Per i maltrattamenti all’asilo di Gavirate chiesti tre anni per la “cuoca“
I fatti contestati nel 2018. La responsabile già giudicata in abbreviato: fra meno di un mese la decisione per la seconda figura della struttura passata sotto la lente dei carabinieri che misero le telecamere

Fu uno dei più eclatanti processi relativi ai maltrattamenti in famiglia consumati in una struttura per l’infanzia, grazie all’impiego delle telecamere per scopi d’indagine che oltre a mostrare un contesto dove volavano le ciabatte in faccia ai piccoli ospiti del nido, oltre a strattonamenti e offese, inaugurarono anche una stagione politica dove si cominciò a parlare dell’introduzione delle telecamere nei luoghi di cura.
Oggi 22 maggio per i fatti consumati al nido di Gavirate “Imparare è un gioco” si è fatto un passo in più per il giudizio di una delle due persone accusate di quel reato previsto dal codice penale come maltrattamento in famiglia, in questo caso aggravato dalla minore età delle vittime: la posizione che deve definirsi dinanzi al giudice monocratico di Varese è quella della “cuoca“ della struttura per la quale è stata chiesta dalla Pm Arianna Cremona una condanna a 3 anni (la pena edittale va da 3 a sette anni, oltre alle aggravanti eventuali). Il processo è nella sua fase finale e l’udienza è stata aggiornata al 14 giugno quando oltre ad ascoltare il ragionamento difensivo dell’avvocato Corrado Viazzo, il giudice già in quella data potrebbe emettere il suo verdetto.
Diversa posizione processuale per l’educatrice titolare della struttura (posta sotto sequestro dai carabinieri che notificarono pure una misura cautelare ai domiciliari) che intraprese la strada del rito abbreviato (dinanzi al Gip) con una condanna di 3 anni e 4 poi ridotta in appello a due anni e sempre 4 mesi.
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