Ragazzi soli e non ascoltatati: la scuola deve uscire dall’isolamento
Nel salone Estense gli studenti di alcuni istituti superiori hanno raccontato il territorio analizzato secondo il loro punto di vista. Un'analisi da cui emerge l'urgenza di rimettere al centro il mondo scolastico
“Speriamo di avere un giorno il nostro posto nel mondo per fare la differenza”. È la frase che ha chiuso l’intervento delle studentesse del liceo Manzoni di Varese, prime relatrici di un progetto voluto dall’Ufficio scolastico di Varese insieme a Comune, Prefettura e Università Cattolica di Milano per dare voce ai ragazzi, alle loro opinioni.
Un lavoro che ha chiesto agli stessi giovani di analizzare il contesto sociale in cui vivono e fare un’analisi del loro ruolo nella società.
Questa mattina, nel Salone Estense, gli studenti del liceo Manzoni di Varese, del Dalla Chiesa di Sesto, del Gadda Rosselli di Gallarate, del Sereni di Luino, del Don Milani di Tradate e del Valceresio di Bisuschio hanno raccontato cosa hanno scoperto: un’attenzione a tratti per il mondo dei giovani, in particolare degli adolescenti. Pochi luoghi di ritrovo, politiche di aggregazione a intermittenza, opportunità di crescita occasionali.
Eppure, il mondo dei ragazzi è in difficoltà. Gia il Prefetto Salvatore Pasquariello, nel corso di un convegno dedicato al disagio giovanile, aveva rilanciato l’allarme sociale: “Tra il primo gennaio 2021 e il dicembre 2022 in provincia di Varese sono stati registrati 347 suicidi e 299 tentativi. Non abbiamo il dato disaggregato sull’età – ha commentato il Prefetto Pasquariello – ma è un dato gravissimo».
Disagio minorile in crescita esponenziale: il Prefetto chiama tutti a raccolta “È ora di agire”
Il bisogno è importante e trova la sua origine nel distacco sociale dovuto alla pandemia, come hanno sottolineato ancore le studentesse del Manzoni citando una frase di Pirandello tratta da “Uno , nessuno e centomila”: “C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per la scuola. E quando stai solo, resti nessuno.”
E quella maschera abbassata durante il Lock down non si riesce più a indossare.
Il paradosso del bisogno di socialità e della paura di incontrarsi è stato confermato dalla dottoressa Valeria Bongiorno, psicoterapeuta e membro della direzione scientifica “Diamo voce agli studenti” : « I ragazzi hanno un enorme bisogno di socializzare ma sono bloccati dall’ansia che la pandemia ha ingenerato. Hanno paura, hanno dubbi e fragilità. Chiedono di essere ascoltati. Lo chiedono soprattutto alla scuola, ai loro professori. Vorrebbero che lo sportello psicologico fosse sempre disponibile e, soprattutto, vorrebbero che la loro scuola rimanesse sempre a disposizione. La cosa che emerge in modo ricorrente è la sensazione di distacco tra la scuola e la vita al di fuori: vorrebbero continuità, un ambiente famigliare, rilassante, inclusivo mentre, molto spesso, si ritrovano sotto pressione per un ritmo incalzante che li vorrebbe sempre al massimo dei giri».
Ritrovare la centralità della loro quotidianità è tra le necessità emerse con maggior frequenza. Così come la necessità che la scuola non viva come un’entità separata: «Abbiamo avviato un confronto con i docenti delle scuole – ha spiegato l’ispettore della Polizia di Stato Silvia Nanni – è emerso il senso di abbandono che vive il personale docente. È tempo di parlarsi, di confrontarsi tra istituzioni per rimettere al centro anche la visione del futuro di questi ragazzi. Troviamo insieme gli strumenti per uscire dall’isolamento».
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