Il Consiglio regionale dice no all’invio di una rappresentanza ufficiale al Pride di Milano

I gruppi di minoranza avevano presentato una mozione che impegnava il Presidente della Giunta a garantire come l’anno scorso la presenza istituzionale di un delegato con fascia della Regione

Varese Pride 2022

Dopo ampio dibattito il Consiglio regionale dice no all’invio di una rappresentanza ufficiale al Pride in programma il prossimo 24 giugno.

I gruppi di minoranza, ad eccezione della Lista Lombardia Migliore – Moratti Presidente, avevano presentato una mozione che impegnava il Presidente della Giunta a garantire come l’anno scorso la presenza istituzionale di un delegato con fascia della Regione Lombardia alla manifestazione conclusiva del Pride 2023 in programma a Milano.

Nel testo della mozione si richiamava la decisione di non concedere il patrocinio alla Pride Week presa dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale lo scorso 9 maggio ritenendo che una presenza istituzionale di Regione Lombardia fosse comunque “doverosa nel rispetto delle centinaia di migliaia di cittadini lombardi che parteciperanno alla manifestazione”.

“Ricordo – ha sostenuto presentando la mozione il primo firmatario Luca Paladini (Patto Civico) – che lo statuto di Regione Lombardia proclama solennemente di sostenere la dignità della persona umana e promuovere la pari dignità di tutti i cittadini. Diamo dunque seguito a questi validissimi principi applicando concretamente l’inclusione non solo a parole. La presenza di un delegato regionale alla manifestazione chiaramente identificabile grazie alla fascia istituzionale sarebbe un segno tangibile della nostra vicinanza alle persone con diverso orientamento sessuale.”

Nel dibattito sono intervenuti numerosi Consiglieri sia della maggioranza che delle minoranze.

Paola Bocci (PD) ha chiesto che venga anche illuminato Palazzo Pirelli per sottolineare l’evento come avvenuto in molte altre circostanze anche recenti. Paola Pizzighini (M5S) ha preannunciato una battaglia per l’approvazione del progetto di legge anti-discriminazioni di genere presentato dal Movimento 5 Stelle già nella scorsa legislatura. Christian Garavaglia (FdI) ha confermato il totale sostegno del suo gruppo e di tutta la maggioranza alla battaglia delle persone con diverso orientamento sessuale per un pieno inserimento nella società e contro ogni atteggiamento discriminatorio ma ha sostenuto che la sede del pride non è quella più adeguata per un tema tanto serio e importante. “Nei pride – ha sostenuto il capogruppo Garavaglia – si offendono sistematicamente le convinzioni etiche e religiose di tantissimi cittadini lombardi e nei documenti a sostegno della manifestazione si appoggiano pratiche apertamente illegali come la gestazione per altri o utero in affitto. Per questi motivi non possiamo votare a favore della mozione”. Anche il Consigliere Jacopo Dozio (Lombardia Ideale) si è soffermato sulla pratica della GPA, definita come disumana oltre che illegale. Onorio Rosati (Alleanza Verdi e Sinistra), annunziando il voto favorevole alla mozione, ha definito “incredibile il fatto che nel 2023 venga ancora negato il patrocinio a una manifestazione civile, democratica e popolare come il Gay Pride. Ciò è segno – ha proseguito Rosati – della profonda contraddizione tra le dichiarazioni di inclusività di questa maggioranza e i suoi comportamenti pratici”. “L’impegno di questa maggioranza – ha sostenuto Silvia Scurati (Lega) – per l’inclusione e contro ogni discriminazione di genere e in base all’orientamento sessuale è fuori discussione ma non possiamo coinvolgere i simboli istituzionali della nostra Regione in un contesto dove non è garantita la necessaria serietà e dove il rischio di strumentalizzazioni politiche è altissimo”. Sulla storia del pride si è soffermata Lisa Noja (Azione – Italia Viva). “Si tratta – ha detto Noja – di una manifestazione democratica e variegata che ha consentito il progresso dei diritti civili per tutti, non solo per la comunità gay”. Sergio Gaddi (FI) ha puntato invece l’attenzione “sull’ossessione dei diritti che è sottesa al movimento LGBT” e sulla necessità di rispettare tutte le culture presenti nel Paese compresa quella cristiana. Martina Sassoli (Lombardia Migliore) ha sottolineato le contraddizioni del testo proposto dal Consigliere Paladini: “Questa mozione nasce con l’intento di dividere e non di unire, e mi sembra che in quest’Aula qualcuno sia caduto in questo tranello. Per questo il mio voto sarà contrario”.

Al termine del dibattito l’Assessore alla Famiglia Elena Lucchini ha puntualizzato che l’obiettivo delle strutture regionali è quello di sostenere le famiglie e i più fragili nel rispetto delle scelte individuali di tutti e delle diverse opinioni, purchè espresse con rispetto. “Per quanto concerne il contenuto della mozione – ha dichiarato l’Assessore Lucchini – la Giunta si rimette al voto dell’aula”. In sede di dichiarazioni di voto sono poi intervenuti i Consiglieri Di Marco (M5S), Cosentino (Lombardia Ideale), Gallera (FI), Corbetta (Lega), Bocci (PD) e Garavaglia (FdI).

Il documento è stato bocciato dall’Aula con 43 voti contrari e 23 favorevoli.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Giugno 2023
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