Willie Cauley-Stein: “Ho rischiato la morte per il Fentanyl: ho chiesto aiuto appena in tempo”

L'ex giocatore della Openjobmetis ha rivelato in una intervista il suo periodo buio legato all'abuso di un farmaco di contrabbando. «Ho schivato un proiettile. Il programma antidroga NBA è stato un sollievo»

Openjobmetis Varese - Givova Scafati 94-93

Dodici mesi fa, di questi tempi, il nome di Willie Cauley-Stein era sulla bocca di tutti i tifosi della Pallacanestro Varese che riponevano grandi speranze per la stagione nel pivot, già capace di lasciare il segno per anni al college e in NBA. Speranze e sogni riposti nel cassetto nel giro di pochi mesi, perché l’ex Sacramento si rivelò inadatto ai ritmi della Serie A e venne tagliato dalla Openjobmetis per un meno famoso ma più concreto Skylar Spencer, ponendo così fine a una breve e dimenticabile avventura al di qua dell’Atlantico.

Il “Dr. Trill” visto a Varese però, sia a livello di impatto sia a livello fisico, era sembrato un lontano parente del centro protagonista con i Kings. Oggi però è necessaria una rilettura di quanto accaduto in biancorosso alla luce di una intervista concessa dallo stesso Cauley-Stein al New York Times e riportata anche su The Athletic. Una chiacchierata in cui il giocatore ha rivelato per la prima volta un abuso di sostanze che lo ha portato in una clinica di riabilitazione dove, a fatica e appena in tempo, si è di fatto salvato da un baratro ancora peggiore.

Cauley-Stein ha parlato a margine di “The Tournament”, un torneo estivo molto famoso negli USA che lo ha visto protagonista in campo nelle fila del team “La Familia” formato da ex studenti di Kentucky (tra cui l’altra meteora varesina James Young). Un’occasione in cui il pivot è tornato a farsi notare in campo con ottime statistiche personali, per quanto sia difficile da confrontare con il basket “vero”. «Avrei potuto facilmente morire, ho davvero “schivato un proiettile” ma ho chiesto aiuto prima che fosse troppo tardi e sono migliorato» ha detto al giornalista Kyle Tucker. Il “proiettile” è anche nel suo caso il famigerato Fentanyl contenuto – pare all’insaputa di Cauley-Stein – in pastiglie di Percocet di contrabbando.

Il pivot ha iniziato ad assumere il Percocet come antidolorifico in seguito anche a una serie di problemi personali (una sparatoria che ha coinvolto due amici, uccisi nella circostanza; la prima gravidanza della moglie; il tumore osseo riscontrato alla amatissima nonna…) e in seguito è stato ricoverato in una clinica specializzata in riabilitazione dove è rimasto per 65 giorni. L’ingresso avvenne poco dopo la morte della nonna che lo ha scosso: «Mi è mancato davvero dire addio a mia nonna – dice Cauley-Stein nell’intervista – Avrei potuto starle più vicino, chiamarla di più, fare così tante cose solo per stare con lei e ho fatto esattamente l’opposto. Sono stato un codardo. Ogni volta che le parlavo, sembrava diversa, sembrava peggio, e non volevo vederla in quello stato».

Willie Cauley-Stein arriva a Malpensa
Willie Cauley-Stein al suo arrivo a Malpensa

L’ulteriore problema era sul campo, perché nel frattempo Cauley-Stein aveva lasciato Sacramento ed era agli sgoccioli della sua carriera NBA girovagando tra Golden State, Dallas e Philadelphia: «Ho capito dove stavo andando. Non mi piaceva chi vedevo allo specchio e avrei dovuto continuare a drogarmi per giocare. Ho detto al mio agente: “Devo farmi aiutare”; appena mi sono iscritto al programma antidroga della NBA e ho raccontato tutto, è stato un sollievo. Sono stato travolto da questa sensazione, non mi sono mai sentito così bene, come se mia nonna mi stesse prendendo in braccio e mi stesse dando un abbraccio fortissimo».

La famiglia è stata determinante nel percorso effettuato da Cauley-Stein così come l’amato golf che ha conosciuto proprio durante il periodo di riabilitazione nel piccolo campo compreso nel perimetro della sua clinica. Quando si presentò a Varese, in conferenza stampa, utilizzò per il golf il termine addicted, dipendente. Ed è bello pensare che questo genere di assuefazione sia lontano anni luce da quello che gli ha tarpato le ali.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Agosto 2024
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