Daniele Novara: “L’educazione dei bambini è sempre una questione di misura”

In questa intervista il famoso pedagogista parla del caso della scuola materna di Fagnano Olona al centro di feroci polemiche per aver portato in gita i bambini in una caserma della Nato

Daniele Novara

«L’educazione è sempre una questione di misura e ce n’è una per ogni cosa specialmente in relazione all’età. Ciò che va bene per gli adulti, non necessariamente va bene per i bambini». A parlare è Daniele Novara, tra i più importanti pedagogisti italiani, fondatore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Piacenza. Oggetto del commento è la notizia della scuola materna di Fagnano Olona che per esaudire il sogno di un bambino ha organizzato una visita alla base Nato di Solbiate Olona, documentata con foto che ritraggono i piccoli accanto a carri armati. Una scelta che ha scatenato pesanti polemiche da parte dei pacifisti e polarizzato il dibattito in rete.

Professore, secondo lei, era opportuno fare quella gita?
«La questione non è l’opportunità ma, come dicevo, è la misura. Anche io sono stato bambino negli anni Sessanta e a noi davano un goccetto di vino per farci sentire un po’ più grandi. Una cosa evidentemente molto dannosa. Non dimentichiamo che in questo caso stiamo parlando di bambini di cinque anni, soggetti in età evolutiva con componenti neurocognitive completamente diverse da quelle di un adulto. Questa è la base su cui fare un ragionamento che non deve essere ideologico ma tecnico e scientifico».

In che modo allora i bambini imparano a quell’età?
«Imparano attraverso il gioco. Se un bambino ha bisogno di sfogare la sua aggressività lo farà giocando con un dinosauro o un soldatino. Questo gli permette di scaricare a vari livelli. Il loro mondo è basato sul pensiero magico di cui ci ha ampiamente parlato Jean Piaget e confermato dalle neuroscienze. A quell’età la corteccia prefrontale non è ancora stabilizzata e pertanto i bambini non sono in grado di fare dei ragionamenti adulti. È su queste componenti che si gioca l’equivoco di questa vicenda, cioè di presupporre capacità nei bambini che non sono corrispondenti alla loro età, portandoli in un contesto che non è un contesto di gioco ma di realtà. Senza fare processi a nessuno, direi che nel caso della scuola di Fagnano Olona c’è stato un eccesso di realismo».

Che cosa l’ha colpita di più in questa vicenda?
«Fatta salva la buona fede della scuola, certamente l’immagine del bambino con dietro il carro armato, uno strumento che serve per ammazzare. È una foto francamente imbarazzante che rivela il grande equivoco educativo».

Viviamo anche in un momento storico dove la guerra è ritornata nel cuore dell’Europa e in Medio Oriente e scene violente entrano tutti i giorni nelle case attraverso la televisione
«Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, molti giornalisti mi telefonavano chiedendomi che cosa avrebbero dovuto fare gli insegnanti a scuola per spiegare ai bambini quello che stava succedendo. Ebbene, io gli ho suggerito quello che non dovevano dire ai bambini»

Che cosa non si deve dire ai bambini?
«Che la guerra è come quando tu litighi con i tuoi compagni di classe».

Anche perché quella risposta confuterebbe la teoria del conflitto di Daniele Novara…
«Esatto».

 

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 11 Giugno 2024
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