Tremila km in mezzi pubblici fino al Mar Nero, il viaggio di Giorgio Vanni attraverso i Balcani
Dopo l'incredibile traversata Sesto Calende-Australia, il nostro lettore pubblica il libro dell'esperienza alla scoperta di un'area d'Europa affascinante, ancora poco conosciuta e su cui ci sono molti pregiudizi
Tremila chilometri di autobus, treni, passaggi in auto, da Milano fino al Mar Nero e ai Istanbul: è il nuovo viaggio portato a termine dal lettore Giorgio Vanni, dopo il racconto fatto alcuni anni fa del viaggio “Overland Italia-Australia”.
Un itinerario affascinante e ricco di storia attraverso i Balcani:nel 2022 e 2023 Giorgio ha attraversato Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Albania, Kosovo, Macedonia del Nord, Bulgaria per approdare infine in Turchia (nella foto di apertura: Mostar, in Erzegovina). Un’avventura che ora diventa anche un libro autoprodotto, come già avvenuto per la spedizione “australe”.
«Il mezzo piu usato è stato quella stradale nella sua declinazione bus, minibus o passaggio in auto (Blabla car)» racconta Giorgio. «Personalmente amo molto il treno ma la nostra rotta non sempre ne consentiva l’utilizzo. I trasporti ferroviari soffrono una carenza cronica di finanziamenti e i servizi sono degradati ma i biglietti sono i piu economici per spostarsi»».
Quali sono le tratte più belle percorse in treno? «Sarajevo-Mostar per la bellezza dei paesaggi. E Sofia-Plovdiv dove ho avuto occasione di incontrare la parte più sfavorita della popolazione bulgara».
Nel lungo viaggio Giorgio cerca sempre il dialogo con gli abitanti gli ha fornito una visione globale della regione, il che gli ha permesso di meglio comprendere la situazione attuale e le prospettive future.
Le città dei Balcani, fino al Mar Nero
Il viaggio ha toccato Lubiana, «la capitale verde dell’Europa, con il suo centro storico», la croata Zagabria, Belgrado in Serbia, «crocevia tra Oriente e Occidente e il Danubio con la sua vita notturna». Sarajevo e Mostar (Bosnia Erzegovina), segnate dalle sofferenze degli anni Novanta ma anche «laboratorio per ricostruire una pacifica convivenza multiculturale».
ZagabriaPoi Dubrovnik, la “Perla dell’Adriatico” con le sue imponenti mura, Tirana in rapido sviluppo caratterizzata da un mix di architettura, Prizren e Pristina in Kosovo, Skopje (Macedonia del Nord) con i suoi monumenti e il vecchio bazar, Sofia (Bulgaria) con un’architettura affascinante, finendo a Istanbul, la magnifica città che unisce due continenti.
IstanbulQual è la città che più l’ha colpita?
«Senza ombra di dubbio Sarajevo. Una “vera cerniera” religiosa, sociale e culturale. Affascinante per come indossa e mostra il peso del suo passato. Pur se delusa dal presente la ho trovata dinamica e piena di speranza per un futuro di pace e prosperità».
Ci sono alcune frontiere che sono relativamente “chiuse”, soprattutto rispetto ai servizi ferroviari. Qual è stato il passaggio di frontiera più complicato?
«No anche in relazione alla mia esperienza globale direi proporio di no, non ho trovato frontiere complicate. Su 11 frontiere 4 erano all’interno UE quindi per noi nessun problema. Per il resto tutto ok pure dal punto di vista burocratico a parte quella tra Montenegro e Albania dove facevano resistenze per accettare la carta d’identità, richiedendo il passaporto; ma probabilmente “ci giocavano”. Ma se penso a quello che mi è successo nell’Overland Italia Australia…»
Balcani, tra luoghi comuni e la prospettiva di pace dell’Europa
Molte persone si accostano ancora ai Balcani con pregiudizi, pensando a Paesi poco sicuri e popolazioni arretrate e prigioniere delle contrapposizione…
«Purtroppo i Balcani sono ancora in gran parte percepiti come una sorta di “buco nero”. Al di fuori delle coste affollate in estate da orde di bagnanti, dalle località come Dubrovnik tappa delle navi da crociera la loro identità, storia e cultura è riservata all’interesse di pochi. Sinteticamente a mio parere molti fattori hanno contribuito a questa percezione: a) il passato pre caduta del muro vedeva Stati come la Albania chiusi all’esterno come oggi la Corea del nord b) la conformazione geografica rende dififcile l’accesso dell’interno partnedo dalle coste, solo la grande pianura della Pannonia costituisce col Danubio un asse di facile accesso c) nei secoli il confronto con l’impero ottomano ha visto nei Balcani e ai suoimargini momenti di grave conflitto e rischio di invasione dell’Europa cristiana , incosciamente è rimasto un senso di diffidenza e di “stare in guardia” perchè non sai cosa puo arrivare. d) le tragfiche guerre degli anni Novanta hanno fatto il resto per presentare la regione come un covo di assassini pericolosi e di zone da trattare a distanza e) oggettivamente alcune aree sono rimaste al margine del progresso degli ultimi due secoli ed è difficile che non vengano viste come arretrate».
«Mi chiedi cosa fare per smentire o diminuire questa percezione? Cosa ho percepito delle tensioni latenti? La risposta per me è l’integrazione nell’UE. Come si sono superate le storiche rivalità sanguinarie tra Francia e Germania cosi l’integrazione europea può inidrizzare la via per una convivenza pacifica e di sviluppo soviale ed economico.Molti sono però gli attori che creano ostacoli a quesot processo ed è evidente che la storia recente ha lasciato strascichi pesanti da dimenticare. Basti pensare che il Kosovo la pace esiste perchè vi è ancora “de facto” un protettorato Europa/NATO e in Bosnia le braci dell’intolleranza non sono spente».
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