A Duno trovato un muflone sbranato. L’allevatore: “Ho paura del lupo, tengo le capre in stalla”
Le autorità tuttavia escludono la predazione da parte di un lupo e parlano di “canidi“. Continua l’osservazione dei Forestali dopo gli avvistamenti nei grandi centri abitati
Una femmina di muflone gravida uccisa e trovata in parte sbranata dopo un volo di diversi metri da un terrapieno, con segni di sangue lasciati sulla strada asfaltata. Siamo a Duno, in una zona che sta sopra “Val Alta“ (i fortilizi della Linea Cadorna) e circa 500 metri prima dell’Alpe di Duno, a circa 700 metri sul livello del mare, nel cuore della Valcuvia.
Il ritrovamento dell’ungulato ucciso è avvenuto attorno alle 11 di domenica 5 marzo da parte di Gianni Beltrami, un allevatore di Bisio, la grande piana che si apre poco prima di arrivare al San Martino, in cima alla montagna: baite, piccole proprietà e boschi di castagno e faggio.
«L’ho trovata domenica l’altra, seguendo il sangue che era sulla strada asfaltata, ancora liquido (nella foto). Capita che alcuni animali scelgano l’asfalto che si scalda velocemente per riposarsi durante il giorno. La muflona aveva la gola squarciata e durante la caduta nel burrone sottostante è rimasta “inforcellata“ in una pianta. La sera ho messo una fototrappola, e il giorno successivo, il lunedì, sono arrivati gli uomini del nucleo faunistico della polizia provinciale. Sul momento mi hanno detto che si trattava di una probabile predazione da lupo. La carcassa, dopo più di una settimana, è rimasta nello stesso posto: nessun animale l’ha consumata».
La polizia ittico venatoria di Villa Recalcati conferma l’avvenuta predazione, anche se esclude che si tratti di un’uccisione a parte di un lupo, si parla piuttosto di «canidi, o branchi di canidi», cioè carnivori anche molto più piccoli di un lupo, che potrebbero coincidere anche con le volpi; nel caso del cane o del brano di cani però, le modalità di predazione sono molto diverse: il lupo uccide colpendo la preda alla gola con un potente morso che non lascia scampo, mentre carnivori più piccoli raggiungono la preda spesso da dietro e la segnano anche negli arti posteriori.
La vicenda è stata segnalata ai carabinieri Forestali: alla stazione di Arcisate è delegato il monitoraggio provinciale su eventuali avvistamenti, passaggi, predazioni, e pure viene delegata l’attività preventiva anti-bracconaggio legata allo status di animale protetto di cui il lupo gode. Negli ultimi tempi la comparsa del lupo in provincia di Varese è stata certificata in due occasioni recenti: a Varese nella zona di via Magenta-via Tamagno verso la metà del mese scorso e poi, qualche giorno dopo a Busto Arsizio in via Quintino Sella: probabilmente lo stesso esemplare “in dispersione”, cioè giovane e alla ricerca di spazi da colonizzare, e nuove zone di caccia.
Tornado su in montagna, a Gianni Beltrami, l’allevatore spiega di essere già stato vittima due anni fa di alcune capre predate e uccise: «Ora i miei animali li tengo chiusi in stalla. La situazione mi preoccupa e presto mi arriverà un cane da pastore in grado di fronteggiare la presenza di lupi, anche se non sono per niente tranquillo».
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