“Cara New York, tu mi hai cambiata”
Un reportage di Nadia Pieri, studentessa dell’Università dell’Insubria che per tre mesi ha fatto un tirocinio all’Istituto Italiano di Cultura di New York. “Come può un luogo diventare casa in così poco tempo?”
Cara New York,
sono su un FlixBus che dopo tre giorni in Virginia mi sta riportando da te e non vedo l’ora di rivederti. Come spesso è accaduto in questi tre mesi, ogni volta che mi allontano dai tuoi grattacieli un mix di nostalgia e malinconia mi assale. E credo che questa sarà la sensazione che mi accompagnerà per molto tempo.
La mia ultima settimana qui sta per cominciare e se ripenso alla Nadia di tre mesi fa che, dopo un volo di otto ore, è stata catapultata in una realtà completamente differente da quella a cui era stata abituata per 24 anni, quasi non ci credo.
Come può un luogo diventare casa in così poco tempo? Ma soprattutto: è possibile innamorarsi di una città? Alla prima domanda non so rispondere, ma alla seconda sì: è possibile. Perché è esattamente quello che è successo a me.
Cara New York, tu mi hai cambiata. In questi mesi mi hai regalato quel senso di libertà e di indipendenza che da tempo cercavo, mi hai fatto scoprire una forza che non credevo di avere, mi hai spinta a mettermi in discussione, a superare i miei limiti e le mie paure, ma soprattutto mi hai insegnato che posso farcela anche da sola. Mi mancherà tutto di te. Mi mancherà svegliarmi la mattina con quell’energia che non avevo mai sentito in corpo, mi mancherà percorrere l’Astoria Boulevard che è ormai diventata il mio porto sicuro, mi mancheranno le pause pranzo a Central Park, mi mancherà camminare per Times Square con la consapevolezza di essere al centro del mondo, mi mancherà macinare chilometri e chilometri a piedi per le tue vie, mi mancheranno i grattacieli illuminati la notte, ma soprattutto mi mancherà vedere l’Empire ogni volta che alzo lo sguardo al cielo, quasi a ricordarmi il privilegio di trovarmi nella città “dove tutto è possibile”.
Questi tre mesi sono volati così velocemente che a volte fatico a realizzare di averli davvero vissuti. È come se la mia vita fosse stata momentaneamente messa in pausa e si fosse trattato solo di un sogno. Poi però ripenso a tutto quello che è stato, alle nuove esperienze vissute, ai legami che sono riuscita a costruire, ai ricordi che ho collezionato e mi rendo conto che è successo davvero.
Per tre mesi ho vissuto nella mia città dei sogni, quella che sin da bambina ho visto nei film e che ho sempre voluto visitare. “Forse un giorno” mi sono sempre ripetuta, ma non pensavo che “quel giorno” sarebbe arrivato tanto presto e in modo così inaspettato.
Dicono che “se una città ti attrae così tanto è perché il tuo destino è scritta lì”. E forse, cara New York, è proprio così: questo è stato solo l’inizio di una lunga storia d’amore.
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