Bersani a Malpensa: “Aspettiamo il governo qui”

Il segretario del Pd in visita allo scalo lombardo attacca Berlusconi e la Lega. Con lui i vertici regionali del partito. Bocciato il Pirellone: "la politica aeroportuale si fa a Roma"

Alitalia, Malpensa e il lavoro che latita, tanto come stipendi nelle tasche delle famiglie quanto sull’agenda del governo. Questi i temi della visita-lampo del segretario nazionale del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, giunto oggi all’aeroporto insubre. Pochi ma chiari i temi specifici toccati: l’occasione della visita era l’anniversario dell’entrata in servizio di Cai, la nuova Alitalia nata dalla “contromanovra” del governo Berlusconi, il “Piano Fenice” che rinnegava gli accordi già presi con Air France da quello targato Prodi. A un anno di distanza. per un PD dal dente avvelenato e dalla memoria insolitamente lunga per una politica che ormai vive alla giornata, il bilancio è chiaramente negativo.
Con Bersani era presente Filippo Penati, il candidato del PD alla presidenza della Regione Lombardia. “Fidi scudieri” del duo Bersani-Penati il segretario regionale del partito, Maurizio Martina, ed il responsabile nazionale per trasporti e infrastrutture, Matteo Mauri. In rappresetanza del territorio c’erano l’onorevole Daniele Marantelli, il consigliere regionale Stefano Tosi, il vice di Martina, Alessandro Alfieri.

Un’occasione enorme buttata al vento«Non siamo quelli del "tanto peggio tanto meglio"» è un mantra che Bersani & Co. ripeteranno più volte, ben consci della superiore potenza di fuoco mediatica dell’avversario, lesto ad affibbiare facili etichette. Non parlerà solo di Malpensa. «Siamo qui per dare una mano, ma non ci si racconti che gli asini volano» dichiara netto il segretario. «Naturalmente auguriamo buoni conti ad Alitalia, ma per ora ne riscontriamo il disastro: rispetto all’altra ipotesi (quella Air France) abbiamo 3 miliardi in più a carico di fornitori, azionisti, casse dello Stato, lavoratori ecc. Una parte dei soldi a copertura dell’operazione furono presi dai fondi per le piccole imprese – ce li avevo messi io da ministro e mi brucia ancora. Erano 300-350 milioni, la Lega cosa dice al riguardo? A quel tempo Air France-KLM capitalizzava 5 miliardi euro: al costo di 500 milioni, non di 3 miliardi, lo Stato italiano poteva avere il 10% della più grande compagnia aerea al mondo. A questo abbiamo rinunciato». Risultato? «Dopo un anno abbiamo servizi in più, occupati in più, migliori servizi e uso delle infrastrutture, Malpensa inclusa? No: abbiamo di meno su ciascuno di questi punti, è una realtà che non può essere sottaciuta».

Mauri: «Miliardi persi e scaricati su contribuenti, creditori e azionisti»È questa la linea di Mauri, che ricorda come dietro la nascita di Cai vi siano stati un accordo politico e propaganda elettorale a suon di grancassa. «Si sarebbero salvati i voli, dicevano, si sarebbero salvati i posti di lavoro, dicevano»: invece la nuova Alitalia «è poco più che di respiro regionale» e ha ridotto a 13 le tratte intercontinentali. La collettività ha pagato in modo durissimo l’operazione: tre miliardi di debiti sono finiti nella bad company, la metà è ancora sul tavolo e si rischia di scaricare tutto su fornitori e gestori aeroportuali, lavoratori e azionisti. I primi sono già colpiti dalla crisi: i secondi hanno visto 7000 esuberi; i terzi hanno in tasca 900 milioni “virtuali”, ma solo in pochi riusciranno a recuperare il valore nominale degli investimenti». Un’operazione «politico-elettorale» quella di Cai, fatta “in nome dell’italianità” e costata, rincara Mauri, 3-4 miliardi, da uno a un miliardo e mezzo in più di quanto sarebbe costata l’opzione Air France». Non resta, conclude, che sperare che la nuova Alitalia vada crescendo e che sbocci finalmente anche la concorrenza, fin qui bloccata, «altrimenti del Piano Fenice rischiano di restare solo le ceneri».

Ma il governo non doveva riunirsi a Malpensa?Penati rispolvera vecchie promesse da campagna elettorale. Altrui. «È passato un anno dalla nascita della nuova Alitalia, due anni dal de-hubbing di Malpensa. Stiamo ancora aspettando il governo qui, in questo aeroporto, come diceva la Lega; e se ritiene che sia meglio non farsi vedere, almeno convochi una buona volta il “tavolo Milano” che ha istituito. Malpensa cresce, dicono, ma solo sul low cost. La Regione deve mettere ordine nel sistema aeroportuale lombardo, questo aeroporto deve competere con Francoforte e con Parigi-Charles de Gaulle, non con Orio al Serio e Montichiari…» Penati non cita Linate, che è il più spinoso di tutti i problemi. Invoca piuttosto la liberalizzazione:
«Ci dica il governo a che punto sono gli accordi bilaterali e se apre alla concorrenza e quindi ai voli intercontinentali. Non è possibile che qui si tengano solo tre destinazioni intercontinentali giornaliere…»

Bocciata la politica aeroportuale della Regione: si fa a Roma Maurizio Martina dà lezioni di federalismo ai federalisti di lotta e di governo. «Sarebbe molto interessante a un anno di distanza riprendere anche i toni di Formigoni: titoli a nove colonne con annunci di cataclismi se tanto così delle potenzialità di Malpensa fosse stato menomato. Più che abbaiare alla luna non ha fatto, grandi risultati non ne ha portati a casa. La giunta lombarda è clamorosamente bocciata su Malpensa, ha “bevuto” tutta la strategia elaborata nei salotti romani. In campagna elettorale Formigoni diceva: portiamo il modello lombardo a Roma. Nei fatti accade il contrario, e si decide tutto nella capitale. Apriamo gli occhi, le scelte fatte hanno diminuito le opportunità».

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Pubblicato il 11 Gennaio 2010
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