Sylva Galli e le artiste del suo tempo
Ancora fino al 8 settembre la Pinacoteca Zuest ospita una mostra tutta al femminile. Dominano l’esposizione le opere dell’artista luganese, morta giovanissima nel 1943. Ma c’è anche molto altro
Se solo avesse avuto il tempo di sbocciare, il talento limpido di Sylva Galli, classe 1919, forse avrebbe trovato la sua luce maggiore nella pittura di paesaggio. Invece un po’ la giovanissima età, un po’ i tempi in cui ha vissuto, che costringevano una giovane donna ad una vita pressoché claustrale, hanno fatto di lei poco prima che morisse, un’ottima pittrice di nature morte e situazioni domestiche. Molte di queste opere sono oggi esposte al piano terreno della Pinacoteca Zuest. La Galli ad ogni modo, pur essendo donna degli inizi del XX secolo, fu molto emancipata, al punto da diventare negli anni Sessanta un simbolo delle lotte femministe di quel tempo.
Dopo il diploma in disegno alla Scuola Arti e Mestieri di Lugano, nel 1936, la giovane artista manifestò infatti uno spirito libero, per i suoi tempi, con la frequenza al Technicum di Friburgo, che le valse l’attestato di docente di disegno. Lo scoppio della guerra dapprima la riportò a Lugano, per poi trasferirla a Zurigo, dove frequentò gli ambienti di artisti come il non molto noto Markus Gising (1909-1997) ed Henry Wabel (1889-1981). Morì purtroppo di malattia, non ancora ventiquattrenne, come detto nel 1943.
Non vanno ad ogni modo dimenticate le altre pittrici di questa esposizione. Al secondo piano della Zuest sono infatti presentate opere di diverse artiste, alcune delle quali di buona famiglia, che ad inizio Novecento dipingevano per puro diletto. Vengono esposte in particolare Adelaide Borsa, Margherita Osswald-Toppi, il cui cognome è riportato secondo l’uso svizzero di posticipare quello da nubile, Regina Conti, Anita Spinelli e Mariangela Rossi. Fra tutte probabilmente spicca, se non altro per la tecnica sopraffina, l’acquerellista su carta Irma Giudici-Russo (1899-1994). Quest’ultima, originaria del Comasco ed in principio autodidatta, fu poi allieva di Innocente Cantinotti a Milano.
Infine va segnalata un’eccezione tutta virile, che è un po’ nascosta ma che è notevole, Antonio Rinaldi: egli è stato il pittore dal cui fondo è originariamente nata la pinacoteca mendrisiotta. Nella sezione permanente, sempre attiva alla Zuest, che in questo momento si trova al primo piano, è possibile vedere diversi dipinti di proprietà cantonale, tra i quali il famoso “Cristo deriso” di Giovanni Sérodine. L’occhio attento però può cadere sul meraviglioso “Ritratto di Angiolino”, un olio su carta di metà Ottocento che ritrae uno dei figli di Antonio Rinaldi sul letto di morte. Il pittore di Tremona (vicino a Mendrisio) aveva una schietta predilezione per la prole maschile. Ebbe anche figlie femmine, ma i ritratti dei suoi bimbi sono struggenti, veramente magnifici.
Pinacoteca cantonale Giovanni Zuest, di fianco alla Chiesa di Rancate di Mendrisio (CH)
Tutte le info al link
Orario estivo: martedì-domenica 14-17 . Chiusure straordinarie il 2 e 16 agosto.
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