Da Milano alle Ande per coltivare orti e ricordi
Un viaggio per raccogliere storie, foto, racconti da alcune comunità andine nel distretto di Omacha in Perù. Un progetto di Xmas Project con Terre des hommes Italia e il centro Yanapanakusun che si occupa di bambine e ragazze
Una terra dove si sfiorano le nuvole. È il titolo di un breve testo di Ada che racconta bene la ragione del viaggio che da Milano ci ha portato dall’altra parte del mondo, sul continente Latino americano.
“Ho dieci anni e vivo in un villaggio del Perù chiamato Perccaccata, a 4200 metri sulle Ande; è un piccolo villaggio di un po’ più di un centinaio di abitanti; dalla città di Cuzco ci separano sei ore di strada: una strada in buona parte bianca e tortuosa. Ho le guance arrossate, bruciate dal sole che a questa altitudine è molto forte; è per questo che usiamo sempre il cappello (il chuku nella nostra lingua, il quechua). Ho i capelli di colore nero corvino raccolti in lunga e grossa treccia. Indosso sempre, come le mamme e le nonne, una gonna formata da otto gonne colorate sovrapposte! Ci piace molto ballare: quando arrivano i volontari che ci portano cibo, medicinali, quaderni, noi li accogliamo sempre con una festa in cui suoniamo tamburelli, piccoli flauti e balliamo”.
In tre giorni abbiamo incontrato oltre duecento bambini e ragazzi di quelle comunità andine. Un viaggio organizzato da Xmas Project di Milano per realizzare la ventitreesima edizione del Librosolidale, da Terre des hommes e dal Centro Yanapanakusun che opera nella zona del Cusco in Perù.
IL CENTRO DI YANAPANAKUSUN
Josefina Condori presidente del centro con Giori Ferrazzi di Terre des hommes.
Yanapanakusun (aiutiamoci, in quechua), fondato da Vittoria Savio, é un centro senza fini di lucro fondato nel 2002 con lo scopo di migliorare le condizioni di vita delle lavoratrici domestiche, bambine, adolescenti o giovani, emigrate dalle comunitá campesine di origine per finire a lavorare nelle case della città di Cusco, svolgendo un lavoro che ha per lo piú le caratteristiche di una forma di schiavitú moderna, senza la difesa di qualsiasi legge. Quello che il centro, che le riscatta, si propone di fare è di dar loro gli strumenti per superare i problemi di ordine emotivo, affettivo, psicologico e culturale, perché possano essere soggetti attivi nella costruzione di un mondo migliore.
Ronald Zarate direttore centro con Giori Ferrazzi di Terre des hommes Italia
UN VIDEO CHE RACCONTA LE ATTIVITA’ DEL CENTRO
SEI COMUNITA’ SULLE ANDE PERUVIANE
Sono nomi difficili da memorizzare e perfino da leggere. Qui si parla la lingua Quechua e lo spagnolo lo si apprende a scuola. Antayaie, Perccaccata, Ccoyani, Osccollopata, Huillcuyo e Misanapata hanno in comune diverse cose. Sono piccoli villaggi tutti tra i 3000 e i 4000 metri sulle Ande, in ognuno è presente una scuola o un collegio, ma soprattutto qui la vita è difficile per tante ragioni. Le distanze si fanno sentire anche per via di strade impervie e sterrate.
Jhon Vargas le conosce bene perché è nato ad Accha e ha insegnato per decenni nel distretto di Omacha che resta ancor più in alto della cittadina a quasi quattromila metri sul livello del mare. Lui è il referente del Centro Yanapanakusun per tutta quest’area. Coordina le attività della Casa della cultura, ma anche i progetti legati alle scuole di tutti i piccoli centri. “Tanti bambini devono camminare un’ora, anche due per arrivare a fare lezione, ma il loro riscatto, il loro futuro passa da qui. Glielo ripeto sempre: dovete studiare e fare un percorso professionale per migliorare le vostre vite. La solidarietà che arriva da lontano è importante, ma l’impegno deve arrivare da tutti”.
IL LIBROSOLIDALE DI XMAS PROJECT A OMACHA IN PERU’
Omacha sarà il titolo del 23esimo Librosolidale in distribuzione da dicembre. Matteo Fiorini nella breve intervista racconta la storia di un progetto bellissimo che ha fatto il giro del mondo e che per la prima volta è arrivato in Perù, sulle Ande per raccogliere fondi per migliorare gli orti presenti nelle scuole e per fare un esercizio della memoria grazie all’impegno di bambini e ragazzi delle comunità del distretto di Omacha sopra Cusco.
Il Librosolidale è un libro autoprodotto che racconta il progetto di solidarietà che si intende finanziare e dà un resoconto dei risultati raggiunti con l’attività degli anni precedenti. Il Librosolidale raccoglie inoltre i contributi, gli spunti di riflessione, le piccole testimonianze, i nomi di tutte le persone o delle aziende che decidono di finanziarlo e di diffonderlo sotto forma di regalo di Natale. Il Librosolidale è quindi un’opera particolare, una sorta di collage dell’impegno e dell’espressività di tutti coloro che aderiscono all’iniziativa. Ciascuno può scegliere di regalarlo, come individuo o come azienda, sapendo che nel farlo diffonde un’iniziativa che ha in qualche modo personalmente contribuito a raccontare.
I progetti vengono raccolti e valutati nei primi mesi dell’anno. Entro maggio Xmas Project sceglie un progetto da sostenere, che sia realizzabile l’anno successivo. I progetti possono essere proposti da qualsiasi associazione onlus, con particolare attenzione a quelle piccole associazioni che hanno progetti seri e interessanti, ma un po’ meno strade aperte per finanziarli.
