Servizi sociali, “rimandato” a dopo il bilancio l’ISEE “attualizzato”
L'indicatore della condizione economica usato per calcolare le tariffe dei servizi comunali verrà aggiornato per essere il più possibile "in tempo reale", a favore di chi ha perso il reddito da lavoro nell'ultimo anno
Tradurre una buona intenzione in atto non è, in politica, un passo facile come sembra. Ci sono tempi, modi e costi da valutare con attenzione. Un esempio è quanto il consiglio comunale sta valutando di fare, di concerto con l’amministrazione, sul tema dell’indicatore economico ISEE che misura le condizioni reddituali e patrimoniali di chi si affida ai servizi sociali o deve pagare tariffe dei servizi cosiddetti a domanda individuale. La commissione servizi sociali riunitasi mercoledì sera, pur concordando appieno sullo spirito della proposta di adottarne una variante "attualizzata" che risparmi la persona dal dover pagare sulla base di un reddito passato (e presunto uguale ad oggi) di cui non dispone più, ha dovuto concludere che non ci sono i tempi, ormai stretti, per far rientrare un eventuale provvedimento nel bilancio di previsione 2010, il cui voto in consiglio è previsto per l’11 marzo. Nel bilancio rientreranno invece, come accennava l’altra sera l’assessore Giovanni Paolo Crespi, impegni in direzione del calcolo di un "quoziente famiglia" che venga incontro a situazioni particolari, tipo anziani, malati o disabili a carico e così via. Gocce nel mare dei problemi, purtroppo, che mostrano buona volontà ma potranno solo scalfire, anche una volta applicate, la questione delle nuove povertà emergenti.
La commissione si è quindi limitata a prendere atto dell’idea di un ISEE "attualizzato": invece di calcolare l’indicatore sulla base dei redditi di 12 o 18 mesi prima come di regola, si cercherebbe di averli il più possibile recenti, in modo che al richiedente sia possibile dimostrare la diminuita condizione economica. Un tipico provvedimento da crisi, insomma, anche perchè se il peggio dal punto di vista degli "abissi" di Pil in negativo è forse (forse) alle spalle, le conseguenze su occupazione e redditi, che si trascinano, sono ormai al culmine. A proporre la misura con una mozione era il consigliere del PD Alessandro Berteotti – da anni il partito chiede un aumento dei "tetti" minimi ISEE per la gratutità dei servizi – , ma dall’assessore ai servizi sociali Mario Crespi a tutti i commissari è diffusa la consapevolezza che la mossa, per quanto non per tutti di immediata e urgente priorità, è opportuna. Il difficile è tradurla in atto: capire a quali situazioni e servizi applicarla, come coprire a bilancio i relativi mancati introiti, e prima di tutto far svolgere una rapida analisi della situazione agli organi comunale preposti, come rilevavano in sequenza i vari Pecchini, Fraschini, Lattauda, Cislaghi, e il presidente della commissione Salomi. Cose che risulterebbe ben difficile fare in due settimane: così la commissione si è aggiornata a dopo Pasqua, quando ne saranno convocate di fatto tre in una sola, una specie di consiglio comunale senza il nome, con la presenza dei due assessori Crespi (servizi sociali e bilancio) e del collega Fantinati (pubblica istruzione) con i relativi funzionari di settore. Starà poi alla prima variazione di bilancio utile recepire eventualmente quanto deciso "in corso d’opera".
Lattuada (PdL) rilevava come i servizi a domanda individuale siano i più indicati per l’applicazione della misura (nel bilancio di previsione sono perltro previsti ritocchi verso l’alto di alcune tariffe), mentre Cislaghi (gruppo misto) lamentava il taglio dei trasferimenti dalla Regione per il sociale: trasferimenti, oltretutto, concessi con crescente rigidità e per scopi predeterminati, col che si limita non poco l’autonomia degli enti locali.
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