“Cambiare visione del mondo cambiando il modo di fare informazione”: a Glocal si parla di giornalismo costruttivo
Venerdì 10 novembre Martina Fragale e Silvio Malvolti di BuoneNotizie.it hanno spiegato l'esperienza della testata che vuole far riconquistare al lettore la fiducia - sempre più bassa - verso i media
Andare controcorrente, cambiare il paradigma e riconquistare quella fiducia che i lettori hanno sempre meno nei confronti dei mass-media. Tra i panel dell’edizione 2023 di Glocal si è parlato anche di giornalismo costruttivo.
«Come si può restituire credibilità alla professione e portare innovazione nel mondo dei media?». Sono queste le due domande da cui nascono le riflessioni dell’incontro di Glocal moderato da Roberta Bertolini di VareseNews, in dialogo venerdì 10 novembre con Martina Fragale, direttrice responsabile di BuoneNotizie.it, e Silvio Malvolti, fondatore di BuoneNotizie.it e presidente dell’Associazione Giornalismo Costruttivo.
Quella di BuoneNotizie.it, realtà nata nell’autunno del 2001 in seguito a come i media hanno affrontato l’11 settembre, è una sfida tanto virtuosa quanto imprescindibile, un approccio tutt’altro che scontato in un’epoca dettata da ritmi che galoppano a una velocità spesso insostenibile. Ritmi che, nel complesso – non complicato – meccanismo dell’informazione, digitale e non, portano redazioni ed editori a sottovalutare a responsabilità dell’informazione nei confronti dei lettori, il filtro con cui la realtà viene restituita.
Proprio per questo, come spiegato da Malvolti e Fragale, il giornalismo non può più limitarsi a rispondere soltanto alle celeberrime Cinque-w del giornalismo, magari aiutato da titoli sensazionalistici utili al fenomeno di click-bait («putaclic dicono i francesi, la notizia che si prostituisce per il click»), quello che serve è muovere un passo in più, ovvero porre le basi per un’analisi che possa contribuire a risolvere il problema. Così da non lasciare il lettore sfiduciato e impotente – col rischio di renderlo «apatico all’informazione» – davanti a problematiche rese insormontabili e ingestibili, a partire per come sono state trasmesse. L’esempio per antonomasia è quello del Cambiamento climatico – chiamato, consapevolmente, da molti “crisi climatica” – e la eco-ansia che ne scaturisce.
Come allora il giornalismo deve evolversi? Rispondendo, o fornendo le basi per farlo, anche alla Sesta-w del giornalismo: what now?, che cosa bisogna fare adesso?
«I lettori sono stufi di essere attorniati da cattive notizie, tra le principali fonti di ansie e depressioni – commentano i due, tra i primi promotori in Italia del giornalismo positivo, quello che preferisce riportare buone notizie rispetto alle tragedie che invece riempiono i salotti televisivi, talvolta fini a loro stesse -. Se private di un’analisi costruttiva le notizie negative “normalizzano” le tragedie e le trasformano in quotidianità, producendo, involontariamente, anche casi di emulazione».
Da qui la provocazione ai giornalisti presenti in sala: «Forse anche sulle prime pagine dei giornali bisognerebbe fare come con le sigarette e mettere l’etichetta “nuoce gravemente alla salute” dato l’impatto che le parole hanno sui lettori. Impatto che, invece, può essere utilizzato anche per scuotere e far prendere il toro per le corna».
Attraverso l’analisi e il data-journalism, il giornalismo costruttivo si pone dunque come “ulteriore step” rispetto al giornalismo positivo. Perché si possono e si devono affrontare anche le notizie negative. «Non possiamo dare ai lettori soltanto problemi, devono avere anche qualcosa per sperare in un mondo migliore» sottolinea Malvolti.
«Anche per BuoneNotizie.it nel corso degli anni c’è stato quindi una transizione da giornalismo positivo a quello costruttivo – continua Fragale -. Continuiamo sempre a tenere le buone notizie su un piedistallo, ma ci siamo evoluti per intrepretare anche un giornalismo che è più complesso. E per farlo l’analisi è qualcosa a cui non si può rinunciare. Solo dopo aver analizzato il problema il giornalismo può fornire la Sesta-W, il what now. Ovvero la soluzione per risolvere il problema».
Non è un caso allora che BuoneNotizie.it sia anche una vera e propria scuola di giornalismo costruttivo, che propone alle nuove generazioni i modus operandi per cambiare paradigma e andare controcorrente: «Un anno e mezzo è abbiamo deciso di fondare un’accademia che già contato circa 70 aspiranti giornalisti seguiti da dei tutor nel percorso per arrivare al conseguimento del tesserino: c’è la necessità di cambiare il modo in cui ci hanno insegnato a fare giornalismo, cambiare la visione del mondo cambiando il modo di fare informazione».
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