La legge lombarda per allargare l’attività degli agriturismi non piace alla Fipe: “Concorrenza sleale”
Il presidente provinciale Ferrarese critica la decisione di estendere ai giorni festivi la possibilità di superare il numero massimo di pasti somministrabili negli agriturismi
Giordano Ferrarese, presidente provinciale della Federazione dei pubblici esercizi, si unisce alla protesta del presidente nazionale Lino Stoppani dopo l’approvazione da parte dell’aula del Pirellone della modifica della legge sugli agriturismi: «Stigmatizziamo il comportamento della Giunta e del Consiglio di Regione Lombardia che, a più riprese, continuano ad allargare l’attività degli agriturismi creando una totale sovrapposizione con i pubblici esercizi».
I numeri nel Varesotto
I due dirigenti della Federazione pubblici esercizi non usano mezze parole: «È grave la decisione di estendere ai giorni festivi la possibilità di superare il numero massimo di pasti somministrabili negli agriturismi, consentendo a quest’ultimi di derogare al limite di 160 pasti somministrati al giorno anche nei giorni festivi, potenzialmente oltre dieci all’anno».
Anche in provincia di Varese, dove gli agriturismi continuano a crescere e hanno ormai superato quota 30, senza contare quelli non “registrati” che sarebbero altrettanti, gli otto giorni di festività nazionale (Festa della Liberazione, dei Lavoratori, Ferragosto, Immacolata, Primo Novembre ecc..), rappresentano occasioni di incasso estremamente importanti, capaci di dare respiro al settore della ristorazione, anche grazie al comparto dei ricevimenti.
Ristorazione penalizzata
«Con tale modifica ancora una volta Regione Lombardia consente alle aziende agricole di svolgere l’attività di ristorazione da una posizione di concorrenza sleale», denuncia Stoppani mentre Ferrarese aggiunge: «Le attività agrituristiche operano in condizioni più favorevoli rispetto a quelle dei pubblici esercizi. Mi riferisco alla fiscalità generale, alle agevolazioni e agli obblighi burocratico-amministrativi (quali ad esempio doppi servizi e spogliatoi per dipendenti previsti per i ristoranti). A questo, si aggiunge poi un differente il regime dei controlli, che per i ristoranti sono disciplinati dal Testo Unico di Pubblica Sicurezza».
«Qui non si tratta di essere contro la libertà di mercato – rimarcano il presidente nazionale e quello provinciale di Fipe Confcommercio – Tutt’altro: si tratta di affermare il principio “stesso mercato stesse regole”, coerentemente con quanto previsto anche dal Mercato Unico Europeo. Inoltre, il comparto della ristorazione è uscito a fatica e con gravi ferite dalla crisi pandemica. E, a differenza delle attività agrituristiche, non ha altri mezzi sui quali poter basare la propria economia se non quelli dati dalla propria attività».
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