Sei mesi di silenzio e poi una doccia fredda sull’ex Aermacchi
La Sovrintendenza cambia ancora le carte in tavola e Orrigoni per TIGROS Spa interviene: “Ci prendiamo il week end per pensarci, poi vedremo se l’ex Aermacchi a Varese rimarrà un ammasso di macerie o meno”
Sono stati necessari sei mesi per avere una risposta dalla Sovrintendenza sul progetto di riqualificazione dell’area ex Aermacchi. Paolo Orrigoni non era mai intervenuto in modo diretto sulla questione. Nemmeno quando si era visto stravolgere progetti che sembravano ormai approvati in ogni passaggio formale.
Nella serata di giovedì 20 giugno ha pubblicato un post su Facebook commentando quanto sta succedendo. “Dopo anni che non scrivo nulla, oggi faccio una dovuta eccezione. Condivido un pensiero… triste. Lavori anni per cercare di costruire un progetto super interessante e moderno per recuperare un’area degradata della città, volendo realizzare una struttura sportiva UNICA da donare ad un’associazione cittadina, ottieni anche una prima approvazione e quindi inizi a bonificare e demolire e intanto fai domanda per il permesso di costruire… DOPO oltre 6 mesi di assoluto silenzio arriva la risposta: abbiamo scherzato non ci piace quello che volete fare”.
COME STANNO LE COSE SULL’AREA EX AERMACCHI DI VARESE
Al di là di quello che era già successo tre anni fa con la Sovrintendenza che era intervenuta rimettendo in discussione tutto il piano ormai approvato e fermando i lavori, la situazione recentemente si era nuovamente bloccata. L’11 giugno TIGROS S.p.A, dopo sei mesi di silenzio, aveva scritto una lettera di sollecito al Comune di Varese e per conoscenza alla Sovrintendenza chiedendo di poter iniziare a costruire.
“Negli ultimi 6 mesi, – scrivono i rappresentanti dell’azienda – si sono tenuti numerosi incontri nei quali la nostra società si è dimostrata sempre molto collaborativa e attiva nel fornire tutte le richieste di chiarimento che ci sono state sottoposte, e ha avanzato proposte concrete per risolvere tutte le problematiche riscontrate. Ad oggi, siamo ancora in attesa di ricevere risposte sia dal Comune che dalla Soprintendenza, fondamentali per la prosecuzione dello sviluppo del progetto ed il completamento degli elaborati tecnici richiesti. La scrivente società ha già provveduto a bonificare il sito da tutte le componenti contenenti matrici amiantifere, ivi incluse quelle presenti sugli immobili dichiarati di interesse culturale, alla demolizione degli edifici non vincolati (ad eccezione di quelli non ancora liberati dal Comune), nonché alle attività preliminari per la bonifica del suolo. Quanto sopra è stato eseguito in buona fede, dietro specifica richiesta del Comune, al fine di dare pronta attuazione a quanto pattuito, confidando che anche l’iter amministrativo si potesse concludere nei normali tempi tecnici”.
Il 15 novembre scorso, TIGROS S.p.A., aveva stipulato la Convenzione Urbanistica per l’attuazione del Piano Integrato di Intervento con il Comune di Varese, rilasciando fideiussioni per un importo complessivo superiore ai sette milioni di euro. Cifra importante che per la società genera costi importanti mese dopo mese. Nella stessa lettera si indicano altri passaggi. “Sottolineiamo come solo in data 16/05/2024, si sia tenuta la Commissione per li Paesaggio del Comune di Varese, che ha proposto l’accoglimento del progetto”.
LA LETTERA DELLA SOVRINTENDENZA
A seguito della lettera di sollecito di TIGROS è arrivata la doccia fredda. La Sovrintendenza pone subito una questione formale. “Si rammenta che, a norma di legge, i procedimenti di autorizzazione paesaggistica sono condotti dall’Ente locale, ed è quest’ultimo a richiedere alla Soprintendenza il prescritto parere vincolante, avente natura di atto endoprocedimentale”. Una posizione che da una parte lascia al Comune la responsabilità di decidere. Dall’altra però nel proseguo della lettera prende una posizione nel merito dei lavori.
“Nel contempo, – scrive la Sovrintendenza – rispetto ad alcune proposte di intervento presentate in forma ancora non definitiva sui due edifici soggetti a tutela monumentale, nonché ad altri aspetti del progetto che incidono sui due profili di tutela vigenti, monumentale e paesaggistico, si comunicano direttamente a questa Società alcune indicazioni.
1. Il restauro dello Hangar 1914 dovrà avvenire conservando le strutture murarie verticali, incluse quelle longitudinali a telaio, ancorché opportunamente consolidate. Per la scelta della tecnica di consolidamento questo Ufficio è disponibile per un esame preventivo delle soluzioni possibili. Il progetto definitivo per l’intervento di consolidamento, restauro e rifunzionalizzazione dovrà essere sottoposto a questo Ufficio per ottenere autorizzazione ai sensi dell’art. 21 del D.Lgs. 42/2004.
