A chi appartiene la tua vita
Negare il testamento biologico è un ritorno al medioevo. Una riflessione di Paolo Flores D’Arcais sul diritto fondamentale a decidere della propria vita
Chi può decidere della propria vita? Vi è una parte del mondo politico e la chiesa gerarchica compatta che, in casi come quello di Welby o come Eluana Englaro, sostengono che sulla nostra vita non saremo noi a decidere ma una maggioranza parlamentare, negando la possibilità ad ognuno, di fare un testamento biologico.
“Io ritengo questo un ritorno al medioevo, qualcosa di agghiacciante” sostiene Paolo Flores D’Arcais, direttore di MicroMega. “Se si decide che sulla vita e sulla morte, anziché la persona possa decidere una maggioranza parlamentare, una maggioranza parlamentare a questo punto potrà decidere su qualsiasi altra cosa”.
Persone che soffrono di patologie come quella di Welby (sclerosi amiotrofica) hanno come destino quello di morire soffocati a causa della loro malattia, quando sopraggiunge la paralisi dei muscoli respiratori. A questo proposito, Welby, scrivendo al Presidente della Repubblica una lettera, disse che per lui la sua vita era una tortura, sollevando un importante quesito etico. Altre persone nella stesssa condizione di Welby sostenevano l’opposto, preferendo che non venisse loro staccata la spina. Abbiamo due risposte diverse alla stessa situazione drammatica.
Come sono conciliabili queste due posizioni in una società, per convivere insieme? Ci sono solo due modi. O si rispetta la volontà del singolo di staccare la spina, oppure è una maggioranza parlamentare a decidere. “Se si sceglie questo secondo modo di risolvere la disparità dei valori morali” dice ancora D’Arcais, “non lo si può fare con la riserva mentale che, se la maggioranza la pensa come me allora va bene. Sennò, no. Perché un’altra maggioranza potrebbe decidere che il sondino che Bagnasco vuole obbligatorio per tutti, un domani potrebbe essere proibito per tutti. Anche per chi lo vuole.”
La democrazia liberale si basa sul rispetto delle minoranze. Una maggioranza non può togliere dei diritti individuali fondamentali che sono intangibili quali il diritto di decidere sulla propria vita. Altrimenti un domani, dice ancora D’Arcais, “lo stato potrà decidere sul mio matrimonio, sulla scelta dei miei studi, sulla mia professione….” Insomma, non possiamo imporre le nostre decisioni sulla vita a nessun altro che a noi stessi.
Il pamphlet “A chi appartiene la tua vita” edito per Ponte alle Grazie, contiene anche un interessante dialogo fra Paolo Flores D’Arcais e il Cardinale Dionigi Tettamanzi, in cui il Cardinale dice “C’è da porsi l’interrogativo se il tema della vita e della morte sia uno dei tanti temi sui quali sia possibile o addirittura doverosa una tolleranza, oppure uno di quei temi sui quali la tolleranza significherebbe un attentato alla convivenza sociale come tale”.
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