Piede rotto, una tibia spezzata: attaccate da un capriolo finiscono all’ospedale di Cittiglio

Il fatto a distanza di un giorno nei boschi fra Cocquio Trevisago e Gemonio. La denuncia e la richiesta di risarcimento. Gli esperti spiegano il perché di questo comportamento

Generico 08 Jul 2024

Una passeggiata coi figli, o un giro nei sentieri al pomeriggio per rilassarsi in mezzo alla natura.

Le due donne finite all’ospedale per l’attacco di un capriolo nei sentieri al limite dei boschi fra Cocquio Trevisago e Gemonio stavano facendo solo una breve escursione nel verde, e si sono trovate di fronte ad una situazione a prima vista insolita, e pericolosa: difatti l’esito nefasto dell’incontro ravvicinato con l’animale selvatico è stato per una la rottura di un piede con ferite lacero contuse e penetranti al gluteo e alla coscia, e per un’altra la frattura della tibia. Oltre allo spavento, tutte le conseguenze che un fatto del genere comporta dl punto di vista della mobilità fisica sin ad arrivare alle evidenti conseguenze economiche per l’impossibilità a svolgere qualsivoglia lavoro o attività professionale, con prognosi di mesi.
(nella foto, un frame di un video girato nello stesso punto in cui è avvenuta l’aggressione alle due donne: l’animale ripreso potrebbe essere lo stesso che le ha caricate)

ANTONELLA
Racconta Antonella, 38 anni residente a Gemonio. «Quella sera, a inizio luglio, il 2 per l’esattezza, ero a passeggio nella zona fra via Campo dei Fiori e via delle Sorgenti, proprio fra i confini di Cocquio Trevisago e Gemonio», spiega. «Saranno state le 20.30 circa ed ero coi miei tre figli di sei, 13 e 14 anni quando abbiamo deciso di imboccare un viottolo che costeggia una riserva naturale recintata dove è possibile quasi in ogni ore del giorno ammirare dei cervi in libertà. Fatti pochi metri abbiamo visto un capriolo libero, cioè all’esterno della recinzione, e ha incominciato a caricarci. I bambini, sono riusciti a scappare mentre io che indossavo delle infradito ho incespicato e sono caduta. L’animale mi ha prima colpito al piede con la testa e poi ha continuato a colpirmi con le corna, tanto da provocarmi le ferite al gluteo e alla coscia. A quel punto ho chiamato il 112 dando subito l’allarme e mio figlio di 13 anni ha cercato di soccorrermi allontanando l’animale, rimanendo anche lui ferito». Risultato: ricovero in ospedale a Cititglio, lastre e il responso dei medici: frattura del piede e ferite lacero contuse per la mamma guaribili in 30 giorni; solo ferite per il figlio. Una storia che, però, non finisce qui.

EMANUELA
Il giorno seguente, il 3 luglio, Emanuela, medico dell’ospedale di Cttiglio e gran camminatrice sceglie quel percorso per farsi una passeggiata. «Erano circa le 16.30. Io abito a Gavirate ma conosco benissimo i sentieri che mi portano da casa al mo luogo di lavoro, cioè l’ospedale di Cittiglio. Arrivati all’altezza della riserva un capriolo mi ha attaccata, caricandomi. Sono caduta a terra dopo aver accusato un forte dolore alla gamba. A quel punto ho deciso di spostarmi, quasi strisciando, per qualche decina di centimetri, e l’animale si è fermato». Anche Emanuela ha chiesto aiuto chiamando un amico che l’ha caricata in auto (il viottolo in questione è sterrato, ma è raggiungibile da una strada asfaltata che collega la zona di Gemonio/Cocquio con la frazione di Caldana ndr). In ospedale le lastre non hanno lasciato dubbi: frattura del piatto tibiale, «con prognosi di mesi», spiega la dottoressa attaccata e ferita. Per il momento solo Emanuela ha attivato le pratiche per ottenere un risarcimento dalla Regione, ente dello Stato responsabile per la gestione del patrimonio faunistico. Ha contattato la polizia ittico venatoria e ha steso un verbale al quale ha allegato la refertazione medica. «Ho dovuto contattare un legale per farmi assistere nella pratica. Attendo si conoscere l’esito».

IL PERCHÉ: LA STAGIONE DELL’AMORE
Ma perché un animale mansueto come un capriolo, un ungulato erbivoro e schivo che si spinge a pesare al massimo 35 chili, ha agito in questo modo? Gli esperti non hanno dubbi: si tratta di una reazione tra l’altro neppure rara, legata al periodo degli amori di questa specie. Il maschio si sente minacciato da chi cerca di entrare nel suo territorio, che dunque difende come può da intrusioni di estranei. E questo, il mese di luglio, si trova nel pieno del periodo degli amori di questa specie.

Il medesimo comportamento si può verificare anche per altre specie di ungulati che popolano le nostre valli, come il daino (la cui stagione degli amori coincide di solito col mede si ottobre), e il cervo, che va in amore in settembre. Il comportamento da tenere con questi animali solitamente molto schivi e che fuggono dall’uomo (a meno che non siano addomesticati) è di stare alla larga se paiono mansueti e arrendevoli: si tratta di animali allo stato selvatico. Meglio non avvicinarsi e non cercare di accorciare le distanze.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

Un giornale è come un amico, non sempre sei tu a sceglierlo ma una volta che c’è ti sarà fedele. Ogni giorno leali verso le idee di tutti, sostenete il nostro lavoro.

Pubblicato il 15 Luglio 2024
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.