Dall’assegno unico alla sanità: i sindacati dei frontalieri chiedono un tavolo interministeriale
Tra le istanze dei rappresentanti dei lavoratori anche la richiesta di stralciare la nuova norma sulla tassazione per la sanità
I dieci consigli sindacali interregionali, enti bilaterali riconosciuti dalla CES (confederazione europea dei sindacati), costituiti dalle 19 organizzazioni sindacali italiani ed estere sulle frontiere dell’Italia con i nove stati confinanti e limitrofi, riuniti a Riccione il 26 e 27 ottobre nel loro primo convegno internazionale, chiedono l’avvio di un confronto a tutto campo sulle politiche del lavoro frontaliero e transfrontaliero a partire dalla costituzione del tavolo interministeriale ottenuto nell’intesa tra sindacati confederali italiani e Governo e recepito nella legge 13 giugno n° 83/2023 approvata in via definitiva a luglio di quest’anno.
“Prioritariamente è necessario – scrivono i sindacati – analogamente a quanto già avviato in alcuni importanti territori di confine, l’istituzione di un ‘Osservatorio Nazionale’ del mercato del lavoro transfrontaliero con l’obiettivo di redigere annualmente uno specifico rapporto dedicato, con particolare riferimento al monitoraggio del fenomeno e agli ostacoli alla mobilità di tali lavoratori, in modo da sopperire ad un deficit di conoscenza adeguata ed aggiornata del fenomeno, che consenta di condividere le iniziative congiunte che su questo terreno possono assumersi. Non è più rinviabile il riconoscimento esplicito in tutte le convenzioni fiscali che il Governo sottoscrive con i Paesi di confine o limitrofi o di emendare in questo senso quelle già esistenti il caso specifico dei lavoratori frontalieri, introdurre una norma ad hoc che ne regoli la tassazione sul reddito in virtù della loro specifica condizione, oggi mancante, come accade per esempio nelle convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni sottoscritte con Croazia e Slovenia; E’ urgente correggere l’attuale disciplina sull’assegno unico e universale, riconoscendo il pieno diritto delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri impiegati in Italia a percepirlo e attuando le procedure amministrative che consentano ai frontalieri residenti in Italia e attivi nei Paesi confinanti o limitrofi di percepire l’eventuale integrazione loro dovuta, sanando un evidente infrazione del diritto europeo o degli accordi bilaterali sulla sicurezza sociale; di modificare l’attuale normativa che limita la fruizione dei diritti sociale alle lavoratrici e ai lavoratori frontalieri legandoli alla residenza”
“E’ auspicabile – concludono i sindacati dei frontalieri – sottoscrivere in tempi brevi l’Accordo Quadro europeo sul telelavoro transfrontaliero en
Il documento che raccoglie le istanze dei lavoratori delle aree di confine è stato stottoscritto dai Responsabili Nazionali dei Frontalieri italiani Giuseppe Augurusa CGIL, Marco Contessa CISL e Raimondo Pancrazio UIL e dai consigli sindacali interregionali.
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