Sindacati confederali soddisfatti dell’accordo raggiunto sui frontalieri ma restano alcune criticità
i responsabili nazionali di CGIL, CISL e UIL approvano l'intesa raggiunta su fiscalità per i lavoratori dei72 nuovi comuni, su telelavoro e ristorni fiscali. Resta aperta la questione della tassa sulla salute
Martedì 23 luglio presso il Ministero dell’economia e delle finanze sindacati alla presenza del Ministro Giorgetti è stato raggiunto un accordo sui lavoratori frontalieri: «Si tratta di un primo importante passo nella risoluzione delle problematiche aperte successivamente all’approvazione della legge 83/23 sulla tassazione dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera, anche quale esito della mobilitazione dei lavoratori frontalieri dei mesi scorsi» commentano i responsabili nazionali di CGIL Giuseppe Augurusa CISL Marco Contessa e UIL Pancrazio Raimondo.
«L’intesa ha riguardato in primis, sia la tassazione dei lavoratori frontalieri residenti nei nuovi Comuni (72) non ricompresi negli elenchi emessi unilateralmente dai tre Cantoni ai fini della determinazione dei ristorni fiscali, sia della tassazione esclusiva in Svizzera e concorrente in entrambi i paesi (rispettivamente per vecchi e nuovi frontalieri secondo la definizione del trattato internazionale e del memorandum sindacale del 2020 recepiti dalla legge). Prendendo atto dell’indisponibilità dei tre Cantoni di confine ad integrare i propri elenchi, l’intesa per questi lavoratori ha modificato la proposta iniziale del Governo di un DDL emanato nelle scorse settimane, che prevedeva l’introduzione di una tassazione opzionale fissa e uguale per tutti in luogo della tassazione concorrente (applicata ai nuovi frontalieri all’entrata in vigore del nuovo accordo fiscale), con l’applicazione di un’imposizione fiscale equivalente a quella dei vecchi frontalieri. Tale soluzione coglie il risultato di: mantenere invariato il carico fiscale che avrebbero versato in Svizzera (introducendo – a carico dei lavoratori interessati – un versamento di imposta sostitutiva pari al 25% dell’imposta alla fonte pagata in Svizzera), garantire la progressività fiscale come costituzionalmente previsto, tenere conto dei carichi di famiglia nella formazione dell’imponibile determinato secondo le regole svizzere.
L’intesa ha toccato il tema dei ristorni fiscali per i nuovi Comuni entrati nella fascia di confine a seguito delle misurazioni effettuate dal competente Istituto, per i quali la quota del contributo statale (ristorni), avrà efficacia a far data dal 2025 per l’anno fiscale di competenza 2024. Non sono previste quote per gli anni precedenti all’entrata in vigore della legge 83/23».
«Preso atto – proseguono i tre sindacalisti – dell’impossibilità di rinegoziare a breve un nuovo accordo tra Italia e Svizzera come da noi richiesto, che allinei il piano fiscale alla nuova soglia previdenziale stabilita nell’accordo europeo sul telelavoro transfrontaliero cui Italia e Svizzera hanno aderito, l’intesa ha altresì riguardato la stabilizzazione del telelavoro già definita tra gli stati con procedura amichevole i quali possono svolgere fino al 25% della propria attività di lavoro dipendente presso il proprio domicilio nello Stato di residenza senza che ciò comporti la perdita dello status di lavoratore frontaliere. Tale disposizione resterà in vigore fino alla data di entrata in vigore del Protocollo di modifica dell’Accordo».
«L’intesa ha inoltre messo a fuoco il tema delle retribuzioni convenzionali opzionali per i lavoratori frontalieri settimanali. Per quest’ultimi, non ricompresi nell’intesa internazionale sulle nuove regole tra Italia e Svizzera, verificata l’indisponibilità del Governo a riconoscere la nostra richiesta di detrazione della franchigia al pari dei colleghi con rientro giornaliero, abbiamo tuttavia condiviso l’adozione delle retribuzioni convenzionali laddove previste e auspicato l’estensione per tutti i settori non ancora ricompresi. Tale modalità rappresenta un sensibile abbattimento della tassazione per quei lavoratori che non riconosciuti come frontalieri fiscali con tassazione alla fonte, che possono tuttavia dichiarare una congrua retribuzione di vantaggio.
L’intesa, che verosimilmente sarà tradotta in legge attraverso un nuovo DDL e che auspichiamo possa essere recepito con urgenza, rappresenta un primo importante passo per la risoluzione dei tanti fronti aperti, ma ora é necessario andare avanti. Resta infatti aperta la questione della cosiddetta tassa sulla salute per la quale abbiamo espresso e ribadito in sede ministeriale la nostra contrarietà ampiamente motivata negli scorsi mesi, demandata alle regioni Valle D’Aosta, Alto Adige, Piemonte e Lombardia.
Resta ancora inattuata, a dodici mesi della sua approvazione, parte della legge 83/23 in relazione all’adozione della NASPI di vantaggio, alla convocazione del tavolo interministeriale per la definizione di uno Statuto dei lavoratori frontalieri. Resta ancora irrisolta la questione dell’assegno unico universale malgrado la procedura di infrazione in cui la Commissione europea ha posto il nostro paese proprio a seguito di un’iniziativa sindacale. Questioni per le quali invitiamo, ancora una volta, il Ministero del Lavoro a procedere con la dovuta convocazione».
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