Bonaccini porta a Varese la sua proposta di Pd: “Un partito che ha bisogno di una svolta”

Il candidato alla segreteria del Partito Democratico sarà a Varese questo sabato 4 febbraio. "Non mi sentirete mai parlare male di Elly, Paola e Gianni. Anzi, da parte mia verso di loro c’è solo amicizia e stima"

stefano bonaccini

“Il Pd deve essere un partito popolare ma non populista. Con un’identità chiara, fondata su alcuni valori a partire dal lavoro buono e sicuro e dalla scuola e la sanità pubbliche”.

Lo spiega nella sua intervista a Varesenews Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria nazionale del Partito Democratico, sarà a Varese questo sabato 4 febbraio alle ore 16:30 al teatro Santuccio di via Sacco 10.

Il congresso del partito è infatti entrato nel vivo e oggi i circoli hanno cominciato la discussione su candidature e programmi per votare i due candidati che si giocheranno la segreteria il prossimo 26 febbraio.

Bonaccini nel 2008, alle primarie si respirava un’aria nuova, l’idea di far parte di un pezzo della storia. Via via quella sensazione ha lasciato il posto a polemiche e la grande casa democratica sembra aver chiuso tante porte. Come ricorda quel momento e che differenze ci sono con la fase attuale?

“Il 2008 fu un momento unico, in cui le speranze di tanti convogliarono in un progetto politico chiamato, appunto, Partito democratico. Walter Veltroni ne fu grande interprete perché seppe intuire che cosa univa tradizioni culturali e politiche fino allora divise ma che erano giunte a un punto comune della storia in cui occorreva unirsi. Allo stesso tempo, tutto questo sarebbe stato impossibile senza l’Ulivo di Romano Prodi, cui va riconosciuto il merito di ciò che nacque dopo. Rispetto ad allora oggi c’è senza dubbio maggiore disincanto, ma resta la speranza di quello zoccolo duro di elettori che continua a credere in questo progetto. È a loro che dobbiamo rivolgerci per non deluderli più ed è a tutti quelli che se ne sono andati che abbiamo il dovere di riavvicinarci per riportarli a credere nel Pd. L’intuizione che portò a unire le migliori tradizioni riformiste del Paese – la sinistra progressista e il cattolicesimo sociale – è più che mai attuale. La parte più attiva della nostra società, lontana dagli slogan da convegno e dalle polemiche fine a se stesse, chiede una forza che la rappresenti. Ora tocca a noi cogliere questa occasione con un progetto chiaro e concreto, ci sono tante persone che stanno aspettando, anche tra chi ha smesso di credere in noi”.

Qual è la sua idea del Partito Democratico, in cosa è diversa da quella dei suoi compagni di partito che concorrono alla segreteria?

“Faccio una premessa: non mi sentirete mai parlare male di Elly, Paola e Gianni. Anzi, da parte mia verso di loro c’è solo amicizia, stima e un ringraziamento per una campagna elettorale che non ci ha mai visto litigare. Finalmente. Posso dire quello che secondo me serve al Pd: una profonda svolta, che lo renda un partito popolare, ma non populista. Con un’identità chiara, fondata su alcuni valori: lavoro ‘buono’ e sicuro, non precario; scuola e sanità pubbliche perché un povero abbia lo stesso diritto di essere curato e istruito di un ricco. Solo per citarne i principali. Detto questo però, non credo in un Partito democratico massimalista e minoritario. Credo in un Partito democratico che torni a parlare ai tanti che non arrivano a fine mese, a quelli che pagano le tasse e non si arricchiscono mai. E ritengo che per farlo occorra accompagnare all’affermazione di principi, soluzioni politiche concrete, capaci di mediare fra i vari interessi in campo, portando il risultato a casa con un obiettivo: ristabilire maggiore equità sociale. Credo in un Pd che torni tra le persone, dove la gente vive, lavora, si incontra e si cura. Non solo in queste settimane, ma tutti i giorni. Dopo anni di sconfitte, va cambiato radicalmente il gruppo dirigente, dando spazio ai tanti amministratori locali grazie ai quali governiamo il 70% dei Comuni, mentre perdiamo a livello nazionale. Oltre a dare spazio alla base, agli iscritti e agli elettori, vogliamo creare un partito in cui ci spazio per tante e tanti e non decidano in pochi”.

Il Partito Democratico è una grande comunità che racchiude al suo interno posizioni molto diverse tra loro e le sue correnti ne sono state una plastica rappresentazione. Questo può essere visto come una ricchezza ma può anche determinare una cronica difficoltà nel prendere posizioni chiare e veloci. Come si supera questa dinamica in un quadro politico che invece si muove molto velocemente?

