Oltre a far venire un gran mal di testa il reporting Esg cambierà l’organizzazione aziendale

Nell'incontro organizzato dall'area finanza di Confindustria Varese gli esperti di Kpmg e di Elite hanno affrontato il tema della governance sostenibile

Confindustria varese varie

Tra il dire e il fare un reporting di sostenibilità Esg, c’è di mezzo un gran mal di testa. Il copyright di questa battuta è dell’imprenditore Riccardo Comerio che tra l’altro ha appena dato alle stampe “Il manuale del presidente Esg”.
A dare un analgesico al titolare della Comerio Ercole spa di Busto Arsizio ci ha pensato Marco Crespi, responsabile dell’area finanza di Confindustria Varese, che ha organizzato nella sede di Gallarate l’incontro “La roadmap verso il futuro: finanza e buona governance d’impresa in un connubio virtuoso”.
(nella foto da sinistra: Maurizio Mondini e Riccardo Comerio)
Un titolo che ha il tenore di una ricetta, quanto mai necessaria in una transizione profonda quanto quella che il sistema economico sta attraversando in questa fase storica. La prescrizione arriva dagli esperti di Kpmg a cominciare da Ivan Spertini e Annalisa Violante che hanno delineato il contesto macroeconomico in cui le imprese si stanno muovendo, caratterizzato «dagli alti tassi di interesse e da un’elevata volatilità dei mercati» e dalla necessità di «avere una governance sostenibile», secondo le direttive di Bruxelles.

DUE REPORTING PER UNA STORIA AZIENDALE
Va dato atto agli esperti di Kpmg di essere andati direttamente al cuore del problema facendo una buona e chiara sintesi della complessa normativa europea in tema di reportistica Esg. «L’obiettivo di questa norma – ha detto Davide Saredi, partner kpmg – è avere un reporting di sostenibilità integrato nel report finanziario. L’informazione finanziaria e quella di sostenibilità sono sullo stesso piano e gli stakeholder giudicheranno l’impresa su entrambi».
Saredi ha mostrato una slide che riproduceva un iceberg, come dire: c’è una parte sommersa e dai contorni incerti, che riguarda la definizione di ruoli e responsabilità relativi al processo di predisposizione e attestazione della dichiarazione di sostenibilità e la gestione degli impatti, dei rischi e delle opportunità.
Chi è  dunque il responsabile di questa rendicontazione? «Questa figura non è stata ancora identificata – ha sottolineato il partner Kpmg – Il vero passaggio cruciale della norma non è fare il reporting, bensì avere informazioni che abbiano la stessa solidità di quelle finanziarie. Infine, i due report dovranno essere anche allineati sul piano temporale».
In tema di Esg le certezze sono due: la norma ha assegnato una responsabilità senza individuare il preposto e la richiesta di informazioni da parte degli stakeholder non potrà essere elusa. «È un grande cambiamento dell’organizzazione aziendale che comprende l’evoluzione della funzione del cfo. Probabilmente molte imprese usciranno dal mercato e altre, più attrezzate, vi entreranno» ha concluso Saredi.

Confindustria varese varie

I SISTEMI DI CONTROLLO
La governance sostenibile richiederà sistemi di controllo e reporting adeguati. «Sarà come guardare attraverso un telescopio – ha spiegato Giorgio Crampi, partner Kpmg – si punta verso la strategia aziendale e regolando le lenti si capisce quanto si è distanti dagli obiettivi».
Crampi ha elencato i cinque principi per un reporting efficace e passato in rassegna le varie tipologie di report: da quello standard, utilizzato per il controllo di gestione, a quello finanziario, analizzato in ambito cfo, passando per il report operativo utilizzato da ciascuna area aziendale, fino, appunto, al reporting Esg che deve dare informazioni precise sulla sostenibilità aziendale. 
«Non è solo la normativa europea a richiedere questo report – ha aggiunto Andrea Magenes, manager di Elite spa, società indipendente che opera all’interno di Borsa italiana – ma sarà la stessa filiera di appartenenza dell’azienda a richiederlo».

I CASI
Riccardo
Comerio, chiamato insieme a Maurizio Mondini, vicedirettore e cfo di Tavola spa, a portare la propria testimonianza, ha dato voce alla grande preoccupazione degli imprenditori: «Una governance sostenibile è positiva se mi porta a migliorare e non a ingessare la governance operativa della mia azienda. Noi siamo in una fase dove abbiamo dato peso alla rendicontazione Esg. Tra scopo 1 e scopo 2, abbiamo iniziato calcolando la carbon footprint (indicatore ambientale che quantifica l’impatto di un’organizzazione o di un prodotto in termini di gas serra emessi direttamente o indirettamente, ndr) della nostra azienda che è pari a 378 tonnellate di co2 l’anno. Molto meno di quella del nostro vicino d’azienda».
Mondini invece la rivoluzione organizzativa, a cui accennava Saredi, l’ha già iniziata: «Il nostro cda è composto dall’imprenditore, da sua figlia e tre amministratori indipendenti di cui uno ha la delega alla sostenibilità. All’organo di amministrazione abbiamo affiancato tre comitati operativi, rompendo in questo modo gli equilibri organizzativi, e implementato nel sistema informativo una unità di business intelligence».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 17 Novembre 2023
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