“Dalle mutande al satellite la parola d’ordine è il cambiamento”

Di fronte alla crisi globale che, dopo la finanza e l'economia reale, colpisce l'occupazione, Michele Graglia, Presidente dell’Unione degli Industriali, mostra ottimismo e fiducia nella capacità delle imprese

unione industriali varese inizio anno C’è la crisi e la parola d’ordine è: cambiamento. A dirlo è Michele Graglia, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, nella consueta conferenza stampa di inizio anno, che ha fatto il punto e tracciato le linee del futuro dell’economia varesina.  
«Questa crisi è stata uno spartiacque. Riguarda tutti i settori e tutto il mondo. Dopo il sistema finanziario e l’economia reale ora gli effetti dirompenti arrivano sull’occupazione. Abbiamo visto crollare le borse alla fine del 2008, ma nel 2009 la ripresa nei mercati finanziari è stata eccezionalmente positiva – ha sottolineato infatti Graglia – Una positività, però, che rallegra solo chi lavora nel campo finanziario: chi deve mandare avanti un’industria no. Anzi, i segnali positivi della finanza nel 2009 hanno evidenziato un totale scollamento della finanza con la realtà industriale: l’anno appena passato ha mostrato come finanza e produzione siano due mondi completamente distaccati».

Proprio gli avvenimenti del 2009, però, sono in grado in qualche modo di “rifondare” l’economia: «Una crisi non peggiore o migliore, ma totalmente diversa da quelle precedenti». Una situazione il cui primo effetto è sul tessuto industriale e su chi lo rappresenta: «Il nostro primo compito è sollecitare la politica a far si che tutto il paese diventi competitivo. Poi però dobbiamo guardarci allo specchio e domandarci che cosa dobbiamo fare noi – ammette il presidente di Univa – E, in una situazione come questa, può essere che da domani sia necessario che le nostre aziende cambino. Ci si deve imporre, insomma, un’ottica diversa».

E’ necessario, per le imprese varesine, riflettere su come reagire al mercato mondiale: «La Cina sta per arrivare a crescita 10 per cento e anche India e Brasile sono in grande espansione: c’è da capire quanto la nostra provincia sia in grado di legarsi a questi trascinatori del mondo. Noi abbiamo un tessuto produttivo che passa dalla maglieria ai satelliti: cose diversissime dal punto di vista tecnologico. E se i satelliti, in qualche modo, si vendono da soli, le altre realtà come faranno ad essere ugualmente competitive in un mercato così?»

In ogni caso, non basterà un po’ di tempo e di buona volontà per avviare la ripresa in un contesto come questo:  «Ci vuole un lavoro più ampio per essere presenti nei mercati del futuro: e mai come in questo momento le associazioni devono diventare i luoghi che creano lo stimolo alle imprese. Penso al caso del consorzio delle imprese aerospaziali, accolto come molto importante dalle imprese stesse. E se anche le imprese che “si vendono da sole” capiscono che è il caso di prepararsi ad un mondo diverso, chi non ha queste risorse dal punto di vista del prodotto e della capacità competitiva è ancora più importante che lo faccia».

Anche i 53 milioni di ore di cassa integrazione richieste negli ultimi tempi, spiegano che quella attuale non è una situazione ordinaria: «Siamo in una situazione difficile e la
 cassa integrazione è stata molto utile, ma siamo tutti consapevoli che è solo un un provvedimento tampone. Per arrivare preparati al futuro, è necessario sviluppare politiche di medio e lungo termine».

Ma come si attua, qui, il cambiamento? Chi può farlo? «Qui non c’è uno che fa e uno che subisce questo cambiamento fondamentale: tutti sono coinvolti. Per agevolare questo cambio di mentalità ci sono strutture fatte apposta per accompagnare le imprese: la nostra è una di queste. E si possono mettere in atto iniziative di tipo legislativo: sarà compito di realtà come la nostra suggerire le vie da percorrere. Il punto di partenza però è uno solo: decidere di incominciare a pensare in questi termini».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Febbraio 2010
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