Il Castello di Belforte non puo’ più aspettare
Lettera di Arturo Bortoluzzi presidente dell'associazione “Amici della Terra” onlus a sindaco e assessori competenti. «Le Condizioni deteriori vanno a braccetto con quelle dei reperti della storia risorgimentale che erano ospitate presso Villa Mirabello»
Arturo Bortoluzzi, presidente dell’associazione “Amici della Terra” onlus, scrive al sindaco Attilio Fontana, all’assessore all’Urbanistica Fabio Binelli e all’assessore ai Lavori pubblici, Gladiseo Zagatto, per avanzare alcune proposte per i lavori strutturali per e per la destinazione conclusiva.
«Le Condizioni del Castello di Belforte destano sempre più preoccupazione dal punto di vista statico ma soprattutto desta ancor più preoccupazione la incapacità (o più appropriatamente, la non volontà) politica di risolvere una problematica strutturale che riguarda tutti i varesini interessando la storia del territorio in cui abitiamo e operiamo. I motivi? Abbiamo ragione di credere che questi possono trovarsi nell’incertezza sulla destinazione e nella penuria di soldi necessari sia al restauro sia al mantenimento di una struttura in ambito pubblico. Le associazioni ambientaliste varesine si erano fatte carico avvenisse la donazione dalle sorelle Tenconi al Comune di Varese, stante
Nel far ciò avevano avuto in un pubblico convegno un’esplicita imbeccata dell’allora assessore Zanzi. Perché poi il Comune di Varese, che ha fatto pure svolgere dei lavori, non ha promosso una azione legale per acquisire anche la quota di minoranza il Castello? Perchè il Comune di Varese non ha utilizzato tutte le armi a sua disposizione?
Avevamo sollecitato il Comune all’uopo a chiedere il risarcimento dei soldi spesi ovvero a far valere delle norme regolamentari che impediscono ai privati di conservare in ambito comunale degli immobili in condizioni di disordine.
Perché non abbiamo avuto riscontro e perché non si sono coltivate queste strade?
Le Condizioni deteriori del Castello di Belforte vanno a braccetto con quelle dei reperti della storia risorgimentale cittadina che erano ospitate presso Villa Mirabello di Varese.
Chiediamo, cortesemente, di venire informati sulle condizioni delle divise e delle armi garibaldine.
Si domandava quale possa essere la destinazione del Castello di Belforte?
Diciamo di primo acchito: un museo risorgimentale almeno di rilevanza regionale e di studio sulla storia del territorio ed anche sull’epopea degli industriali e mecenati varesini di cui alla mostra varesina "Accoppiamenti giudiziosi" presso il Castello di Masnago.
Museo che potrebbe essere rivolto a questo scopo allo studio del liberty locale, delle ville varesine, del sistema dei trasporti locali, delle arti varesine, ecc. Abbiamo
Lo studio del passato dev’essere alla base delle scelte future.
Il Castello di Belforte non sarebbe abbandonato ma potrebbe fungere da centro di documentazione sulla storia del territorio.
Non si scordi poi un elemento essenziale.
Il Castello di Belforte potrà avere dei finanziamenti per il suo recupero con maggiore facilità, se inserito all’interno di un sistema che a sua volta possa costituire minor porzione di una pianificazione sistemica territoriale qual’è il piano di gestione Unesco del Sacro monte di Varese attorno al quale notiamo c’è troppa assenza della classe politica varesina e che, invece, debba essere un partito che la maggioranza che attualmente governa la città cavalchi con forza e cognizione di causa.
Chiediamo venga aperto per favore un procedimento; chiediamo di farne parte e che vengano invitati a presenziare il Ministro per i Beni Culturali, il Presidente della Regione Lombardia, Il Presidente della Provincia di Varese, il Console austriaco di Milano, il Responsabile di Unesco a Roma Dottor Manuel Guido, il Presidente della Fondazione Garibaldi di Genova, il Presidente di Univa e il Presidente di Varese Europea».
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