Per l’ingiusta detenzione di Stefano Binda udienza a Milano il 21 giugno
I giudici milanesi dovranno nuovamente esprimersi sulla richiesta presentata dai legali dopo anni di carcerazione. Oggi Binda svolge attività di volontariato in carcere

Sarà la quinta sezione penale della corte d’Appello di Milano che dovrà decidere sulle sorti dell’equa riparazione richiesta allo Stato per l’ingiusta detenzione patita da Stefano Binda, indagato e poi imputato per l’omicidio di Lidia Macchi, poi scagionato da ogni accusa fino all’ultimo grado di giudizio.
Binda venne arrestato nel 2016, ma solo nell’estate del 2019 rimesso in libertà dopo la sentenza che ha ribaltato l’ergastolo pronunciato dai giudici di Varese nell’aprile 2018.
Ora l’iter per ricevere dallo Stato un indennizzo per la detenzione è da tempo avviato, ma è in corso un giudizio che la Cassazione ha inoltrato ai giudici di Milano dopo che la Procura generale aveva impugnato la decisione che dava il via libera al risarcimento, stimato in un importo intorno ai 300 mila euro. La quarta sezione della Cassazione aveva deciso per annullare l’ordinanza impugnata e aveva disposto il rinvio per il nuovo giudizio alla Corte d’Appello di Milano cui rimetteva anche la regolamentazione delle spese tra le parti.
È stata dunque stabilita la data dell’udienza, fissata per il 21 di giugno. Stefano Binda è rappresentato in giudizio dall’avvocato varesino Patrizia Esposito che assieme al collega Sergio Martelli lo aveva assistito nelle fasi seguenti all’arresto.
Stefano Binda, che segue passo passo le vicende legate all’iter in corso (come ha fatto anche per gli altri aspetti procedurali della sua “storia“ processuale) oggi svolge attività di volontariato anche nel carcere di Busto Arsizio che lo ha visto detenuto sin alla pronuncia della corte d’Appello di Milano: è anche a capo di una cooperativa sociale senza scopo di lucro che promuove le attività lavorative dei detenuti.
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