Il prof contro l’inciviltà dei festeggiamenti per le lauree: “Perché sparacchiare plastica a danno dell’ambiente?”
Il noto docente dell'Insubria Adriano Martinoli ha affidato ad un post ciò che ha visto molte volte andando al lavoro
«Perchè oggi sono triste? …anche se forse dovrei essere arrabbiato più che triste, di fronte a questa sconcertante situazione. Perché all’uscita di Via Dunant 3 a Varese, uno degli accessi al Campus Bizzozero dell’Università degli Studi dell’Insubria, l’Ateneo presso il quale orgogliosamente lavoro, questo è quello che troviamo per l’ennesima volta».
Il noto docente dell’Insubria Adriano Martinoli ha affidato ad un post ciò che ha visto molte volte andando al lavoro. Questa mattina, 11 ottobre, non ce l’ha fatta più e ha fotografato e posta il motivo della sua indignazione, che è questo: «Dopo una giornata che per alcuni è giustamente gioiosa, un momento che rappresenta la fine di un percorso, quello universitario appunto, con la discussione della tesi di laurea, l’unico modo di festeggiare che salta in mente ai neolaureati, genitori, amici e parenti è quello di sparpagliare plastica (e variegate altre lordure…) ovunque».
Un gesto compiuto solo «Per un effimero momento di brio collettivo, un conformismo pecoreccio che uniforma tutti all’adozione acritica di questo comportamento festaiolo che pare imprescindibile: sparacchiare plastica colorata. Una omologazione comportamentale che, per quei pochi ed effimeri secondi, utili solo ad immortalare una nube colorata che avvolge un gaudente neolaureato, trasforma poi in una permanente discarica il selciato. Davvero non è possibile fare altro? Può essere vero che nessuno si fa scrupolo di lordare il suolo pubblico? Ditemi, per cortesia, che non può essere solo così…so bene che non è questo il primario “male” del mondo, ma certamente questi atteggiamenti danno contezza di un suo declino, ahimé».
Martinoli , con una buona dose di ottimismo, aggiunge anche una proposta positiva: «Non potrebbe diventare una opportunità per qualche gruppo di giovani intraprendenti, che con una apposita startup “convogliano” e “dirigono” i festeggiamenti con modalità adeguate e in spazi controllati, magari in sinergia proprio con l’Università e il Comune trasformando una situazione di evidente degrado in business utile per tutti?».
Sotto il suo post il dibattito si è acceso, sia dal punto di vista della sosteniblità ambientale – si tratta di plastiche difficilmente raccoglibili e smaltibili, che diventano presto microplastiche – sia dal punto di vista del decoro urbano.
Un problema che sta diventando sempre più urgente in diverse università, e che è arrivato anche a Varese, malgrado il regolamento dell’ateneo vieti i festeggiamenti al suo interno. L’unica soluzione dei festeggianti, per evitare le sanzioni, è quello di andare all’esterno della realtà: sporcando la città in cui hanno vissuto e studiato per anni, come nel caso fotografato, quello di via Dunant.
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Perché fondamentalmente all’ambiente non gliene frega niente nessuno e perché ormai l’ego è pompato a dismisura. Magari sono anche capaci di andare alle manifestazioni ipocrite dei Fridays for Future.
30 anni fa ci si laureava senza quella manfrine da castello delle cerimonie.