Marino era un ribelle coraggioso

Pier Fausto VedaniIl ricorda Marino Bergamashi

Ci sono persone, luoghi, situazioni, incontri che segnano profondamente la nostra vita perché legati indissolubilmente a espressioni e valori di positività assoluta. Una sorta di eredità anticipata che diventa riferimento duraturo e certezza nei momenti di delicate scelte e di riflessione.
Marino, per esempio, ai giovani cronisti, con i quali amava spesso confrontarsi, in tutta semplicità a volte ricordava il coraggio della trasparenza e il senso di responsabilità come primo dovere di chi con l’attività professionale svolge in qualche misura una funzione pubblica nella comunità. Erano momenti di
confronto anche acceso perché di Marino conoscevamo bene i trascorsi, limpidissimi ma di ribelle coraggioso che usava l’arma dello studio e della conoscenza per il riscatto, pieno e lontano da
qualsiasi forma non civile, della condizione degli ultimi di tutti i tempi, i lavoratori.
A volte lo provocavamo perché era semplicemente stupendo vedere un quintale di bontà, di generosità, di umanità e di cultura prendere fuoco. Finito il confronto l’affetto e la stima per lui erano
invariabilmente aumentati.
Il tempo e l’esperienza avrebbero smussato qualche sua spigolosità, ma il carattere non lo si può cambiare. Dei suoi inizi, del suo essere focoso, mi aveva parlato spesso; un paio di decenni dopo la nostra conoscenza ebbi modo di presentarlo come relatore a un meeting del Rotary Club di Varese. Ai presenti ricordai che Marino Bergamaschi era stato attivo, scomodo e un tantino turbolento "presidente del movimento giovinastri della Democrazia Cristiana di Parma".
Un lapsus micidiale che scatenò una risata generale, ma che stemperò l’attesa dell’intervento e lanciò Marino in un discorso di altissimo livello sociale e culturale, alla fine salutato da un
applauso inusitato.
Il trascorrere del tempo ci ha separati, ci si sentiva per telefono o ci si vedeva in occasione di qualche iniziativa e allora ci si ritrovava di colpo "ai nostri tempi". A Marino devo molto, in
parte anche il mio approdo a Varesenews. Proprio dal web oggi lo  ricordo. Con il dolore, l’angoscia e la rabbia dei vecchi ai quali il destino sottrae amici più giovani e carissimi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Marzo 2010
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