Caso “Molina“, Airoldi e Campiotti assolti anche in Appello a Milano
La sentenza di primo grado era stata impugnata dall’accusa a Varese. Prescritta una delle contestazioni. Tecnicamente possibile il ricorso della Procura generale in Cassazione
Dopo l’assoluzione dello scorso anno dinanzi al Collegio di Varese per il “caso Molina“, Christian Campiotti e Lorenzo Airoldi, (ai tempi dell’indagine della guardia di Finanza rispettivamente presidente di Fondazione Molina di Varese e legale rappresentante di Rete55 Evolution spa), sono stati assolti anche in Appello a Milano.
La sentenza a loro favorevole pronunciata dai giudici di Varese (Presidente Andrea Crema, a latere Luciano Lucarelli e Niccolò Bernardi) il 14 luglio 2022, già assolveva i due imputati dal reato di “appropriazione indebita“ (reato riqualificato dal precedente di “peculato”): era difatti contestato a entrambi un prestito obbligazionario di 450 mila euro acceso da Fondazione fratelli Paolo e Tito Molina a beneficio di Rete55 Evolution spa (nel 2015, obbligazioni convertibili), e al solo Campiotti la sottoscrizione per Molina di un prestito obbligazionario per 500 mila euro emesso da Mata spa (di natura ipotecaria, nel 2016).
La sentenza venne impugnata dalla Procura di Varese e giovedì mattina i giudici di secondo grado ha pronunciato in Appello a Milano l’ulteriore assoluzione con formula piena per entrambi gli imputati per il primo capo d’imputazione, cioè il prestito a beneficio della società editoriale, mentre è subentrata la prescrizione per il prestito da mezzo milione concesso a Mata. Una vicenda che fa dunque un passo avanti sotto il profilo penale; tecnicamente si parla di assoluzione per il prestito a Rete 55 (che vale dunque per entrambe gli imputati), mentre è subentrata la prescrizione per Christian Campiotti in merito al prestito a Mata spa: reato estinto, imputato prosciolto (ma con questa formula Campiotti dovrà rifondere le spese legali a Fondazione Molina che si era costituita parte civile, mentre aveva rinunciato nella costituzione verso Rete 55 in virtù della restituzione del debito da parte di quest’ultima).
Cosa succederà ora? Tenendo sempre conto della presunzione di innocenza, rimane il terzo grado di giudizio, in Cassazione. Ma si tratta del giudice di legittimità e non di merito: teoricamente la Procura generale, se dovesse trovare validi motivi, potrebbe impugnare una volta depositate le motivazioni, entro 90 giorni. «Ma è un’ipotesi che giudichiamo come assai remota», ha specificato a margine dell’udienza di giovedì il legale di Lorenzo Airoldi, l’avvocato varesino Stefano Bruno.
Questo per quanto concerne le specifiche contestazioni in sede penale in merito ai prestiti del 2015-16.
Rimangono tuttavia, come è noto, le conseguenze di natura economica per la Fondazione varesina che si occupa di assistenza agli anziani: a seguito delle procedure concorsuali che hanno riguardato i soggetti beneficiari dei presiti obbligazionari probabilmente Molina non vedrà onorato parte considerevole del capitale investito.
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