Da dove partirono i controlli sui murales a Gallarate? La “guerra” tra segnalazioni, denunce e minacce di querela
Sul "caso" dei murales contestati come abusivi c'è uno scontro sulla responsabilità dell'avvio dei controlli. Ci fu una segnalazione nel 2022, ma il sindaco Cassani ha anche ipotizzato querele per chi dice che lui ha avuto ha un ruolo "attivo". E intanto si scopre che la questione sarebbe anche in Procura
A un mese e passa dalla notizia della (prevista) cancellazione dei murales in via De Albertis, davanti all’istituto Gadda Rosselli, si è tornati a discuterne con toni accesi. A seguito della cancellazione dei primi murales e soprattutto in merito a un punto: da dove è partita l’iniziativa di verificare e contestare i murales realizzati all’interno di un progetto di cui era partner anche il Comune? C’è stata una volontà politica di “colpire” i murales?
La valutazione dell’iter (che alla fine ha escluso l’ipotesi di sanatoria) è stata fatta dalla Commissione Paesaggio, a cui gli uffici comunali avevano trasmesso – dopo una prima valutazione che aveva richiesto qualche mese – la segnalazione.
La prima segnalazione era partita da un controllo “casuale”, per così dire, sui murales che uno street artist stava realizzando all’inizio della via: il sindaco Cassani lo aveva visto all’opera e aveva chiesto un controllo. «Nel 2022 c’era un ragazzo che stava facendo un murales nella parte verso il Tennis Club» aveva spiegato il primo cittadino due giorni dopo che era scoppiata la polemica (a maggio 2024). Nel 2022 «c’è stato un intervento dei carabinieri su mia segnalazione e il ragazzo è stato identificato, ha mostrato l’autorizzazione da parte del proprietario del muro, l’Aloisianum».
Il 27 ottobre 2022 la Polizia Locale aveva poi fatto un verbale che sarebbe stato trasmesso alla Procura: questo passaggio è stato riferito dal comando al consigliere comunale d’opposizione Massimo Gnocchi, che ha chiesto di vedere il verbale e acui è stato opposto il segreto d’indagine.
I murales “degli animali” realizzati a inizio della via dallo street artist nel 2022Al di là del verbale, la pratica sul muro era stata poi inoltrata successivamente alla Commissione Paesaggio, che ha esaminato l’iter rilevando che non c’era alcuna autorizzazione paesaggistica (necessaria) e che i murales – tutti, quelli dello street artist e quelli realizzati dai ragazzi della scuola – interessavano il muro di cinta di un bene ecclesiastico (l’istituto Aloisianum) tutelato.
L’amministrazione ha sempre negato una scelta politica, rinviando la responsabilità della decisione ai due organi tecnici, la Commissione Paesaggio (comunale, nominata dal sindaco) e la Soprintendenza (statale), come ha ribadito anche martedì scorso dall’assessora alla cultura Claudia Mazzetti.
La realizzazione dei murales del progetto “Filo di perle” nel 2018Secondo le opposizioni invece c’è stata un’intenzione di colpire i murales del 2018, che sono stati realizzati dai ragazzi della scuola dentro a un progetto avviato due anni prima dall’amministrazione di centrosinistra. Nell’ultimo passaggio il consigliere comunale Pignataro (Pd) ha parlato di «sindaco sceriffo e censore»: «Un sindaco che accentra tutto, tutto deve passare dietro il suo insindacabile giudizio, per poi mascherarsi dietro la burocrazia della Commissione Paesaggio».
Alle critiche di Pignataro del Pd sull’avvio delle verifiche che poi hanno portato alla valutazione della Commissione Paesaggio Cassani ha risposto dicendo che «alla prossima sua uscita […] sarò io a querelarlo per diffamazione». Perché? Perché secondo il sindaco il riferimento di Pignataro sarebbe a un’intromissione indebita nelle decisioni dei tecnici: «Se Pignataro ritiene che io o qualsivoglia altro membro della mia amministrazione abbia interferito con la decisione della commissione Paesaggio o della Soprintendenza, vada a denunciarmi in Procura».
Secondo le opposizioni, invece è stato proprio quel primo atto del 2022 (citato anche in un articolo sul Corriere della Sera di ieri) che nei fatti – che ci fosse volontà o meno di colpire il Gadda-Rosselli – avrebbe dato il via alla serie di passaggi che ha portato appunto alla “bocciatura” dei murales.
«Il provvedimento parte da lì, ogni denuncia sarebbe calunniosa. Mi denunci pure: io mi divertirò perché sarà la magistratura a sanzionare» ribatte Pignataro. «Non mi farò intimidire: perché oggi a Gallarate non si può dire la propria ed esprimere un’operazione senza essere minacciato di azioni giudiziarie. Io non ci sto: mi denunci, non mi piego. Dovrebbero farlo tutti i gallaratesi». Se Cassani denunciasse, a questo punto sarebbe il secondo atto a finire in Procura, in questa storia piuttosto ingarbugliata.
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