Oylem Goylem, il “Mondo scemo” di Moni Ovadia al Teatro Nuovo di Varese
Lo spettacolo, rappresentato per la prima volta nel 1993, apre l'anno della stagione Re-Live lunedì 16 gennaio. Una scelta precisa in occasione della Giornata della Memoria
A pochi giorni dalla Giornata della Memoria, arriva il 16 gennaio sul palco del Cinema Teatro Nuovo, per la stagione Varese Re-Live, il mitico OYLEM GOYLEM di e con Moni Ovadia. Uno spettacolo divenuto di culto, antidoto contro violenze, intolleranze e razzismi vecchi e nuovi, che in una sintesi tra racconto, musica dal vivo e risate ci presenta un affresco del popolo ebraico.
Oylem Goylem che, tradotto dall’Yiddish significa “Mondo scemo”, ha la forma classica del cabaret, alterna infatti brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che la straordinaria abilità di Moni sa rendere gustosamente vivaci. In scena con Moni, quella che era la Theater Orchestra cambia d’abito e diventa oggi la Stage Orchestra, che si propone al pubblico in chiave squisitamente concertistica, permettendo dunque ad Ovadia di misurare la propria crescita ed evoluzione artistica tornando ad esprimere quella tensione musicale che ha segnato l’inizio del suo cammino.
Lo spettacolo, in calendario lunedì 16 gennaio con inizio alle ore 21 al teatro Nuovo di Varese con la collaborazione di Giorni Dispari Teatro, Associazione Ma.Ni., In Opera Factory, Anpi Varese, ha una storia lunga 30 anni. Un caso raro nel mondo del teatro portato a innovare e cambiare continuamente.
Si può dire che Oylem Goylem è un evento che va al di là del fatto messa in scena.È un vero e proprio fenomeno epocale che, in qualche misura, ha modificato il tessuto culturale del nostro paese. Con la forza della sua solenne semplicità e vitalità ha trapiantato, reso familiare e necessario al pubblico italiano l’humus del mondo yiddish spietatamente annientato. Eppure quel mondo, dall’abisso della sua assenza pulsante di un energia inesausta, è ancora pienamente in grado di parlare ai cuori, alle menti ed agli animi degli uomini di oggi e di ogni generazione.
Oylem Goylem ha avuto anche il merito di rivelare agli italiani Moni Ovadia, un artista originale, unico nel suo genere, non solo in Italia, ma anche in tutto il panorama europeo e Moni Ovadia, spettacolo dopo spettacolo, è diventato una delle presenze più amate dal pubblico di ogni età. Il suo successo transgenerazionale non è casuale, è il risultato di creazioni nate da un’idea di memoria come progetto per il futuro. L’arte di Moni Ovadia scaturisce sempre da una tensione etica che glorifica fragilità e alterità dell’essere umano, per questo i suoi spettacoli sono strumenti emozionali per misurarsi con le grandi sfide di un mondo che vede sfumare confini e certezze. La filosofia umoristica che anima Oylem Goylem è un potente antidoto contro violenze, intolleranze e razzismi vecchi e nuovi.
Lo spettacolo
La lingua, la musica e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di “Oylem Goylem”. Si potrebbe dire che lo spettacolo ha la forma classica del cabaret comunemente inteso. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
Moni Ovadia e i suoi musicisti danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull’autoironia, sull’alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. Uno spettacolo che “sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe”. Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama il “suono dell’esilio, la musica della dispersione”: in una parola della diaspora. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell’incrocio di stili, nell’alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono, dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga all’esplosiva festosità di canzoni e ballate composte per le occasioni liete.
“Oylem Goylem” è un esempio di come in uno spettacolo di centoventi minuti si possono fondere umorismo e tradizione, intelligenza colta e gusto popolare in una formula linguisticamente internazionale.
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