“Le correnti non sono un male in sé. Esistono in tutti i partiti di grandi dimensioni, se non altro per ragioni organizzative. Il vero problema è quello che sono diventate nel Pd: invece di portare idee e proposte, favorendo un confronto costruttivo e partecipato, hanno ingessato ogni confronto, fermato ogni innovazione e premiato la fedeltà e non il merito, senza produrre classe dirigente. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non lo dico solo io, ma le tantissime persone che ho incontrato in Italia in queste settimane. Nessuno mi chiede di cambiare il nome al partito, ma di smetterla di litigare. Hanno ragione. Il Pd deve tornare a darsi un metodo, tipico delle forme partito funzionanti, che comporta il rispetto delle decisioni prese dal segretario (o segretaria) di turno e dalla sua segreteria. Dobbiamo dircelo e mi rivolgo al gruppo dirigente, non solo nazionale. Se ci teniamo alla sopravvivenza del Pd, non deve più succedere che il giorno dopo il risultato delle primarie ci si accoltella alle spalle, (anche all’interno della stessa mozione). Infine, il giorno che mi sono candidato, l’ho voluto mettere in chiaro subito: non voglio appoggi di alcuna corrente, ma di tante persone. E, se qualcuno pensa di fondare una corrente a mio nome, può già accomodarsi altrove”.

Il Movimento 5 Stelle oggi è un pericoloso concorrente che supera il Partito Democratico a sinistra o un alleato che può diventare strategico sul fronte elettorale?

“Lasciare la rappresentanza della sinistra al M5s sarebbe un errore colossale che non faremo. Piuttosto, credo che ci possano essere le basi per provare a lavorare insieme su temi importanti come la difesa della sanità pubblica e l’introduzione di un salario minimo legale, in collaborazione con i sindacati e laddove la contrattazione sindacale non possa arrivare. Ho chiesto a Conte, così come al Terzo Polo, di fare una battaglia insieme su questo, ma al momento mi paiono più impegnati a fare opposizione al Pd che al Governo. Verrà il tempo di parlare di alleanze, perché anche il M5s sa che senza Pd non va da nessuna parte, ma una cosa posso prometterla da subito: qualsiasi eventuale intesa sarà siglata sui programmi e non per convenienza, come già sta accadendo in molti Comuni italiani con ottimi risultati”.

Lei è stato vicino all’ex premier Renzi quando era segretario del Partito Democratico, oggi lui stesso la critica (nel suo ultimo tweet dice “io e Bonaccini siamo amici ma la politica ci divide: siamo su due strade diverse”). La sua eredità cosa rappresenta oggi per il Pd?

“Semplice. Lui se n’è andato e ha fondato un partito più piccolo di centro. Io sono un uomo di sinistra e con tanti altri e tante altre siamo nel Pd perché crediamo in questo partito”.

Il confronto di queste settimane con gli altri candidati alla segreteria è stato a tratti molto aspro, non vede il rischio di allargare le posizioni tra le diverse anime del partito? Come si ricompone questo quadro dopo il congresso?

“Non sono d’accordo, non ricordo polemiche tra di noi. Ognuno sta avanzando proposte e incontrando migliaia di persone. E’ un impegno che va apprezzato, perché mettersi in gioco in un momento così complesso non è scontato. Da parte mia, se diventerò segretario la prima cosa che farò sarà coinvolgere Elly, Paola e Gianni. Se prevarrà un altro, mi metterò a disposizione, senza chiedere posti o altro per me. E’ la mia idea di politica, me l’hanno insegnata volontari e iscritti che prestano il loro tempo per il Pd senza chiedere nulla in cambio. La nostra ricchezza più grande”.

Il Partito democratico è forse uno degli ultimi partiti a poter vantare tuttora una certa vitalità nella partecipazione politica della sua base ma in generale c’è una sempre maggior disaffezione dell’impegno nei confronti dei partiti. Che valore ha oggi un partito politico? Come si inverte questa tendenza?

“Abbiamo tanti difetti, ma anche un merito che spesso viene dimenticato. Il Pd è l’unico partito che coinvolge la sua base nella scelta del segretario. Spesso sento ironie sul numero dei partecipanti alle primarie: verranno quelli che verranno e saranno sempre di più di tutti gli altri partiti che all’opinione dei propri elettori preferiscono quelle di pochi. E’ un orgoglio che a volte il Pd dimentica di rivendicare. Oggi più che mai c’è bisogno di tornare alla forma partito, che va adeguata al contesto storico, ma va anche preparata. Reputo fondamentale rifondare la scuola di partito, non ci si improvvisa dirigenti di partito”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Febbraio 2023
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  1. Avatar
    Scritto da gokusayan123

    “Caro” Bonaccini, a mio avviso il PD dovrebbe proprio estinguersi! è anni che siete al Governo e anni che fate solo danni…ora per fortuna al Governo abbiamo persone valide! spero che Varesenews che leggo sempre ogni tanto publichi anche i commenti a “sfavore” del PD…

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