Ora di religione, la Cei contro i giudici

Una sentenza del Tar del Lazio stabilisce che gli insegnanti di questa materia non potranno più partecipare a pieno titolo agli scrutini. Critiche immediate dalla politica e dai vescovi

L’ora di religione finisce nuovamente in tribunale. Il Tar del Lazio, accogliendo i ricorsi presentati dal 2007 da alcuni studenti, ha stabilito come primo punto che non sarà più possibile ottenere crediti aggiuntivi derivanti dalla frequentazione del corso di religione. I giudici sono poi intervenuti sulla valutazione degli alunni sostenendo che gli insegnati di questa materia non potranno partecipare a pieno titolo agli scrutini. La richiesta degli studenti, che hanno avuto l’appoggio di associazioni laiche e confessioni religiose non cattoliche, chiedeva in sostanza di vedere annullate le ordinanze ministeriali firmate dall’ex ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Nella sentenza i giudici del Lazio hanno fatto riferimento anche al principio di laicità dello stato, considerato "garanzia dello stato per la salvaguardia della libertà religiosa, in regime di pluralismo confessionale e culturale". Secondo i giudici "sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico. Lo Stato, dopo aver sancito il postulato costituzionale dell’assoluta, inviolabile libertà di coscienza nelle questioni religiose, di professione e di pratica di qualsiasi culto, non può conferire ad una determinata confessione una posizione dominante".

Una sentenza che ha provocato reazioni immediate da parte della politica ma anche dal mondo ecclesiastico: come quella della Cei che ha definito la decisione della corte “vergognosa” e “pretestuosa”. «La decisione del Tar laziale ha già suscitato la legittima protesta dei docenti, – critica invece il quotidiano Avvenire – per l’evidente tentativo, già per altro portato avanti anche nel recente passato, di emarginare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche italiane». Per il giornale della Cei, siamo davanti a «un tentativo alquanto maldestro. La sentenza del Tar, infatti, arriva dopo la conclusione dei lavori della commissione paritetica Ministero dell’Istruzione-Cei, che ha deciso all’unanimità di passare dalla votazione con gli ‘aggettivì (sufficiente, buono…) ai voti numerici. Quando la decisione sarà avallata dal Consiglio di Stato, anche il voto di religione – sottolinea il quotidiano cattolico – farà media e il problema dei crediti sarà quindi superato una volta per tutte».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Agosto 2009
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