Oltre i calzini spaiati: l’inclusione è esperienza quotidiana e inizia a scuola
Cani d'assistenza a scuola e incontri diretti dei bambini con le famiglie che vivono la disabilità: la proposta per una reale inclusione parte da un'esperienza all'oratorio di Masnago
Due settimane fa la decima edizione della Giornata dei calzini spaziati per l’inclusione. Ma cosa succede l’indomani del coinvolgente gioco social nato per sostenere l’ìidea che “Unico è bello”? I calzini tornano ad appaiarsi e, soprattutto, si scopre che in realtà l’obiettivo dell’inclusione è ancora lontanissimo: «Forse se ne parla di più, ma concretamente non si sa affrontare l’inclusione, spesso neppure nei contesti preposti a farlo».
L’amara riflessione è di Alessandra Gandini, istruttrice cinofila di Dog’s Avanue, associazione sportiva dilettantistica e di promozione sociale attiva a Varese, Cantello e Montegrino Valtravaglia. Lei di inclusione si occupa addestrando cani d’assistenza, spacializzati nell’aiutare i padroni con determinate disabilità a vivere meglio la quotidianità.
Tra questi Aaron, il labrador che da circa un anno aiuta Leonardo – 12 anni – ad affrontare l’autismo.
L’amicizia tra il cucciolo di labrador e Leo per affrontare insieme l’autismo
L’INCLUSIONE NON SONO DUE CALZINI SPAIATI
«L’inclusione non sono due calzini spaiati – afferma Gandini – Inclusione è invitare alla festa di compleanno del proprio figlio anche il compagno di scuola disabile, anche alle scuole elementari, alle medie o alle superiori, non solo all’asilo. Inclusione è collaborare ad organizzare un oratorio estivo cui anche un bambino disabile possa partecipare in modo da non essee costretto a passare l’estate da solo a casa. Inclusione è scegliere per i figli uno sport che sia accessibile anche a chi ha delle difficoltà motorie o cognitive, senza che sia ghetizzato. Inclusione è insegnare ai propri figli a giocare al parco anche con un bambino di 14 anni autistico che vuole comunque andare sulla giostrina per i più piccoli».
«Per costruire inclusione bisogna innanzi tutto conoscere la disibilità – spiega Gandini – E per conoscere la disabilità bisogna parlarne innanzi tutto con chi la vive ogni giorno per tuffarcisi dentro e iniziare a condividere vissuti, aspettative, dubbi e difficoltà ma anche strategie, soluzioni ed esperienze positive».
Proprio come è stato fatto a luglio all’oratorio estivo di Masnago, quello frequentato da Leonardo e dal suo cane Aaron: i 150 bambini dell’oratoio sono stati coinvolti in una mattinata di attivià con i cani d’assistenza in cui hanno potuto conoscere altri cani d’assistenza di Dog’s Avenue, capire come sono addestrati e come ci si comporta con loro “senza disturbarli al lavoro”. Ma soprattutto hanno potuto parlare di autismo direttamente con la mamma del loro compagno di giochi Leonardo, Cristina Finazzi – già fondatrice di Spazio Blu Autismo – e rivolgere a lei tutte le loro domande. Chiederle ad esempio se l’urlo di Leo in una precisa situazione era di entusiasmo o di fastidio, oppure se un determinato gioco poteva piacergli oppure no. E perché.
DAI CANI D’ASSISTENZA ALL’INCLUSIONE
Da quell’esperienza all’oratorio di Masnago nasce una proposta. L’istruttrice cinofila Alessandra Gandini e la mamma Cristina Finazzi offrono a scuole, società sportive, oratori e, più in generale contesti sociali frequentati da tutti i bambini, degli incontri pratici, per parlare di autismo in modo diretto. «Rispondere alle domande vere e dirette dei bambini e dei genitori è fondamentale per spiegare la quotidianità dell’autismo, ad esempio il loro modo diverso di percepire la realtà, e quindi il fastidio, il piacere, il pericolo», dice mamma Cristina citando ad esempio il video di Fracta Limina “Io vedo sento e percepisco in modo diverso” (a QUESTO LINK).
«Più che indossare calzini spaiati una volta l’anno, sarebbe costruttivo provare a metterci nei calzini degli altri qualche volta – aggiunge Gandini – L’attività con i cani d’assistenza veicola, attraverso la cura degli animali, un modo diverso di approcciarsi agli altri e a chi percepisce la realtà in modo diverso, sentendo ad esepio più forti odori, suoni e rumori».
«Mi è capitato di lavorare con bambini autistici destabilizati dal disordine, che all’asilo sono andati in crisi per un paio di calzini spaiati, con buona pace dell’inclusione – racconta Gandini – Per questo credo che avere l’opportunità di conoscere un’esperienza reale di disabilità, in modo semplice e diretto come i bambini sanno fare, sia più efficace del gioco di un giorno».
Chiunque fosse interessato ad organizzare incontri pratici di questo tipo, per conoscere in maniera più diretta il mondo della disabilità, spiegare ai bambini cosa sia la disabilità e come relazionarsi a bambini che vivono la disabilità ogni giorno e aprire così nuove porte all’inclusione può contattare Cristina scrivendo a segreteria@spaziobluautismo.it oppure Alessandra al 348 8583243.
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