli. Il caso ebbe un enorme impatto mediatico anche per via dei clienti che frequentavano le due ragazze. Erano tutti appartenenti alla cosiddetta “Roma-bene”: professionisti affermati e benestanti, di livello culturale medio-alto, insospettabili padri di famiglia. L’indagine che ne seguì vide coinvolte e processate molte persone tra clienti e sfruttatori. Ebbe una grande eco anche la sentenza della giudice Paola Di Nicola Travaglini, chiamata a pronunciarsi su uno dei clienti della giovane, un professionista romano di circa 35 anni. La giudice, che doveva esprimersi anche sul risarcimento del danno alla giovane, aveva realizzato che risarcirla con del danaro non avrebbe fatto che ripetere la stessa modalità di relazione stabilita dall’imputato con la vittima, rafforzando in lei l’idea che tutto sia monetizzabile, anche la dignità. Così decise per una diversa forma di risarcimento economico, ma anche morale, costringendolo ad acquistare libri e film sull’emancipazione femminile da regalare alla ragazza. La sentenza ha fatto il giro del mondo, e da qui è nato lo spettacolo di Cinzia Spanò attrice diplomata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano e presidente dell’associazione Amleta, associazione di promozione sociale il cui scopo è contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo.
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