Maroni e Anastasi, “Angelino” e Rampulla: Beppe Marotta si confessa al Corriere della Sera
Nella rubrica "Il gran lombardo" il dirigente calcistico di Avigno parla dei suoi anni a Varese e al Varese tra compagni di scuola famosi e una carriera nata precocemente al "Franco Ossola"
![giuseppe marotta](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2020/11/giuseppe-marotta-1187068.610x431.jpg)
La rubrica “Il gran lombardo” del Corriere della Sera accosta un personaggio pubblico alla sua città. Oggi, venerdì 27 gennaio, è il turno di Giuseppe Marotta, uno dei dirigenti più importanti del calcio italiano con una carriera che ora lo ha portato all’Inter – ne è l’amministratore delegato – ma con precedenti di altissimo livello come la Sampdoria o la Juventus.
Nato a Varese, quartiere di Avigno, nel 1957, Marotta è famoso per la precocità con cui è arrivato a vestire i panni del dirigente, una storia raccontata anche sulle colonne odierne del Corrierone nell’intervista concessa a Monica Colombo. «Avrò avuto otto anni – racconta – Mi sono presentato davanti allo spogliatoio del Varese e ho chiesto al magazziniere Angelino di poter assistere agli allenamenti. Lui acconsentì a patto che io lo aiutassi nel suo mestiere. A 11 anni invece ero raccattapalle nel giorno di Varese – Juventus 5-0, un risultato storico con tripletta di Anastasi».
Con le scarpe da calcio ai piedi, Marotta non ebbe grande successo anche se nella squadra del liceo Cairoli giocò insieme a Bobo Maroni, Attilio Fontana («Attila era il suo soprannome») e Beppe Bonomi. «Maroni aveva già la stoffa del politico, era nel movimento studentesco. Lui, che aveva due anni più di me, veniva a scuola con i quotidiani politici. Io con la Gazzetta». Poi venne il Varese di Fascetti nel quale Marotta fu direttore sportivo per poi divenire presidente a 25 anni: «Il mio primo acquisto fu Michelangelo Rampulla dalla Pattese».
Da lì – passando per la contestata operazione che “travasò” alla Triestina diversi pezzi pregiati (non se ne parla nell’articolo di oggi) – Marotta spiccò il volo lontano da Varese con la prima esperienza al Monza dove prese il posto di Adriano Galliani, appena passato al Milan di Berlusconi. E poi al Venezia di Recoba e su, su, sino agli scudetti con Juve e Inter.
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