Addio ad Azelio Corni, fedele testimone di un percorso
Antonio Maria Pecchini ricorda l'artista di Castelletto Ticino scomparso pochi giorni fa
Ci sono momenti dove, nel percorso della vita, si creano situazioni dalle quali si preferirebbe fuggire, perché la vicinanza creata tra persone è tale e tanta che l’obiettività d’analisi, sul vissuto, potrebbe esserne condizionata; troppe le idee e le azioni comuni. Parlare oggi d’amicizia e di un comune lavoro con Azelio Corni, a due settimane dalla morte non è solo un problema di natura personale, coinvolge sentimenti e una vasta area di persone dove, prima delle problematiche comuni sull’arte, è stata l’amicizia a legare azioni e situazioni.
Azioni e situazioni sempre trattate con competenza e rigore di cui Azelio, nella sua sempre discreta presenza, è stato un attento e indispensabile animatore, senza mai primeggiare in visibilità, senza mai imporre unicità di pensiero. La sua competenza, la sua bravura, sta lì, nel suo ampio e articolato pensiero e in quel suo ricco mondo pittorico portatore di una realtà visiva lontana da qualsiasi verificabilità naturalistica, semplicemente nutrito dalla particolarità di un mondo, verificabile e oggettivo, suggerito da un senso di realtà intravisto nella icasticità delle immagini.
Immagini pittoriche come elementi germinali di un “primitivismo” tutto suo; un “qualcosa” emerso antecedentemente a qualsiasi riconoscibile contesto visivo. Un mondo fatto da modalità rappresentative lontane da dimensioni tridimensionali ma immerso in una linearità segnica che coinvolge intere e diverse superfici pittoriche, in una ben definita tensione spaziale la cui cromaticità è spesso frapposta da stesure di colore nero.
Bandiere cromatiche di un personale e particolare mondo, teleri ampi le cui specificità ottiche vibrano, tra luce e ombra, in un intercalato rincorrersi generando una specifica spazialità vitale. Oppure come in “Dark web”, dove le aggregazioni geometriche, costruite da tasselli quadrati, nel loro aggregarsi e sciogliersi sulla superficie, sviluppano dinamiche ottiche nel gioco di contrasti monocromatici, dentro un campo visivo immateriale, vuoto. O come nelle “Bioscritture” alfabeti immaginari senza significati verbali, frammenti cromatici di un linguaggio appena delineato. O nella serie “Promemoria” dove il segno grafico elabora una serie di contenitori, aperti/socchiusi, a suggerire contenuti e memorie da conservare e tramandare.
L’intero iter pittorico di Azelio è qui, in una ricerca di relazioni spaziali tra segno, colore e forma, elementi capaci di creare, nella loro sapiente distribuzione sulle superfici delle tele, dimensioni percettive che fanno dello spazio inclusivo uno spazio tangibile, assoluto. Una dimensione strutturale, semplicemente monocromatica e lineare nella sua espressività e che nel suo realizzarsi attua una sorte di grammatica segnica. Opere che nel gioco delle verticalità e orizzontalità, apparentemente instabili, suggeriscono, ad una prima lettura fatta oltre la semplice rappresentazione, un mondo di idee e una precisa funzione estetico/linguistica, capace di rendere, dinamico e mutevole, lo spazio pittorico considerato.
Storia di relazioni e di percorsi sulle problematiche artistiche, storia di amicizia vissuta e condivisa, storia praticata tra la metà del secondo e le successive decadi del terzo millennio. Ora, l’apparente interruzione del percorso ha concluso la possibilità di interloquire direttamente, ma ampio è il materiale pittorico che giace nello studio. Altri dovranno studiarlo e raccontarlo. Non solo per dare continuità alle parole di questa momentanea riflessione ma per regalare a tutto un territorio la professionalità, le abilità e il rigore di un autore sottrattoci troppo improvvisamente all’amicizia e al nostro complesso mondo.
Un artista, Azelio Corni, testimone di una esperienza pittorica totale e sensoriale che ha saputo collocare nella complessità delle problematiche dell’arte un preciso processo linguistico e creativo, senza pretese di scientificità, semplicemente usando colori, segni e materie per neutralizzare, attraverso le opere, i fantasmi, a volte ossessivi, della nostra naturalità.
Novembre 2023
ci siamo parlati troppo poco nell’ ultimo mese,
altre erano le priorità, però questo improvviso
finale non consola, lascia, in verità,
solo un vuoto profondo congela, l’istante del riscontro
in un ben definito tempo e chiude il possibile
incontro in un lutto cupo, senza fondo.
Dove ti ritrovo adesso? Dove continuare ancora
gli appassionati momenti dei confronti?
Tutto è sempre stato lì, nell’accogliente tepore
della casa, nelle diverse verità enunciate
dalle parole negli incontri, nei differenti percorsi
realizzati da ciascuno dei presenti e tu, stavi lì,
nelle allegre serate conviviali in piena libertà,
immerso tra le brillanti superfici colorate
e la leggerezza dei tuoi teleri, stesi
come da una carezza sulle intere
pareti laterali: icone visive di una stanza
proposta ai presenti, viva testimonianza
della profonda ricchezza dei tuoi pensieri.
Tu eri lì, sommerso nei tanti racconti narrati
da noi tutti a viso aperto e vissuti lontani
da egemoniche pretese di successo, semplici
“querelle” sull’arte, coltivate attorno a parole
per niente secondarie a narrare di forme e colori,sogni e ombre; una sorta di regesto
di personali, artistici percorsi,
e tu lì, nel centro d’ogni sereno confronto,
con parole pacate, senza tempo, misura
di un pensiero attivo, da te sempre percorso,
praticato da molti di noi nel semplice confronto
di un presente, legato ai tanti quotidiani giorni;
occorre prenderne atto, farsi una regione
dei così ricchi momenti degli incontri
anche se da oggi niente è più come prima
e il tempo amaro dell’esistenza resta tutto nostro.
E ancora sei del tutto lì, anche ora,
nel tuo definito presente del morire,
travagliato momento nostro e del tutto nuovo,
subito da noi tutti in eguale modo, nel tempo
quotidiano del nostro vivere, sommersi,
come tutt’ora siamo, nella consapevole certezza
d’aver vissuto il più straniante giorno d’un salutoantonio
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