Dagli stivali lunari ai cocktail varesini: quando la Luna diventò Pop
Cosa si indossava in quell'anno? Quale musica si ascoltava? Cosa proiettavano i cinema? Riviviamo insieme un anno euforico
Un piccolo passo per un uomo, migliaia di falcate in passerella. In quel 1969, l’anno dello sbarco sulla Luna, moda, musica, spettacolo e cultura si ispiravano ad un’idea davvero pop del nostro satellite. Si respirava ottimismo, tutto sembrava possibile, compreso il toccare il cielo con un dito. Erano anche gli anni della protesta, gli anni in cui ci si rese conto che l’unione delle forze dei singoli, poteva davvero cambiare il mondo.
Il simbolo più evidente dell’ottimismo? Una bella luna con un sorriso stampato sopra, cioè lo "smiley". Questo simbolo, che oggi sopravvive nelle emoticon, è nato proprio a metà degli anni 60, ed imperversava su tutte le t-shirt.
Nella musica il ruolo della Luna cambiò radicalmente. Non più luogo isolato su cui fuggire con il proprio amore, come in Moon River di Johnny Mercer (1961, celebre nella versione cantata da Audrey Hepburn in "Colazione da Tiffany"), ora c’era il piede di Armstrong a guastare la privacy. Così, le canzoni lunari, iniziarono a raccontare la luna come meta di viaggi ed esili interstellari, come in Space Oddity di David Bowie.
Sempre nel 1969 c’erano almeno due canzoni dedicate alla Luna nella classifica dei brani più ascoltati: "Bad Moon Rising" dei Creedence Clearwater Revival e "Mr. Sun, Mr. Moon" dei Paul Rever & the Raiders. Lo sbarco darà ai cantanti un’ispirazione che durerà e cambierà nel tempo, fino al distacco dai sogni tipico dei REM, che nel 1999 avrebbero cantato "If you believed they put the man on the moon".
La moda psichedelica, tuttavia, è stata l’area culturale più impregnata dall’esperienza spaziale. Se Barbarella (fumetto del 1962, impersonata da Jane Fonda nel 1968) era l’aliena sexy inguainata in una tutina super-aderente, per le strade imperversavano lo stivale bianco e il tubino lunare di André Courrèges, se non già le mini-skirt. Le star erano tutte rigorosamente pallide, con quell’incarnato lunare che andava tanto di moda.
Anche il cinema, allo sbarco, deve molto. Il primo film con effetti speciali di sempre, di Meliès, immaginava proprio lo sbarco sulla luna, con un grosso cannone (era il 1902). Nel 1968 i viaggi nello spazio erano ben più che probabili e Kubrick dimostrava il suo genio con "2001: Odissea nello spazio". Quando la realtà superò la fantasia, il genere fantascientifico iniziò a spadroneggiare e il cinema rilanciò la sfida. Una volta messo piede sulla Luna, si potevano immaginare lotte e vita sul nostro satellite.
Nel 1969 usciva "Luna Zero Due", una sorta di western stellare in cui diversi gruppi aspiravano al dominio per il pianeta. Sempre in quell’anno il film per la tv "I semi della morte" immaginava la creazione di una base lunare per il teletrasporto. Qualche pellicola, poi, fu meno riconoscente nei confronti della NASA, come Capricon One (Pete Hyams, 1978), che negò la verità dello sbarco, diventando bandiera delle teorie complottiste. La rivincita dovrebbe arrivare proprio quest’anno: se nel 1969 la NASA "dimenticò" il film documentario commissionato a David Sington e Christophe Riley "In the Shadow of the Moon", in occasione dei quarant’anni il film sarà rimasterizzato e riproposto al pubblico mondiale, come il documentario definitivo non solo dello sbarco, ma di quel magico anno.
E a Varese? Di quell’anno e quella follia lunare, a noi rimane una traccia davvero particolare. Ci stiamo riferendo al cocktail Apollo 11, ancora molto trendy in tutti i locali della città. Quel mix di sapori dolci e forti, caratterizzato da un colore rosa davvero pop, venne creato da Piero Pirola in quel 20 luglio 1969. Pirola mise il piede nel suo locale mentre il mondo stava con il naso all’insù, e lì ebbe un’intuizione geniale: creare un cocktail che celebrasse l’evento, chiamato appunto Apollo 11. Passeranno molti ma finalmente, nel 1997, Buzz Aldrin arrivò a Varese e assaggio il cocktail a lui delicato. Nelle foto d’epoca, come quella qui pubblicata, c’era anche la moglie. Che anche negli anni ’90 sfoggiava un look lunare, davvero da sogno.
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