2. Per l’intervento di rifunzionalizzazione dello Hangar 1952 si chiede un’ulteriore riflessione e discussione con questo Ufficio in merito all’opportunità di non realizzare il solaio intermedio. Ciò al fine di rispettare la spazialità interna, che rappresenta uno degli elementi distintivi dell’edificio, e il cui sacrificio non sembra giustificabile da una maggior superficie utile realizzabile, peraltro penalizzata nella qualità e nel comfort di due livelli particolarmente ‟schiacciati”.
Per il consolidamento e irrobustimento delle strutture verticali si propone di studiare soluzioni che aggiungano elementi, evitando l’annegamento di quelli esistenti all’interno di un getto cementizio che li renderebbe invisibili. Si evidenzia in proposito l’esistenza di molti esempi di grandi piscine realizzate con struttura metallica a vista. Si sottolinea infine la necessità di considerare la rilevanza sulla scena urbana della facciata est, raccomandando di studiare un inserimento non invasivo della scala di sicurezza.
3. La facciata est dello Hangar 1952 non potrà essere rivestita a modello dei nuovi edifici.
4. Per il trattamento delle facciate del nuovo complesso sportivo-commerciale si chiede una leggera differenziazione cromatica tra parti storiche e nuove costruzioni.
5. Dovrà essere riproposto il semplice portale trilitico che caratterizzava l’ingresso allo stabilimento sulla Via Sanvito, in asse con il serbatoio dell’acqua.
6. Riguardo all’uso della piazza si auspica la conferma con impegno formale della prospettata
GLI EFFETTI DELLE INDICAZIONI DELLA SOVRINTENDENZA
La Sovrintendenza era già intervenuta in passato bloccando il progetto originario e chiedendo di mantenere parti delle strutture. Ora, a distanza di mesi, va oltre e con il secondo punto indicato toglierebbe 4200 mq di superficie lorda di pavimento su circa 18.000, ovvero tutto il piano sopra la piscina che era dedicato a palestra e padel. Oltretutto, da come si legge nella lettera, al di là della posizione del Comune, su questo punto sarà vincolante il parere della Sovrintendenza. Insomma, si rimette in discussione gran parte del progetto che aveva ormai un iter definito.
Il post di Paolo Orrigoni fa emergere un certo sconforto e la preoccupazione di un epilogo assai rischioso. “Alla fine ce la fanno sempre a farti cambiare idea. Ci prendiamo il week end per pensarci, poi vedremo se l’ex Aermacchi a Varese rimarrà un ammasso di macerie o meno”.
LA POSIZIONE DEL SINDACO DAVIDE GALIMBERTI
Il sindaco sminuisce la gravità della questione ribadendo il fatto che “il comune tiene molto alla riqualificazione dell’area come ha sempre dimostrato nell’adozione ed approvazione del piano e alla realizzazione delle strutture sportive previste. Siamo pronti come abbiamo sempre fatto a trovare le giuste mediazioni nell’interesse della città tra operatore e Sovrintendenza per portare avanti la riqualificazione che oltre al recupero dei fabbricati vincolati ha numerosi aspetti che devono essere considerati e tutelati in particolare quelli ambientali e sociali che hanno rilevanti conseguenze per tutta la zona circostante”.
E ORA CHE SUCCEDE?
Se lo domandano le tante persone che vivono nella zona dell’area. Da anni chiedevano interventi di bonifica. Ora questi grazie all’azione dell’azienda proprietaria ci sono stati, ma il progetto rischia seriamente di fermarsi definitivamente. Anche perché la lettera della Sovrintenza, al di là di quanto affermato dal Sindaco, sembra una vera spada di Damocle su tutto l’intervento di rigenerazione. Lunedì ci sarà un incontro tra il Comune e TIGROS S.pA. e da lì si potrà capire che tipo di sviluppi ci potranno essere.
IL VIDEO DENTRO L’EX AERMACCHI PRIMA DELLE DEMOLIZIONI
TUTTI GLI ARTICOLI SULL’AREA DELL’EX AERMACCHI
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Le sovrintendenze, andrebbero limitate, e di molto, nelle loro interferenze e, nelle assurde tempistiche che si concedono. Spesse volte le loro decisioni, sono meramente ideologiche, (ovvero avulse dalla realtà) se non addirittura politiche.
Oltre alla sacrosanta riforma della giustizia sarebbe auspicabile anche una riforma della sovrintendenza e dei beni culturali.
Possibile che quando qualcuno si mette impegno per cercare si sistemare la ex bella città di Varese arriva sempre il solito burocrate politico o finto sovraintendente a rovinare tutto ? che si vergognino tutti. Varese sta diventando una città invivibele , le strade sono sempre piu’ rovinate e nessuno le sistema i sentieri nel nostro caro parco del campo dei fiori meglio non parlarne. Sono veramente deluso da questa ammistrazione incompetente
Ferdy, hai ragione da vendere, ma questa è la triste verità: SIAMO IN MANO, A TUTTI I LIVELLI (DALL’EUROPA ALL’ULTIMO DEI COMUNI) A BUROCRATICHI INCOMPETENTI, SOLO ARROGANTI, PER LA “DIVISA CHE INDOSSANO”…… che gli frega a loro di mantenere una strada, un sentiero o una pratica, oltre ogni limite temporale, tanto loro lo stipendio lo prendono, sempre e comunque a prescindere.
Povero popolo bue…….