Un percorso a piedi per raggiungere e unire i musei di arte contemporanea: il sogno per Varese dell’assessore Laforgia
Secondo incontro dei componenti della commissione Urbanistica con gli assessori della giunta Galimberti per tratteggiare il futuro della città in vista del PGT. Nella seduta del 30 ottobre protagonista è stato l'assessore alla cultura
Secondo incontro dei componenti della commissione Urbanistica con gli assessori della giunta Galimberti per tratteggiare il futuro della città in vista del PGT. Nella seduta del 30 ottobre protagonista è stato l’assessore Enzo Laforgia, che ha presentato le sue riflessioni per una città futura vista dal fronte della cultura. Ai commissari, Laforgia ha evidenziato innanzitutto diversi poli culturali esistenti in città, cui il pgt, e una diversa pianificazione anche culturale, può dare ordine e senso.
Tra i poli culturali più significativi ci sono innanzitutto i siti Unesco, che a Varese sono due, rappresentati dall’Isolino Virginia e dal sacro Monte: «Si tratta di realtà complesse, su cui insistono molti soggetti». Per l’Isolino in particolare c’è molto da pensare su cosa fare:«Anche perchè ci sono 14 autorità che vi sovrintendono, e anche mettere un ombrellone deve prevedere interpellarle tutte quante – Ha sottolineato l’assessore alla cultura – L’Isolino però è un sito di importanza paesaggistica, naturalistica e storica importantissima, su cui va necessariamente fatta una riflessione, soprattutto riguardo il ricongiungimento con la città».
Il secondo polo culturale è quello che lega i musei varesini che sono sette, tre dei quali sono privati: la fondazione Morandini, Villa Panza, il museo Pogliaghi. «Sarebbe importante metterli in rete, il sogno è quello di poter organizzare un biglietto unico per una fruizione complessiva» spiega Laforgia.
Il terzo polo culturale è quello delle biblioteche e degli archivi, che riunisce sette realtà diverse: la biblioteca civica, la biblioteca comunale dei ragazzi, la biblioteca di san Fermo, l’archivio storico comunale, la biblioteca Bruna Brambilla, la biblioteca del Civico Liceo Musicale, e la Biblioteca “Leggermente” di sant’Ambrogio, quella di San Fermo e l’Archivio comunale. «Queste ultime due sono strutture sofferenti: in particolare l’archivio del Comune, che ha la qualifica di archivio storico, ha bisogno urgentemente di una nuova collocazione. Una collocazione l’avremmo: è l’attuale biblioteca civica, quando la biblioteca si sposterà all’ex caserma Garibaldi. Sarebbe la situazione perfetta visto che ci sono già dei locali adatti a deposito».
Altri poli culturali sono quelle delle istituzioni culturali formative, come l’università dell’Insubria (con 12727 iscritti) e il civico liceo musicale. «Sono quelli che impegnano la parte più importante, quella che manca alla città ed esprime la creatività necessaria al futuro: i giovani, che a Varese, al contrario di altre città universitarie, sembrano invisibili, o rinchiusi dentro le loro case. Sarebbe importante dar loro modo di potersi muovere in città»
Altri poli culturali sono i diversi parchi pubblici: «Che possono essere palcoscenici interessanti per promuovere iniziative culturali all’aperto, invece che insistere sempre sui giardini Estensi, che più che maggiormente sfruttati dovrebbero essere maggiormente tutelati – ha sottolineato Laforgia – Tra essi ho aggiunto anche il parco degli Ulivi, che non è pubblico ma meriterebbe un belvedere perchè gode di una delle più belle viste sul lago di Varese e che può essere, come è a volte, utilizzato per piccoli eventi».
Ma perchè fare l’elenco di tutti i poli culturali della città? Non certo per vedere quanto è lunga la lista, secondo l’assessore. Lo scopo infatti è che «Tutti questi poli, in una prospettiva di ridisegno della città, meriterebbero di avere delle connessioni – ha spiegato Laforgia – Se si conosce la ricchezza che si ha sotto gli occhi e se ne scopre la portata storica, è più facile averne maggiore rispetto. Inoltre, so che è banale ma se viviamo in un ambiente bello, viviamo meglio».
Da qui il suggerimento di “percorsi” fisici o virtuali, che uniscano realtà come l’Isolino Virginia e Villa Mirabello, o tutti i musei che si occupano di arte contemporanea, in percorso pedonale che non è per niente irrealizzabile: «Un percorso da villa Baragiola a villa Panza, passando per il non museo del liceo artistico, il castello di Masnago, la fondazione Morandini. Non sarebbe splendido?»
