“Ingiusta la tassa sulla salute dei frontalieri“: a Lavena Ponte Tresa il punto sulle prossime mosse

Pronta sul tema una delibera da adottare per tutti i 500 comuni di frontiera. Il sindacato: un pool di avvocati sta studiano la questione sul piano giuridico. L'ipotesi dell'impugnazione dinanzi alla Consulta

Generico 19 Feb 2024

Di qua e di là del Tresa un solo messaggio: «La tassa sulla salute dei frontalieri è ingiusta». Il titolo dell’incontro è anche manifesto politico – inteso come scelta di governo – sulla tassazione prevista nella manovra finanziaria varata alla fine di dicembre dal Governo italiano che ha ufficialmente approvato la nuova tassa sulla sanità per i “vecchi frontalieri”. La maggioranza in Regione Lombardia appoggia questa soluzione, mentre i territori di confine si interrogano, anche se alle valutazioni iniziali in realtà Comuni di frontiera, e parti sindacali italiane e svizzera hanno già superato la fase dell’analisi ed espresso un verdetto che appunto ha denominato l’incontro tenutosi sabato pomeriggio alla sala polivalente di via Colombo a Lavena Ponte Tresa.

Il pubblico è delle grandi occasioni, tanti sindaci, molti frontalieri, specialmente “vecchi“ frontalieri, soggetti sui quali la tassa dovrà ricadere se non verranno cambiati i meccanismi previsti dalle disposizioni del Governo Meloni. L’incontro è stato organizzato dal Consiglio Sindacale Interregionale
Ticino-Lombardia-Piemonte, e dall’Associazione Comuni Italiani di Frontiera (ACIF), con il patrocinio del Comune di Lavena Ponte Tresa.

Ed è proprio il sindaco del paese di Confine che ha pure la rappresentanza dei colleghi dei Comuni italiani di frontiera che ha una visione chiara sul tema: «Il titolo del nostro incontro è quanto mai eloquente», specifica Mastromarino. «È una tassa ingiusta perché palesemente in contrasto con l’accordo fiscale appena firmato che definisce il perimetro d’imposta coi frontalieri. L’idea è quella di condividere una linea comune con le organizzazioni sindacali, che assieme ai Comuni hanno dato vita all’accordo fiscale».

Presenti all’incontro anche Andrea Puglia (Ocst), Mario Bertana (UNIA Ticino), Giuseppe Augurusa (CGIL frontalieri), Marco Contessa (CISL frontalieri) Raimondo Pancrazio UIL frontalieri.

Un incontro «andato molto bene, dal momento che c’è molto interesse attorno a questo tema. Abbiamo provato a ragionare su cosa fare», spiega Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale frontalieri Cgil. «Per quanto riguarda le amministrazioni pubbliche c’è l’intenzione di proporre una delibera agli oltre 500 Comuni di frontiera per respingere questa tassa. Noi come sindacato proseguiamo la mobilitazione con assemblee (saremo prossimamente anche in Valtellina e nell’area del Verbano) chiedendo di continuare una raccolta firme sul punto. Abbiamo inoltre dato mandato ad un pool di avvocati di studiare il tema sul piano giuridico. C’è in ballo il principio dell’universalità della prestazione sanitaria che è adottato nel nostro Paese. ed esiste una contraddizione di fondo che con l’applicazione della nuova normativa andrebbe in contrasto con quanto finora sostenuto dal Ministero: per i vecchi frontalieri si è sempre applicato il sistema dei ristorni, che rappresentano una tassazione alla fonte. Con questa tassa vi sarebbe di fatto una doppia imposizione fiscale». Il sindacato italiano è convinto di poter combattere una battaglia avendo al suo fianco l’omologo d’oltre confine, cercando di mantenere parimenti aperto un dialogo con le istituzioni della Confederazione: «Siamo convinti», conclude Augurusa, «che su queste medesime posizioni vi sia anche la Svizzera con cui avremo un confronto, se sarà disponibile, per far interagire i nostri legali con quelli svizzeri per capire se si può viaggiare sullo stesso binario»

D’altro canto anche la sintesi della parte sindacale svizzera è molto chiara. Il sindacato d’oltreconfine – sostiene l’Ocst –  pur non avendo alcun potere diretto su una norma unilaterale decisa in Italia aveva fin da subito protestato, chiedendo in modo deciso ai parlamentari di confine di tutelare il proprio elettorato. E nell’incontro di sabato è stata ribadita con fermezza la posizione di contrarietà a questa nuova tassa: un eventuale contributo per la sanità da parte dei “vecchi frontalieri” andava discusso, quantificato e concordato con le parti sociali.

«Soprattutto rimarchiamo come questa tassa sulla sanità risulta contraria al nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri, negoziato proprio dall’Italia con la Svizzera, tramite il quale avevamo ottenuto la garanzia che i “vecchi frontalieri” sarebbero stati tassati esclusivamente in Svizzera», specificano dall’Ocst.

Cosa succederà ora? «Nel caso in cui non vi fosse l’interlocuzione col Governo che chiediamo», chiosa Mastromarino, «sarà il momento di ricorrere attraverso tutti gli strumenti istituzionali contro questa decisione del Governo che penalizza i nostri lavoratori di confine».

Per l’impugnazione occorre l’entrata in vigore della normativa, fatto che tecnicamente non è ancora avvenuto. Ma, in via teorica, le regioni potrebbero già impugnare la norma dinanzi al giudice costituzionale.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Febbraio 2024
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