Martinenghi tra la festa, il riposo e il futuro: “Continuerò a inseguire i risultati”

L'olimpionico dei 100 rana «Una settimana dopo rivivo ancora quelle emozioni». Coach Pedoja: «Ora un mese e mezzo di stacco. Ma stiamo già pensando ai prossimi obiettivi»

Olimpiadi Nicolò Martinenghi

Dal nostro inviato – Mille abbracci, cinquecento selfie e tanta felicità: Nicolò Martienenghi è rientrato a casa atterrando alle 11 di lunedì 5 agosto a Linate riassaporando, con quel boato arrivato dal foltissimo gruppo di amici che lo stavano aspettando, sensazioni vicine a quelle avvertite nella vasca olimpica di Parigi subito dopo il meraviglioso oro dei 100 rana.

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Il ritorno trionfale dalle Olimpiadi di Nicolò Martinenghi 4 di 15

«Sapevo che sarebbe finita così in qualsiasi caso, sia con la medaglia al collo sia senza – dice “Tete” riferendosi ai cori e agli striscioni portati dagli amici – E con l’oro al collo il momento è ancora più bello. A una settimana di distanza sto ancora rivivendo emozioni che non pensavo di ritrovare dopo questi giorni». Ora è il momento della festa: «Mi aspetto un tour de force, ma quando sono con la gente che mi vuole bene, qualsiasi cosa è gradita. Non so cosa mi faranno fare, ho solo chiesto di non farmi stancare troppo perché siamo partiti alle 5 dal Villaggio Olimpico e sono davvero distrutto».

Conclusa l’avventura olimpica, per Martinenghi ci sarà tempo per un lungo periodo di stacco come spiega, più in basso, coach Marco Pedoja. Ma nella testa c’è già una ventata di futuro: «L’obiettivo che ho è quello di continuare a inseguire i risultati con i più grandi: la cosa che cerco più di tutte è la longevità da atleta, sarebbe bello raggiungere risultati per tanti anni come hanno fatto Nadal o Valentino Rossi». E infine: «In finale non ero favorito, ero un po’ defilato in corsia 7 e forse non credevo del tutto nel risultato, ma è stato bellissimo dare una gioia a chi ci ha sempre creduto».

Tra “chi ci ha sempre creduto” c’è l’allenatore storico di Martinenghi, Marco Pedoja, rientrato da Parigi insieme a Tete. «Lo sentivo: era nettamente il più forte in acqua. Peaty è stato un fenomeno ma è agli sgoccioli, tedeschi e olandesi li ha sempre battuti, Qin non era al livello di due anni fa. Il più temibile era Fink, l’americano, che infatti è arrivato secondo insieme a Peaty. E poi, quando uno si tinge d’oro i capelli prima di partire, non lo fa certo per una pagliacciata. Me lo chiese prima di farlo e gli ho detto “vai”».

Come dicevamo, l’attività agonistica dell’olimpionico di Azzate ora si ferma per un periodo di stop per ricaricare le batterie. Spiega ancora Pedoja: «Penso che ci prenderemo un mese e mezzo di riposo totale, perché dobbiamo staccare non da un anno ma da tre stagioni consecutive. La voglia di ricominciare c’è sempre ma è pericoloso farlo troppo presto, c’è il rischio di scaricarsi a metà stagione. Tete d’altra parte ha vinto tutto: bisogna trovare la chiave, il nuovo obiettivo da raggiungere. Abbiamo in mente qualcosa che lui ha nel mirino ma prima, come minimo dobbiamo fermarci per un mese. E poi si ritornerà a correre». Ma con un oro pesantissimo al collo.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Agosto 2024
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