Innovare seguendo le regole, a Varese l’esperienza del Post e del giornalismo spiegato bene
Luca Sofri e Matteo Bordone parlano del lavoro quotidiano, i progetti e la genesi di un successo editoriale che ha conquistato il pubblico
L’era dei blog è stata palestra di creatività. Ha formato le generazioni di chi oggi si cimenta nella frontiera del giornalismo che spiega, fatto bene, e perché no, in grado di far “sentire” ciò che succede: podcast. Ma oggi che i blog hanno lasciato il passo al mondo social viviamo l’era dell’approssimazione, che ha trasformato il paradigma della qualità in quello dell’efficacia.
In mezzo c’è la nascita Il Post, esperienza sorta nel 2010 con pochi giornalisti e che oggi vanta una redazione di trenta fra giornalisti ed esperti della comunicazione oltre ad altre venti persone che si occupano del funzionamento della «macchina» sotto il profilo dell’amministrazione e di quella miriade di azioni che vanno profuse per muovere un giornale.
Post, giornale che, oltre ad un fattore quantitativo e di crescita, si è imposto nel panorama informativo con un modello di rigore sulla quotidianità, sulla verifica dei fatti e soprattutto – ad uso non solo del pubblico ma anche della stessa platea di operatori della comunicazione – sugli approfondimenti legati alla semplice spiegazione dei fatti.
Il segreto per garantire tutto questo, che poi è ciò che piace a lettori (e abbonati) del Post è in realtà molto semplice: «Il nostro è un giornale fatto col tradizionale approccio del giornalismo, in realtà molto conservatore e legato a concetti come l’accuratezza», spiega il direttore Luca Sofri, che assieme al collega Matteo Bordone ha partecipato all’incontro “Il giornalismo spiegato bene”, introdotto dal direttore di Varesenews Marco Giovannelli. Impossibile quindi non parlare delle esperienze che specialmente nel podcast vede una delle caratteristiche più innovative del giornale, podcast che spaziano dalla cronaca all’attualità e che riescono a fidelizzare i lettori, «una specie di droga» ha scherzato Bordone, «che infatti quando si diffonde fra i lettori viene proposta a pagamento».
Questioni e temi spiegati bene e in maniera approfondita sfruttando però anche gli strumenti tradizionali, come il caro e vecchio libro, dunque la carta stampata, con la fortunata collana di libri “Cose spiegate bene” che trattano di svariati temi, dalla cultura alla giustizie e, ça va sans dire, al giornalismo.
Cosa succederà in futuro? Difficile dirlo. La questione è contemperare novità e tradizione, nuove tendenze e fondamentali del giornalismo. Un presente che corre, e va veloce e che Bordone con la sua verve che lo contraddistingue, a metà fra latore di puntiglio e dispensatore di sagacia, liquida on una frase presa a prestito dal Frankenstein di Mel Brooks (quindi il “Junior”): «Il destino è quel che è, non c’è scampo più per me».
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