Per l’agguato di Arcisate l’arrestato non parla, e il fucile che ha sparato non si trova

Il 23enne si avvale della facoltà di non rispondere davanti al Gip che si riserva circa la misura cautelare da applicare. La Procura dispone accertamenti tecnici irripetibili sull'auto ripresa dalle telecamere di sorveglianza la sera dell'agguato

carabinieri notte pattuglia

Per il tentato omicidio di Arcisate avvenuto nella tarda serata di venerdì scorso, 5 gennaio, il giovane arrestato continua a rimanere in silenzio. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Varese avvenuto martedì in tarda mattinata ai Miogni di Varese l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, medesima scena di quella a cui i magistrati hanno assistito durante la convalida del fermo di indiziato di delitto emessa dal pubblico ministero nella notte di sabato.

Sempre sabato due fatti importanti avvenuti attorno a questa storia consumatasi all’esterno di un pub nella zona della stazione del paese della Valceresio sembra per bisticci afferenti una ragazza. E sono: il buon ufficio dell’avvocato Corrado Viazzo, difensore dell’arrestato, che ha permesso una fattiva collaborazione con le forze dell’ordine per l’esecuzione del “fermo“ di pg; e le perquisizioni seguite nell’appartamento condiviso dal ragazzo con la madre, a Cuasso al Monte.

Qui sono state trovate due cartucce “Remington 12/70 mm“, stesso tipo e stesso modello di quella esplosa durante la sparatoria fuori dal bar. Ma non è stata trovata l’arma che avrebbe sparato quella sera.

Si tratta con una quasi certezza di un fucile da caccia (i bossoli sono quelli di grande foggia, di solito colorati e in plastica, che nella maggior parte dei casi contengono piombo spezzato e che nelle armi automatiche vengono espulsi appena dopo l’esplosione del colpo). Quindi, di fatto, manca l’arma che ha sparato colpendo il ragazzo di 25 anni nella zona addominale (poi ricoverato in ps a Varese in codice rosso).

Sul fatto sono state ascoltate già nelle more dei primi accertamenti due amiche del ferito due ragazze che non hanno visto esplodere il colpo, ma hanno visto invece l’amico cadere a terra rantolante, e una Cinquecento di colore bianco (si saprà poi, noleggiata in Svizzera) sgommare sulla statale. Una fuga frettolosa ripresa dalle telecamere che ha rappresentato un elemento fondamentale per risalire prima ali connotati del sospettato, e per procedere poi alla sua cattura. E proprio sull’auto impiegata dal sospettato per la fuga la Procura ha chiesto accertamenti tecnici irripetibili, come conferma il difensore del 23enne che allo stato è rinchiuso ai Miogni ma su cui il gip di Varese si è riservato di decidere la misura cautelare da applicare.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Gennaio 2024
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