I LAVORI IN CORSO CHE VOGLIONO RIDISEGNARE IL FUTURO DELLA CULTURA A VARESE
Nella presentazione sono stati anche elencati i principali “lavori in corso” della cultura varesina: «Tra questi ho inserito villa Baragiola, dove nella parte pubblica è previsto un museo di arte contemporanea, l’ex caserma Garibaldi, il castello di Belforte che sembra sfuggito ai radar dei più ma ha già subito i primi lavori, villa Mylius, l’ex macello comunale, lo studentato diffuso e il teatro Politeama» Ecco sommariamente cosa succederà.
«A Villa Baragiola i lavori stanno andando avanti. Io seguo la villa storica, dove c’è un progetto in corso con chi occuperà lo spazio. Si tratta di un collezionista privato, che ho intercettato un anno fa, e poi spudoratamente corteggiato. Un appassionato che ha un’infinita collezione di arte contemporanea, disposto a far girare molti dei suoi pezzi in questi spazi. L’ho portato nei luoghi di quelle che saranno le esposizioni, e anche a lui ho fatto immaginare il percorso, fisico e virtuale, che collegherà i musei di arte moderna varesini».
Anche i progetti/cantieri della Caserma Garibaldi e del Politeama proseguono: «Nella caserma verrà ospitata tutta la biblioteca, sia quella degli adulti che quella dei ragazzi, in uno spazio pensato in termini moderni con aule studio, zona gaming, zone per bambini e famiglie ed emeroteca con area ristoro. Il teatro Politeama si realizzerà, anche grazie al recente “ritocco” dell’accordo di programma».
Lavori anche al Castello di Belforte: «il castello ha goduto 2 anni fa di un finanziamento di 5 milioni dal ministero, che aveva previsto un lungo percorso di progettazione. Al momento sono stati spesi 150mila euro per la pulizia, una prima messa in sicurezza, la rimozione delle strutture abusive nei due cortili, e delle indagini con termoscanner e geoscanner per capire quanta area va tutelata. Io credo realisticamente che con quei 5 milioni si possa mettere in sicurezza il sito, e probabilmente si potrà realizzare anche uno spazio al secondo piano. Quel luogo è interessantissimo perchè c’è uno spazio aperto incredibile, e perchè dalle finestre si vede tutto lo sviluppo della città».
UNA RETE DI CONNESSIONI – ANCHE A PIEDI – PER UNA CITTA’ CHE MERITA PIU’ CULTURA
«Nella mia testa il futuro disegno della città dovrebbe consentire una connessione tra tutti questi poli: immaginate in un futuro una strada dove c’è il museo di arte contemporanea di villa Baragiola, poi il castello di Masnago, poi si può andare al non museo del liceo artistico, poi alla fondazione Morandini e poi risalire a villa Panza. Un percorso che, con gli opportuni sentieri, può essere attraversato a piedi. Se noi immaginassimo un collegamento degli spazi museali al chiuso e all’aperto sarebbe davvero interessante»: un sogno, ma non irrealizzabile.
«Per quanto riguarda la biblioteca, noi abbiamo 450mila volumi con collezioni importanti. Ripensandola in maniera moderna, non come una biblioteca di stampo 8-900 come nella maggior parte dei casi ci sono ancora, una struttura del genere può cambiare il volto del centro di Varese: penso alla biblioteca di Cinisello Balsamo, dal punto di vista dei documenti decisamente più modesta della nostra, che ha cambiato il volto del centro città. Quello che succederà negli spazi della caserma Garibaldi potrà inoltre “stanare” i giovani universitari di Varese che attualmente non si vedono in giro, sembrano relegati in casa o nelle loro camere di studentato: e questo è un danno enorme dal punto di vista culturale ma anche banalmente economico».
A Varese infine «Ci sono anche diverse presenze teatrali: il teatro di piazza Repubblica che sta andando molto bene, lo spazio Yak, cui sono affezionato ed è alle Bustecche, dove Karakorum teatro ha avuto anche un ruolo sociale in quella zona. C’è il teatro Nuovo, che ha anche una programmazione teatrale, e stiamo rimettendo in circolazione spazio teatrale sant’Ambrogio, ristrutturato ottimamente poco prima del covid.Tutti questi posti non potranno avere il parcheggio, ma ormai abbiamo capito che Varese può essere attraversata a piedi e mezzi pubblici: una cosa che fa bene alla città»
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