Tappa a Varese per la capolista del PD Cecilia Strada: “L’Italia è la porta dell’Europa”
Per l'operatrice umanitaria ed ex presidente di Emergency giornata nel Varesotto in vista delle elezioni europee dell'8 e 9 giugno. "Il compito della politica è quello di prevenire l'emergenza. Serve tenere le persone nella luce delle legalità, non rinchiuderle nell'illegalità amministrativa"
«Periferia dell’Europa? L’Italia è la porta d’Europa e deve ritrovare il suo ruolo di Paese sul Mediterraneo» non ha dubbi Cecilia Strada, capolista del Partito Democratico nella circoscrizione del Nordovest (Lombardia, Piemonte, Liguaria e Valle d’Aosta) in visita oggi, domenica 12 maggio, nel territorio del Varesotto in vista delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, con ben tre appuntamenti nel calendario odierno, tra Varese, Cardano al Campo e Saronno.
Per l’operatrice umanitaria ed ex presidente di Emergency si tratta della prima esperienza in politica, una scelta maturata nel corso dell’ultimo anno segnato in particolare da un episodio vissuto nelle acque del Mediterraneo.
«Quello che è successo lo scorso 13 settembre è stato un punto di svolta per me – spiega a proposito della candidatura durante un incontro con la stampa -. Ero a bordo della ResQ People, la stessa nave su cui mi trovavo il giorno in cui è morto mio padre, per un naufragio, nell’intervento abbiamo salvato 47 persone dalle acque del Mar Mediterraneo ma abbiamo recuperato anche il corpo di una signora. Ho fatto un po’ fatica a ritornare “a terra” dopo quello che era successo. In mezzo al mare è molto chiaro sapere dove si trova il “giusto” e dove il “sbagliato”, ma quando sono sbarcata ho trovato un Paese che era un po’ inchiodato su altro. Mi sono detta, “così non può funzionare”, mentre in mare venivano salvate delle persone a livello governativo si condannavano a morte i prossimi. Ho cominciato a ragionare sull’impatto che potevo avere sul mondo, e se potevo fare qualcosa di più. In quel momento Elly Schlein mi ha chiamato e ho capito che dovevo fare la mia parte: tante persone possono prendere il mio posto sulla nave, io posso provare a evitare che i miei colleghi debbano continuare a soccorrere persone e raccogliere cadaveri».
Un tema, quello delle migrazioni, su cui a Bruxelles e a Strasburgo si gioca una partita importante e che Strada ha sempre affrontato nel corso della sua vita, seppur in un ruolo diverso dallo scacchiere politico. «Intendo continuare a occuparmi di diritti umani, in un modo diverso. Per tutta la vita ho chiesto alla politica di fare la propria parte, adesso penso sia arrivato per me il momento di provare a risolvere i problemi prima dell’emergenza. Da operatrice umanitaria ho sempre vissuto a contatto con persone in stato di emergenza, il compito della politica è proprio quello di prevenirla ed evitare così che le persone finiscano in uno stato di povertà, di malattia, senza la possibilità di curarsi o vittime in mezzo al mare».
“L’EUROPA È STATA UN ESEMPIO DI SOLIDARIETÀ DURANTE LA PANDEMIA”
Per Strada l’Europa non è un sogno ma un “progetto“, molto complesso e a cui credono in pochi, «ed è per questo che va costruito, nonostante una preoccupante affluenza, sempre più bassa».
Un esempio positivo per credere nell’Europa? «Durante la pandemia – risponde Strada – c’è stato un ottimo esempio di come può funzionare l’Europa, solidale e unita nell’affrontare le difficoltà, per esempio il tema dei vaccini o i sostegni alle piccole medie e impresi tramite i fondi europei. Naturalmente ci sono state altre cose che invece devono essere affrontate diversamente, a partire dalla gestione dei migranti, che ancora non viene risolta. A partire dal nuovo Patto Ue migrazioni e Asilo, un fatto che il PD non ha sostenuto perché creerà delle gravi violazioni dei diritti umani dei migranti richiedenti asilo senza proteggere i paesi di primo approdo come l’Italia. Un patto che non dovrebbe piacere neanche agli elettori di centrodestra».
“TENERE LE PERSONE NELLA LUCE DELLA LEGALITÀ”
«Sull’integrazione bisogna lavorare di più e meglio, anche in Italia. I Decreti sicurezza sono stata la prima fabbrica dell’insicurezza. Non hanno fatto che cacciare le persone fuori dal sistema di accoglienza mettendoli alla mercé dei criminali. Se si vogliono controllare, tutelare e integrare le persone bisogna tenerle nella luce delle legalità e non rinchiuderli nell’illegalità amministrativa. Oggi nei Cpr (i centri di permanenza per i rimpatri, ndr.) si trovano persone che non sanno quando usciranno, se i loro Paesi non hanno un accordo con l’Italia per l’epulsione allora non c’è soluzione, saranno costretti a rimanere nei centri in condizioni devastanti, che causano danni enormi sulla salute mentale e talvolta anche il suicidio».
“CON SCHELEIN LA ROTTA DA SEGUIRE”
«Quanto ha inciso Schlein nella scelta di candidarsi per le prossime elezioni? Tutto (ride, ndr.), La conosco da molto tempo e abbiamo sempre condiviso diverse battaglie. La nuova rotta che ha preso il Pd fa la differenza, a partire dalla campagna con cui si presenta alla europee: “Il mare, non un cimitero” e “Salario minimo, non sfruttamento”. Questa è la rotta che mi interessa mantenere, e Schlein fa la differenza».
“L’ITALIA È LA PORTA DELL’EUROPA”
«Se riuscirò a portare a Bruxelles, al centro, una periferia come l’Italia e il Mediterraneo? L’Italia è la porta dell’Europa. Questo dal mare si vede molto bene: le persone arrivano a Lampedusa o a Trieste ma non arrivano in Italia, arrivano in Europa. Una ragione in più per riprenderci il nostro ruolo di Paese che guarda a tutto il Mediterraneo. Per questo è evidente che bisogna chiedere che l’Italia non sia lasciata sola ad affrontare il fenomeno».
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