DAL FRIULI AL PERU’
Beatrice da diversi anni è la presidente dell’associazione friulana Ascoltiamo le voci che chiamano. Una volta andata in pensione ha scelto di vivere una parte dell’anno a Cusco a fianco degli operatori del Centro Yanapanakusun. Un’attività di volontariato dopo una vita spesa nel sociale.
L’Associazione “Ascoltiamo le voci che chiamano” si è costituita nel 2002 a seguito di “un viaggio solidale” di Giovanni Di Maria in Perù, dove conobbe Vittoria Savio che anni prima aveva fondato un centro in difesa delle bambine e ragazze. Da quel momento avviò iniziative in favore del Centro ed insieme ad altre persone della CNA e ad alcuni Comuni, fondò l’associazione. In questi vent’anni si sono dedicati alla realizzazione di progetti, a volte con finanziamenti della Regione FVG che mirano alla soddisfazione di bisogni concreti.
La collaborazione fattiva sia a distanza che sul territorio peruviano ha permesso di collaborare a diversi progetti: con il ricavato di una staffetta podistica da Roma a Capo Nord si è contribuito a costruire una scuola a Cusco per i bambini lavoratori, si è costruita la scuola dell’infanzia nella Comunità di Perccajccata, è stata aperta a Cusco, presso il Centro, una biblioteca per i bambini del quartiere e si è intervenuti per il completamento della casa di Yucai (Valle Sagrada) per l’accoglienza dei turisti con la finalità dell’autofinanziamento.
IL GRUPPO DELLA MISSIONE
Come una squadra di calcio cosmopolita con undici partecipanti provenienti da diversi continenti. Beatrice si è autonominata “la zia” di tutti. Lei arriva da Udine ed è parte integrante della squadra di Yanapanakusun. Jhon, il prof per tutte le persone che abbiamo incontrato. È nato e vive ad Accha, dopo una lunga carriera nella scuola pubblica è passato a lavorare nel centro Yanapanakusun e coordina tutte attività nelle comunità andine. Erman è spagnolo anche se ormai la sua vita è a Cusco. David e Daniela sono i fotografi della spedizione. Vivono a Lima e hanno interpretato il proprio lavoro con uno spirito eccezionale. Si divertono e hanno fatto divertire tanti bambini e ragazzi. Giori, varesino e capo scout, è il responsabile di Terre des hommes Italia in America Latina. Ha base a Quito, ma conosce il Perù benissimo per averci vissuto a lungo fondando anche la federazione di rugby, sua grande passione da sempre. Susanna è stata vitale nel viaggio perché il suo sorriso e disponibilità ha incantato tanti bambini e non solo loro. Matteo vive a Milano ed è il fondatore di Xmas project e del Librosolidale. Uno spirito sempre aperto e disponibile con uno sguardo attento a cogliere ogni piccolo aspetto delle comunità visitate. Francesca e Anita, le più giovani del gruppo, ma con una grande responsabilità perché saranno loro a coordinare il lavoro per il Librosolidale di Omacha e a scrivere il reportage del viaggio. Anita poi ha avuto il ruolo di “capogruppo” visto che i documenti di viaggio erano tutti intestati a lei. E su questo abbiamo scherzato a lungo.
Tante persone diverse che hanno condiviso giornate lunghe e impegnative e l’emozione ha trovato uno spazio speciale nell’ultima serata a cena ad Accha davanti a un piatto di pasta cucinata da Beatrice.
LA STORIA DI MARCO, BARBARA ED ALEX
Sette anni fa Barbara mi propose di impegnarci con Terre des hommes Italia attraverso un sostegno a distanza. Io arrivavo da alcuni progetti con loro in Nicaragua e in Ecuador e così fu una vera gioia avviare una nuova attività insieme. A Natale ricevemmo la prima comunicazione che raccontava di Alex, un bambino di cinque anni che viveva in una zona sperduta sulle Ande in Perù. Nel corso di questi anni abbiamo seguito a distanza la sua crescita scoprendo che gli piace giocare al calcio e che la persona più importante per lui è la sua mamma. Anno dopo anno, insieme a un disegno, arrivava una sua foto. E proprio una di questa era allegata a un messaggio whatsapp mentre stavamo lasciando la scuola di Perccaccata. Barbara mi chiedeva se fosse possibile che il “nostro Alex” fosse uno dei bambini di quelle comunità. La nostra missione era incontrare gli alunni, e come primo gesto ci si presentava tutti, e avevo così sentito per ben due volte quel nome. Così prima di uscire ho fatto vedere a Jhon la foto di quel bambino e lui mi ha confermato che si, era proprio lui. La certezza è arrivata ancora una volta grazie a un secondo messaggio di Barbara dove mi indicava il suo cognome.
Un abbraccio e poche parole sono bastate a far passare una emozione incontenibile. Alex aveva incontrato il suo “padrino”, una figura fino a quel momento solo teorica, perché sapeva che da qualche parte del mondo qualcuno pensava alla sua scuola inviando materiali e contribuendo in vari modi alla sua crescita, ma mai poteva immaginare di trovarselo lì di fronte. Lo stesso è stato per me, per Barbara. Non avevamo alcuna aspettativa e non abbiamo mai cercato di sapere di più di quanto Terre des hommes ci comunicava. La nostra è sempre stata una scelta di solidarietà e totale fiducia verso una realtà seria e molto attenta ai bisogni dell’infanzia e gioventù.
L’incontro con Alex è stato un dono. Un dono immenso.
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