Personale più stabile e in futuro una vocazione per la riabilitazione: l’ospedale di Gallarate secondo la nuova dirigenza
Daniela Bianchi, nuova direttrice Asst Valle Olona, è intervenuta in Commissione speciale Sanità, facendo il quadro sulle difficoltà attuali, le soluzioni ipotizzate, le prospettive
Il punto di partenza non è facile: «Solo nel 2023 sono andati via 40 medici, una fuga di professionisti importante», dice la nuova direttrice dell’Asst Valle Olona, Daniela Bianchi, parlando dell’ospedale di Gallarate.
Sentita in Commissione speciale Sanità in sala consiliare gallaratese, Bianchi ha fatto il punto sulla situazione del presidio e sulle prospettive future.
«La nostra idea è portare i nostri presidi a uno stato di salute anche in condizioni di rilancio, nostra intenzione è non chiudere alcuno dei servizi, ma anche di rilanciare prima della attivazione dell’ospedale nuovo» ha detto con piglio sicuro. «Lo stiamo facendo con un lavoro direi sartoriale».
Serve un approccio non solo emergenziale, sostiene Bianchi: «Per rilanciare dobbiamo pensare a personale strutturato». Bene i contratti con le cooperative come soluzione transitoria, ma poi serve personale stabile.
Priorità? Gli investimenti prioritari sono quelli su pediatria, cardiologia, gastroenterologia (dove Busto sta tappando falle nel personale di Gallarate). E ancora la riapertura dei quattro posti di psichiatria, un elemento citato nell’ambito della più ampia e delicata sfida del settore salute mentale.
E sull’ospedale unico? Si va avanti, orizzonte 2029. E nell’ambito del percorso – ha aggiornato Bianchi – si parte con incarico (affidato il 29 febbraio) ad Arexpo per pensare l’attuale sedime del Sant’Antonio Abate.
Che ruolo potrà avere il presidio in centro a Gallarate? «Nella riabilitazione, come già Somma Lombardo. Andiamo incontro a crescenti esigenze della popolazione sempre più anziana e spesso sola».
Ci sono stati vari interventi anche dei diversi medici in commissione, come gli ex ospedalieri Zarcone, Crivelli e Zaro (cui si è aggiunto il consigliere Aspesi, ancora in forza al Sant’Antonio Abate) su più aspetti. Rispondendo a Zaro – ex primario della riabilitazione – Bianchi ha spiegato che ci si sta attivando per il percorso Dama (Disabled Advanced Medical Assistance), «stiamo predisponendo una convenzione con Asst Rhodense che è stata tra le prime ad attivare un percorso Dama».
Elena Pastò, medico di base in Gallarate e uno dei cinque membri “laici” (nel senso di non espressione della politica) della Commissione, ha portato la visione «molto critica sull’approccio alla cronicità» ma ha lanciato un messaggio di apertura al confronto: «Come medici di base chiediamo di coinvolgerci, perché medici di base pronti a ‘sporcarsi le mani’ credo ce ne siano davvero».
Sul rapporto con la medicina generale la stessa direttrice Bianchi ha riconosciuto una carenza sin qui.
Marco Colombo (FdI) ha sottolineato i problemi a lungo negati e accolto l’intervento di Bianchi come momento di discontinuità rispetto al passato: «Siamo di fronte a un dirigente che mi pare consapevole di quello che deve affrontare».
Ma si può dire che in modo diverso da vari consiglieri c’è stata un’apertura di credito verso la nuova dirigente. Con più prudenza il consigliere Pd Pignataro ha auspicato una «inversione di tendenza» rispetto all’atteggiamento visto in passato, in cui anche decisioni di grande impatto – come la chiusura della cardiologia, poi scongiurata – sono state comunicate come scelte inevitabili e già recepite. Anche il sindaco Cassani ha ricordato (e contestato poco implicitamente alla vecchia dirigenza) la «mancata comunicazione e programmazione».
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Unica posizione fortemente critica – non sulla relazione di Bianchi ma sul funzionamento della Commissione Sanità – è stata quella di Massimo Gnocchi di Obiettivo Comune, che dopo il primo dibattito ha lasciato l’aula. «Questa commissione, come temevamo, almeno sino a oggi si è quindi rivelata una commissione priva di concreta utilità, una commissione della chiacchiera alla quale OCG oggi decide di sottrarsi per coerenza e rispetto delle migliaia di firmatari dimenticati non solo per loro».
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